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ATTUALITA'

Il nome della cosa

Il premier non pronuncia la parola "crisi" per salvare il paese dalla recessione. Le Usl sono diventate "Aziende" e i presidi si chiamano "dirigenti": così sanità e scuola sono molto più efficienti. In questi casi, ma sono solo alcuni esempi, per cambiare la realtà si cambiano le denominazioni. Certo, è soltanto un trucco. Ma quasi sempre ci caschiamo


di Peppino Ortoleva

René Magritte, Questo non è una pipa


Pensare di cambiare le cose modificando i nomi è una delle forme più caratteristiche (lo diceva tra gli altri anche Freud) di pensiero magico, e trova le sue radici in una delle più belle e insieme delle più illusorie esperienze infantili, quella appunto di imparare a “comandare” gli  oggetti con l'atto stesso del nominarli. E' anche per questo che alcune figure di truffatori, capaci di incantare i gruppi di astanti a una fiera o qualche volta interi popoli, hanno tra i loro trucchi preferiti proprio la continua rimodulazione di termini e significati. La cosa curiosa è che spesso questo trucco lo operano “a vista”: che dichiarano apertamente il loro gioco, contando sulla nostra appassionata complicità, sulla nostra stessa speranza che, con l'aiuto della loro bravura e della loro sfacciataggine, il pensiero magico per una volta funzioni. Li vediamo così procedere come il famoso monaco che risolse la contraddizione tra l'obbligo di non mangiare carne e il suo prepotente desiderio con il ribattezzare “pesce” l'oggetto, di origine bovina o avicola, delle sue brame.
 

“Ego te baptizo piscem”. I casi che si possono citare sono tanti e non hanno necessariamente colore politico, anche se in questa come in tante altre abilità il Presidente del Consiglio sembra avere un talento imbattibile. Ricordavo qualche giorno fa il trucchetto di chiamare sempre sinistra il centro-sinistra e centrodestra la sua coalizione, annettendosi così il centro con un giochetto di parole.  Che alla lunga ha funzionato: controllate il vocabolario che voi stessi usate quotidianamente e riconoscerete che chiamate regolarmente “sinistra” un partito-coalizione che più spostato al centro non si può.
O pensiamo all'insistenza sull'evitare a tutti i costi la parola crisi. Direte che i fatti sono ostinati, che gli elettori non possono non accorgersi di quello che gli dice il loro stesso portafoglio. Eppure se la fiducia nel governo resta a questi livelli, mentre il paese va a rotoli, non sarà che anche questo trucco un po' funziona? Comunque la mia storia preferita del Berlusconi prestigiatore verbale è un'altra: quando di fronte alla crisi pre-Marchionne della Fiat propose di ribattezzare l'azienda chiamandola “super-Ferrari”. Non pesce e basta: siluro, tanto che cosa costa un nome? Questa non funzionò, ma lui ci credeva. Potenza del pensiero magico.
 

Allo stesso modo una dozzina di anni fa abbiamo cominciato a parlare di Aziende sanitarie locali. Prima si chiamavano Unità, e funzionavano all'incirca come adesso: bene in qualche regione, male in altre, e comunque quanto ad amministrazione facevano acqua dappertutto ed erano il grande buco della finanza locale. E allora vai, che ci vuole, cominciamo dal fondo: ribattezziamole aziende, il resto il nome se lo porterà con sé. I primari diventano manager, i bilanci si risanano, se no che aziende sarebbero. Si sono risanati davvero? Ovviamente no, anzi le cose hanno continuato a peggiorare. Ma vuoi mettere quando si ha a che fare con un'azienda.
Come quando si è chiamato dirigente scolastico il vecchio preside. Via, che nome polveroso, ecco fatto un altro manager. Senza una lira da gestire, ma questo è un altro discorso. E l'eccellenza? Negli ultimi dieci anni nell'università italiane è stato tutto un fiorire di “Scuole di eccellenza” che il titolo se lo danno da sole, e cominciano generalmente a darselo prima ancora di avere comprato una lampadina, come certi capi di Stato che hanno il petto coperto di medaglie senza avere mai combattuto una scaramuccia.
Nessuno ci crede veramente, ma neppure se ne discute troppo: ne facciamo questione di termini? altri sono i problemi del paese. E invece piano con le parole. Cominciano a manipolarle gli imbroglioni, e alla fine non riusciamo a parlare senza imbrogliarci, perché non abbiamo nomi per quello che vorremmo dire. Per quello che dovremmo dire.



Tags: asl, azienda, Berlusconi, centro-sinistra, crisi, dirigente scolastico, ferrari, fiat, magritte, manager, marchionne, nome, parola, Peppino Ortoleva, pesce, preside, recessione, sinistra, usl,
20 Gennaio 2010

Oggetto recensito:

PENSARE DI CAMBIARE LE COSE CAMBIANDO I LORO NOMI

giudizio:



7.845003
Media: 7.8 (6 voti)

Commenti

ottimo articolo. come

ottimo articolo. come dimenticare gli spazzini, elevati al rango di "operatori ecologici" e lasciati come prima nell'indifferenza e nel disprezzo generale? e i maestri che ormai si fregiano pomposamente del titolo di "docenti di scuola primaria" e che nessuno rispetta più neanche come persona? e i presidenti delle regioni diventati ormai "governatori" contribuiscono meglio alla vita della cosa pubblica? di esempi ce ne sono tantissimi, potremmo anche farci un gioco, feroce e disincantato come le parole del Principe di Salina: "bisogna cambiare tutto perchè non cambi niente". povera patria!

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