FILM
Toy Story 3, anche i bimbi grandi piangono
A quindici anni dalla prima animazione Pixar, il terzo capolavoro chiude la serie. Nel frattempo la tecnologia ha fatto passi da gigante, ma dietro i colori sfavillanti che fanno fare "oooh" ai più piccoli, c'è una nota struggente in grado di commuovere soprattutto gli adulti
di
Andrea B. Previtera
Io questi “film per bambini” davvero non posso più recensirli. Sempre meno si tratta di materiale destinato ai più piccoli, sempre più di produzioni per adulti modulate sulle forme d’onda dell’infanzia: una modalità semplice e potente per veicolare quella prospettiva, quei colori, quei valori perduti da noi “grandi”. Toy Story 3 è tutto questo ed altro ancora, con in più la forza del budget, del nome, e della coscienza di trovarci di fronte alla conclusione di una trilogia quindicennale, al gran saluto con fazzolettino. Io questi “film per bambini” davvero non posso più recensirli, lo faccia qualcun altro perchè ho pianto più o meno dal pre-inizio alla post-fine, con grande fastidio degli astanti perimetrali.
Già, il pre-inizio. Perchè innanzitutto questa è una produzione Pixar, o – se vogliamo – LA produzione Pixar. Ci ha presi per mano in mezzo alle sequenze di disegni di casa Disney nel 1995 e trascinati nell’era del 3d con ampi “oooh” che avessimo in mano un lecca lecca o una birra. E Pixar vuol dire anche cortometraggio iniziale, un momento di sperimentazione e decompressione che accompagna ogni nuova pellicola. Quello allegato a Toy Story 3, intitolato Quando il giorno incontra la notte prende quattro soli a parte. Non voglio dirvi nulla a riguardo, se non di preparare i fazzoletti e un braccio-guancia per l’eventuale compagna di visione. Un capolavoro ineffabile di creatività, originalità, sentimento, tecnica e poi di nuovo originalità, sì – due volte – beh?
Dunque. Toy Story 3. Toy Story 3 ci riporta ancora una volta alla cameretta in cui vivono il cowboy Woody, l’astronauta Buzz, e tutta la variopinta combriccola degli altri giocattoli del piccolo Andy. Il punto è che Andy non è più poi così piccolo: per noi sono passati quindici anni dagli eventi del primo Toy Story, forse per lui qualcuno di meno, ma tant’è – è il tempo del college e degli addii. Delle soffitte, della spazzatura, del riciclo, tutti destini incrociati e forieri di avventure varie per Woody & C.
Ma l’avventura in sé e per sé, qui, sembra farsi più che altro intelaiatura per tutto quanto mi ha fatto invece singhiozzare sommesso per centoquattro minuti, o “figura da guardare” per quei famosi “più piccoli” cui in teoria il film sarebbe destinato. Tra le righe, assolutamente colorate, sfavillanti – non sia mai – c’è qualcosa di forte e struggente, appena amaro, che racconta forse la maturazione delle molte mani e dei molti cuori dietro le ingenuità di quella prima rivoluzione del '95. Abbandono, maturazione, ritorno, reinvenzione di una vita, di una propria significanza.
E’ quasi un cavallo di Troia, e vorrei perdermi in un deliquio vagheggiante sulla necessità duemillenaria di inoculare riflessioni fondamentali sul senso delle cose all’interno di soluzioni zuccherine e brillanti come questo Toy Story 3. Ma ci tengo alle gambe, e al posto in redazione. Per cui piuttosto, una parola anche sulla realizzazione tecnica. Si potrebbe opinare che ormai la computer graphic abbia rotto il limite percettivo, che discernere tra reale e renderizzato sia ormai piuttosto difficile, e che non esista più una sfida tecnologica. Si potrebbe, no? Ed è vero, è proprio così: la sfida tecnologica è arrivata al triplice fischio. Resta invece quella del buon gusto e Toy Story 3 è semplicemente impeccabile. Animazione mai inutilmente frenetica, niente virtuosismi gratuiti, toni sempre in equilibrio delizioso tra il realistico e il fiabesco.
Allora, ecco, andate e tornate ancora una volta alla cameretta con i segni di matita sulla porta. Andate per il cortometraggio d’apertura, per l’eccezionale umorismo “adulto” introdotto con la concessione Mattel dell’uso di Barbie & Ken, andate per indicare almeno un giocattolo, dire “io quello ce l’avevo!” e farvi sssssshare dal vicino, poi tornate - e fatemi sapere se effettivamente qualcosa c’è, lì sotto, o devo andarmi a far revisionare i dotti lacrimali.
Tags:
Andrea B. Previtera, animazione, astronauta Buzz, barbie, cowboy Woody, film per bambini, ken, Lee Unkrich, pixar, Toy Story, toy story 3,
13 Luglio 2010
Oggetto recensito:
Toy Story 3, di Lee Unkrich, USA 2010, 104 m.
giudizio:
Commenti
Che pianto che mi sono fatto
Che pianto che mi sono fatto insieme alla "compagna di visione", e i bambini a fianco che non facevano una piega, perchè non erano nati nel 95/96 quando noi consumavamo la cassetta di quel primo grande toy story, perchè loro i giochi non li hanno ancora lasciati.. Recensione azzeccata in pieno.
Grazie Lorenzo Elle, del
Grazie Lorenzo Elle, del commento, e del conforto: siamo già a tre piagnucoloni, avanti c'è posto!
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