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LIBRI

Ogni filosofo al suo posto

Elmar Holenstein, autore dell'Atlante della Filosofia, ci insegna come rileggere la storia del pensiero utilizzando bussole e cartine geografiche


di Federico Capitoni


Chiariamoci fin da subito: questo è un libro difficile. Di lettura difficile. È difficile leggerlo perché ci costringe a cambiare occhiali. Siamo abituati, quando leggiamo la filosofia, a percorsi di tipo storico, che si svolgono nel tempo: da x a y. Bene, stavolta abbiamo a che fare con lo spazio, con coordinate geografiche ove i luoghi contano più delle epoche: tra x e y.
 
Questo Atlante di filosofia, scritto da Elmar Holenstein, distribuisce pensieri e pensatori nel mondo; li rimette tutti al loro posto, spiegandoci perché il loro luogo geografico conti tanto quanto il loro tempo storico. C’è una filosofia per ogni cosa, compresa la geografia; esiste una geografia di tutto, e certo ce ne sarà una per la filosofia.
Innanzitutto il libro di Holenstein ci aiuta a scollarci dall’Occidente (abituati come siamo a pensare che la filosofia sia praticamente tutta lì) e a prendere in considerazione la nascita e lo sviluppo del pensiero nella loro dimensione globale. Poi ci presenta una teoria, invero non nuovissima ma comunque stracondivisibile, secondo la quale il primo nucleo del pensiero filosofico non sarebbe germogliato in Grecia bensì in Africa. Da lì avrebbe compiuto un percorso assolutamente non lineare, che si è sviluppato a raggiera (e dunque non è universalmente valida la credenza hegeliana di uno sviluppo regolare che va da Oriente a Occidente) per trovare apice e forza in Europa. 
 
In nessuna pagina invece è spiegato il perché di questi sviluppi in una zona anziché in un’altra; cioè perché Grecia e Germania, per esempio, si sono dimostrate più incisive nella storia del pensiero. Ma, a essere sinceri, questo non sarebbe il compito del testo. Quella qui esposta è una ipo-tesi, nel senso di una tesi debole, che fa leva appena su un dato da molti oggi riconosciuto: e cioè che la specie umana sia nata in Africa… E quindi in quale altro luogo sarebbe dovuto nascere il pensiero? 
Holenstein si limita a spiegare e illustrare, non tenta insegnamenti dogmatici o stravolgimenti del pensiero. La novità sta tutta nell’approccio policentrico, possibile grazie a quello sguardo d’insieme che un planisfero ci permette e una cronologia no. Tra le cose interessanti c’è un’ipotetica carta del futuro da leggere in modo verticale, nella quale si pone il nuovo ombelico del mondo in mezzo all’oceano, l’Africa torna a essere alla base di un albero genealogico e Oriente e Occidente si scambiano di posto. 
 
L’Atlante - fatto di poche parole, molte carte a colori e un accurato indice dei nomi che occupa metà del libro - è uno strumento utile a cambiare il nostro punto di vista: “la sua aspirazione è quella di essere un progetto pilota”, riconosce onestamente l’autore. Il pregio è quello di non fare inutili classifiche dei pensatori, anzi di livellarli tutti – poiché il criterio è la località – e di ripescare – proprio in virtù della località– nomi a molti di noi sconosciuti in quanto non occidentali.
D’altro canto, il paradigma spaziale su cui fa leva il libro è solo illusoriamente l’unico: in realtà si procede (e non si potrebbe farne a meno) anche secondo una prospettiva storica, evidente segno che spazio e tempo davvero non li si può scindere. Per questo la lettura e la comprensione d’insieme restano complesse, e la decisione riguardo a quali occhiali da inforcare per vederci chiaro ricadrà necessariamente sulle lenti bifocali.



Tags: Atlante della filosofia, Einaudi, Elmar Holenstein, Federico Capitoni, filosofia, geografia, occidente, oriente, pensiero, storia,
08 Aprile 2010

Oggetto recensito:

Elmar Holenstein, Atlante di Filosofia, Einaudi 2009, p. 326, Euro 65

giudizio:



6.03
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