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MUSICA

Note di Natale

Da Bing Crosby e Sinatra (che ci mandano un duetto dall'aldilà) al cantante dei Sigur Ròs, passando per il classico folk inglese. I regali musicali per le feste si dividono in tre categorie: le carole dei big che le moribonde case discografiche tentano di imporre; i pezzi che alcuni gruppi fanno generosamente scaricare gratis; infine i nostri consigli, per sfuggire alla retorica senza abbandonare l'allegria, e il piacere dell'ascolto


di Simone Dotto

(Illustrazione di Daniela Tieni)


1. Il pensiero che costa
Secondo il calendario alla rovescia del mercato discografico, Natale è il giorno in cui si festeggia il miracolo della Resurrezione. Ogni anno cantanti, musicisti o interi cataloghi che credevi sepolti in un anfratto di qualche casa di produzione tornano a farsi vivi con una puntualità che ha effettivamente del miracoloso. Molti applicano la tecnica dello gnorri, fingono di scordarsi la data e intanto ti piazzano lì l’antologia e il best of di rito. Altri invece, più devoti o solo più smaliziati, si vestono a festa: come Annie Lennox, che, con la scusa che il 25 dicembre è anche il suo compleanno, mica solo di quello là, ci propone A Christmas Cornucopia. Neanche a dirlo, una raccolta di canti natalizi in odor di beneficenza che la voce degli Eurythmics interpreta con l’African Childern Choir.
 
copertina--i-regali.jpgSullo stesso copione si collezionano conferme e qualche nome inaspettato: Mariah Carey è una fedele praticante delle ricorrenze religiose come di quelle commerciali, e per celebrarle entrambe ha rispolverato il tubino da babba natala e intonato la solita manciata di canti tradizionali, appena più speziata (Merry Christmas II you). Ma le festività sono anche un’occasione di riconciliazione per chi, come Antonella Ruggiero, dagli scaffali dei megastore ha latitato a lungo. Impegnata a sperimentare con il teatro e i compositori contemporanei prima, e ad esplorare la tradizione ladina poi, in Regali di Natale espia tutti i peccati commessi fuor di classifica: un’altra compilazione di melodie a tema (un po’ più ricercate, queste) accompagnata da un booklet che raffigura “i giocattoli ricevuti in dono di Antonella”...
 
Per ultimi ci sono i redivivi autentici, quelli che tornano a farsi un giretto sulla terra giusto in un certo periodo all’anno. Questo periodo. E per un Michael Jackson puntuale all’appuntamento con il suo primo Natale da trapassato, c’è tutta una risma di cari estinti che da trent’anni a questa parte spediscono regolarmente le loro cartoline dall’aldilà. Dopo chissà quante pubblicazioni commemorative, scommetteresti che gli archivi sotto il nome di Bing Crosby e Frank Sinatra si siano bell’e prosciugati. Ma è proprio qui che ai dirigenti della Delta è scattata la scintilla: anziché un altro disco di Natale di Sinatra o un disco di Natale di Crosby, ma un disco di Natale di Crosby e Sinatra. Un paio di duetti e il resto della scaletta a canzoni alterne, le stesse di sempre.
 
A che tipo di clientela mira un’offerta discografica come questa? Alla solita, quella dei compratori una tantum, sperando che tanta abbondanza attiri il buon cuore di chi va a fare shopping anziché le orecchie dell’ascoltatore di musica. Come una vecchia zia che non conosce più i tuoi gusti e a tutti i cenoni ti rifila la solita strenna: la logica del mercato del disco sta tutta qui, nei cappellini rossi che spuntano da ogni copertina del reparto Idee regalo. Fatevelo davvero il regalo e uscite fuori dal negozio.
 
2. A caval donato
Che poi, a voler fare i pignoli, il regalo uno mica lo dovrebbe pagare. Hanno una bella forza questi signori a presentare la strenna al pubblico con il cartellino del prezzo ancora attaccato: a maggior ragione oggi, che la musica è diventata “leggera” e spedirsela per farsi gli auguri non costa più nulla. 
 
download.JPGSono già tanti i gruppi che ogni anno impacchettano qualche incisione omaggio per metterla a disposizione dei fan dal proprio sito, mentre è più raro che nomi diversi si uniscano per un presente in comune: The Christmas Gig, invece, raccoglie quattordici sconosciuti più o meno illustri dalla scena più o meno alternativa per un album che esiste soltanto on-line, ascoltabile e scaricabile dal portale target.com (cliccare qui).
 
Nessun capolavoro in vista, anzi, siamo su un poppettino all’acqua di rose, con una scaletta divisa in percentuali uguali di gradevolezza, pacchianeria (la terribile Electronic Santa dei Blazer Forze) e curiosità (tanto per capire quanto la postmodernità abbia abbattuto tutti i confini, c’è il duo hip-hop californiano dei Blackalicious che campiona addirittura Azzurro del nostro Celentano). E’ comunque una valida - e conveniente- alternativa alle compilation hit-mania che le radio mettono in commercio ogni anno, anche se, temiamo, difficilmente le canzoni e gli interpreti in lista sopravviveranno al panettone.
 
