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Filosofia della violenza

Dal terrorismo allo Stato di polizia: una raccolta di scritti per ragionare a freddo su un argomento caldo. Vari autori (tra cui Slavoj Žižek) e vari approcci: dal saggio politologico alla riflessione sul film A history of violence


di Roberto Basso


È più facile parlare di violenza in assenza di violenza. Il parlarne in astratto, collocandola tra i meccanismi della storia come un lubrificante, la priva del potere emozionale che sempre scatena “la violenza fisica, umana, che produce terribili effetti sul corpo umano”, lo stesso potere capace di muovere alla pietas Sabina Guzzanti davanti al viso ferito del capo, restituito inaspettatamente a una umanità dolorosa.
Pure nel vuoto artificiosamente emozionale dell’astrazione, l’esercizio della riflessione sulla violenza è una necessità. Uno sporco lavoro intellettuale che qualcuno dovrà pur fare e alla bisogna si presta volentieri il Collettivo 33 con uno dei “quaderni dell’espressione”, collana pubblicata da Cronopio, dedicato alla riflessione Sulla violenza.
 

Parlare di approccio interdisciplinare per questo volume farebbe torto al suono collettivo e rumorosamente eterogeno che ne emerge e che probabilmente è più vicino allo spirito del Collettivo 33, il quale ha già manifestato in passato la propensione a collettare voci disparate intorno a un tema scabroso (la guerra, per esempio). E così in questa raccolta di saggi si trovano firme frequentate in altre operazioni editoriali dei curatori, come Alain Badiou, Jean-Luc Nancy e Bruno Moroncini.
La filosofia della politica è il perno imprescindibile di questo ragionare sulla violenza (“Non si dimentichi che il suo compito non sta nel proporre soluzioni ma nel riformulare il problema stesso, liberandolo dalla struttura ideologica in cui si era percepito fino a quel momento”, scrive con lucidità visionaria Slavoj Žižek), ma vi si affiancano prospettive molto peculiari, come la riflessione di Arturo Martone su A History of Violence del cineasta canadese David Cronenberg o quella di Peter Brooks sui meccanismi psicoanalitici e microsociali messi in scena dalle confessioni letterarie che compaiono nei Fratelli Karamazov o ne Il Rosso e Nero.
 

Altri passaggi di impostazione storiografica, come il saggio di Maurizio Zanardi sull’espansione dello stato di polizia, hanno il sapore stantio di un revisionismo non richiesto eppure il merito di impedire il seppellimento definitivo del sospetto che esista una violenza “del sistema” che non esplode nella carne (se non in quella silente delle vittime della povertà assoluta) ma si può intravedere nello spirito delle relazioni umane. La violenza sarebbe connaturata al potere, non solo nel suo esercizio ma ontologicamente. Quel lubrificante che pur non essendo il motore della storia lo aiuta a girare a gran velocità tra gli strepiti di chi ne viene preso accidentalmente dagli ingranaggi.



Tags: a history of violence, collettivo 33, cronenberg, cronopio, filosofia della politica, fratelli karamazov, il rosso e il nero, Roberto Basso, sabina guzzanti, stato di polizia, terrorismo, violenza, zizek,
18 Dicembre 2009

Oggetto recensito:

Autori vari, Sulla violenza, Cronopio, euro 17,50

Indice:
Collettivo 33, Premessa ai quaderni
Jean-Luc Nancy, Violenta politica
Maurizio Zanardi, L’espansione della polizia
Valerio Romitelli, Per un altro bilancio del cosiddetto secolo della violenza
Slavoj Žižek, L’impasse fondamentalista
Slavoj Žižek, Il risentimento terroristico
Bruno Moroncini, Vita e violenza. Karl Kerényi e il ritorno di Dioniso
Terry Eagleton, Tragedia e modernità
Peter Brooks, Le confessioni di Mitja
Eleonora de Conciliis, Sotto l’erpice di vetro. Kafka e il senso della violenza
Romano Gasparotti, Arte e violenza nel contemporaneo. Forza, sangue versato, “doppi mostruosi”
Arturo Martone, David Cronenberg. A History of Violence (2005)

giudizio:



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