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POLITICA

Tutta un'altra razza

Il ministro dell'interno francese è stato condannato a una pesante multa per affermazioni razziste. Ora gli si chiede anche di lasciare l'incarico. Vediamo cos'ha detto di tanto grave, e ricordiamoci qualcuna delle tante frasi xenofobe pronunciate ogni giorno da membri del nostro governo


di Dario De Marco


Dunque succede in terra di Francia che un ministro, Brice Hortefeux, venga condannato a pagare una pesante multa. Per che cosa? Per aver superato i limiti di velocità con l’auto blu? Macché: per aver pronunciato affermazioni razziste, che il tribunale ha definito “incontestabilmente oltraggiose”. A un raduno dell’Ump, partito suo e del presidente Sarkozy, nel settembre scorso il ministro aveva detto degli arabi che “quando è uno, ancora può andare. Il problema è quando sono tanti”. 
 

La scenetta, ripresa con una telecamera e subito sbandierata sul sito del quotidiano Le Monde, aveva pure avuto un incipit gustoso: a Hortefeux era stato presentato un giovane militante di origine araba, con la precisazione però che il ragazzo “è cattolico, mangia maiale e beve birra”; e il commento era stato: “Ah, ma allora non va bene, non corrisponde per niente al prototipo”. La quale frase, checché ne dica il tribunale transalpino, sembra un’arguzia antirazzista, anche vagamente autoironica trattandosi pur sempre di un partito di destra, più che un’espressione di sincero rammarico per lo stereotipo smentito. 
  
Poi certo, subito dopo arriva la caduta: la frase sull’uno che va bene e i tanti che sono un “problema”. Ora a distanza di qualche mese la sanzione: 750 euro di multa, più 2000 di danni e interessi, più 3588 euro di risarcimento all’associazione che aveva fatto ricorso, il Movimento contro il razzismo e per l’amicizia dei popoli. Il quale Mrap ora non molla la presa, e si chiede se uno condannato per insulti razzisti può rimanere al Governo. 
 
E gli è andata pure bene, al ministro, visto che il giudice ha ritenuto che con la telecamera alle spalle, il povero razzista ignorasse di essere ripreso. Altrimenti l’ingiuria da privata diventava pubblica, e la condanna poteva essere penale, altro che multa. 
 
Adesso, si dà il caso che l’Hortefeux, personaggio magari poco noto al di qua delle Alpi, ricopra nell’esecutivo il ruolo di ministro dell’Interno. Sia insomma collega del nostro Roberto Maroni, esponente di spicco di un partito che fa della xenofobia un uso tutt’altro che nascosto. Sembrerà allora un esercizio bacchettone e pleonastico richiamare qui tutti i casi, o almeno alcuni, in cui leghisti e affini hanno rilasciato dichiarazioni rispetto alle quali la frase del francese appare una delicata boutade. E per di più, ben in favore di telecamera. 
 
Ma siccome, a pensarci bene, non si tratta di frasi e di esercizi, bensì poi di persone che aggressioni e insulti li vivono sulla propria pelle, metaforicamente quando non letteralmente, varrà la pena darci un occhio. Non fosse altro che per misurare ancora una volta il divario tra la normalità nostrana e quella d’oltralpe, ben più invalicabile di una pur notevole catena montuosa. 
 
“Contro l’immigrazione clandestina e tutto il male che porta non bisogna essere buonisti, bisogna essere cattivi” (lo stesso Maroni, 2 febbraio 2009). “Voglio la rivoluzione contro i campi dei nomadi e degli zingari. Io ne ho distrutti due. Voglio eliminare i bambini che vanno a rubare agli anziani! Voglio la rivoluzione contro i phone center i cui avventori si mettono a mangiare in piena notte e poi pisciano sui muri: che vadano a pisciare nelle loro moschee!” (Giancarlo Gentilini, 14 settembre 2008. Ndr: per queste dichiarazioni fatte dal palco di un raduno, il vicesindaco di Treviso è stato condannato a non tenere più comizi per tre anni: come se un omicida fosse punito con la revoca provvisoria del porto d’armi). “Gad Lerner è un nasone ciarlatano”, “banda di ladri, cioè i rom” (Leo Siegel, Radio Padania, 2007). “Le case si danno prima ai lombardi e non al primo bingo bongo che arriva" (Umberto Bossi, 4 dicembre 2003). “Si arriva a un vero e proprio golpe proponendo di dare cittadinanza e voto ai bingo-bongo” (Roberto Calderoli, 4 aprile 2006). Per non parlare delle innumerevoli sparate di Borghezio o del gioco “Rimbalza il clandestino” di Renzo Bossi. 
 
D’altra parte se si pensa che la Lega è il primo e più fedele alleato di quel premier che a Obama appena eletto appioppò la definizione “abbronzato”, è inutile fare mostra di eccessivo stupore. Tocca solo concludere rimarcando un’ulteriore differenza, non molto di là da venire: un altro motivo per cui questa storia in Italia non potrebbe mai succedere, è che la causa scatenante è un video non ufficiale, una ripresa “rubata” sul campo. Che, insieme ai fuori onda e alle registrazioni non autorizzate, sono vietati e, loro sì, severamente puniti, dalla imminente legge sulle intercettazioni.



Tags: brice hortefeux, Dario De Marco, giancarlo gentilini, lega nord, leo siegel, nicolas sarkozy, razzismo, roberto calderoli, roberto maroni, umberto bossi,
08 Giugno 2010


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