3. Il regalo fai-da-te
Tra i fenomeni legati a doppio filo all’offerta di musica in rete è la scomparsa del “fuori catalogo”. Qualsiasi cosa sia stata pubblicata durante l’anno è rintracciabile: con i soliti software al limite della legalità o con una semplice spesa fatta dal computer di casa. E allora se le cose stanno così, chi l’ha detto che il nostro disco di Natale debba uscire proprio a Natale? Farsi un regalo per le feste può anche voler dire concedersi quel che, per questioni di tempo o di portafoglio, ci si è perso strada facendo.
 
Jonsi-go-cover.jpgCome il disco di Jonsi, Go,che trovava pubblicazione già in marzo: senz’altro una svista editoriale, giacché le melodie del cantante dei Sigur Ròs stanno decisamente meglio qui, fra il camino e l’abete, a disegnare quei paesaggi sonori dilatati che rimandano alla sua Islanda. Alla Parlophone se ne sono accorti e hanno deciso di rimediare, licenziando proprio questo mese Go live, che rispetto alla versione in studio aggiunge gli applausi del pubblico di Bruxelles alla prima data del tour e un video girato quello stesso giorno (entrambi ordinabili esclusivamente da qui).
 
L’altro ascolto primaverile da riscoprire durante settimana bianca è Attento a me stesso, opera solista di Alessandro Fiori che per il resto del suo tempo dipinge, suona il violino, scrive poesie e canta nei Mariposa (“il primo gruppo di musica componibile”). Fiori è un folletto stralunato e il motivo per cui ha un senso riascoltarlo sotto Natale è che quelle che canta, stando alla definizione di uno dei suoi titoli, sono “fiabe contemporanee”: filastrocche così realistiche da sembrare surreali, ha detto qualcuno. Partono naif e all’improvviso diventano crude, quasi feroci. Tenere e violente insieme, come le migliori favole per bambini.
 
Dalle musiche da grande freddo uscite in tempi troppo caldi, passiamo ad un caso che ha seguito l’itinerario opposto. L’inverno è calato anche sul governo Obama, forse prima di quanto ci si aspettasse, ma i tempi in cui si preparavano queste registrazionierano ancora tutti un fiorire di speranze. In quell’atmosfera calorosa e carica di aspettative il soul singer John Legend e i campioni dell’hip hop “suonato”, i Roots, univano le forze per reinterpretare gli inni politici centrali nella storia della black music. Wake Up nasce per suonare la “sveglia” al popolo nero e ricordargli le tappe più entusiasmanti nella sua marcia per i diritti. Non fate caso al duetto un po’ patinato con Melanie Fiona, scelto come singolo di lancio a mo’ di specchietto per le allodole: in realtà si tratta di un lavoro appassionatamente filologico, un disco soul che si può cantare ad alta voce senza doversi sentire in imbarazzo, una volta tanto.
 
bellowhead.jpgTradizione per tradizione, entriamo nel terreno minato del folk anglosassone. Il luogo comune secondo cui la musica popolare di quelle parti “fa tanto Natale” può essere una buona ragione per guardare ai prodotti del genere con un po’ sospetto, ma non è una scusa sufficiente a negarsi un bel disco. Tantomeno quando viene da un complesso che varrebbe la pena di veder crescere in diretta: i primi due lp dei Bellowhead hanno risvegliato gli interessi della critica di settore (vedi Songlines), e questo terzo Hedonism riconferma. E’ un’orchestrina a undici elementi dove non si disdegnano né i momenti danzerecci nè qualche accento più teatrale (in scaletta c’è anche Amsterdam di Jacques Brel): dalla loro gli inglesi hanno un senso dell’equilibrio perfetto, che li ferma sempre a un passo dal precipitare in caciara.
 
La stessa qualità distingue Jason Edwards dagli innumerevoli pretendenti al trono del songwriting americano: il suo Doldrums è approdato un po’ ovunque nell’indifferenza generale ed è un peccato. Perché pochi alla sua età riescono a tenere - per l’appunto – “in equilibrio” la complessità strumentali della jazz song, le pose da bel tenebroso à la Tom Waits e una erre moscia da chansonnier (il nostro è stabile in Francia) con la stessa credibilità. Purtroppo non giovano alla sua causa una distribuzione tardiva e – udite udite –le scarse tracce lasciate anche in giro per il web. Non c’è niente da fare, quando ci si invaghisce di un tipo difficile come questo bisogna seguirlo e conquistarselo: anche a rischio di dover rientrare in un negozio di dischi in pieno periodo natalizio.


Tags: babbo natale, christmas carols, compilation, dischi, dono, renne, Simone Dotto,
23 Dicembre 2011

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8.01
Media: 8 (3 voti)

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