Non semplici racconti, quelli del narratore di New York, che con Dieci Dicembre si emancipa in parte dalla sua "fantascienza di prossimità" per soprenderci con dettagli apparentemente insignificanti che puntualmente si rivelano diabolici. E il mostro è sempre più vicino
di Dario De Marco
Prima togliamo di mezzo un paio di equivoci. Innanzitutto, che questo sia un buon momento per i racconti, dato che Alice Munro ha vinto il Nobel. Alice Munro – che è una grandissima scrittrice senza dubbio, e che stramerita il Nobel (così come lo strameritano Roth, Murakami e Kundera, per dire) – non scrive racconti. Scrive romanzi. Solo che, siccome ne scrive tanti, ed è una persona onesta, li pubblica a sette-otto insieme, stampati su pagine grandi e con carattere piccolo. Ma volendo, uno scritto che nel caso suo viene definito racconto, potrebbe benissimo es
Perché La bionda e il bunker è molto di più. Tra Borges e Bolaño, un romanzo senza baricentro che vaga per il tempo e per lo spazio, ma sempre ritrovando la strada. Ecco dieci buoni motivi per i quali il libro di Jakuta Alikavazovic è uno dei dieci libri migliori degli ultimi dieci anni
di Dario De Marco
0. Prima o poi doveva succedere. La presente non-recensione contravviene a una regola che mi sono auto imposto: quella di non parlare mai di libri pubblicati dal mio editore. Ma a quasi due anni dall'uscita del libro mio, si può ancora definire il mio editore, devo ancora sentirmi in conflitto d'interessi? In ogni caso, davanti a una tale meraviglia, ho ceduto. (C'è un'altra questione, un autolesionismo che fa tenerezza. Già io quando ho pubblicato il romanzo con 66thand2nd – si legge Sixty-six and second, il logo è 66THA2ND – me ne sono viste di t
Si chiama Scrittura Industriale Collettiva, un metodo creativo che ha prodotto vari racconti dal 2007. E ora un romanzo storico, In territorio nemico, che conta ben 115 titolari e una genesi complessa. I due ideatori e coordinatori del gruppo, Vanni Santoni e Gregorio Magini, ci spiegano qualcosa di più
di Dario De Marco
In territorio nemico è un romanzo, questo qua. È un romanzo storico, per la precisione sulla Resistenza, come si può intuire anche dalla copertina. Un ottimo romanzo, tra l'altro. Ma non è questa la, come si dice, notizia. La particolarità la trovate sempre in copertina, salendo, al posto riservato al nome dell'autore: ma chi l'ha scritto? Scrittura Industriale Collettiva, si legge, e una fabbrica stilizzata, addirittura. Del metodo SIC se n'è parlato, e se ne sta parlando, parecchio, in rete. Quindi magari già sapete tutto e quest'intro &egrav
di Federico Capitoni, Simone Dotto, Marco Buttafuoco, Dario De Marco, Giovanni Desideri
di Marinella Doriguzzi Bozzo, Dario De Marco, Simone Dotto
di Giuseppe De Marco, Giuseppe Grattacaso, Stefano Nicosia, Dario De Marco
NARRATIVA Dave Eggers, Garage Inc., Mondadori Nell’America del 2184 tutto sembra già essere stato detto, fatto scritto e pensato. Guerre, rivoluzioni, distruzioni planetarie e ricostruzioni ipernew-age. Da questo stato di “torpore globale post coitale” sono però estranei i giovani Carl Kovalistan e MaryAnn Cherry, decisi a rimettere in moto l’anima assonnata del loro villaggio (le città non esistono più). Per farlo, decidono di ripartire proprio da quello che in tempi antichi era stato uno dei simboli dell’intraprendenza giovanile ma
Ci sono due diverse guerre e la memoria di un solo uomo a unire e dividere le vite della vecchia cretese Agar e del giovane Luca, militare in spedizione in Afghanistan. Non passare per il sangue, esordio del magistrato napoletano, è un libro che indaga sugli affetti viscerali, sui legami che ci uniscono "per la carne"
di Dario De Marco
Che cosa potranno mai avere in comune una vecchia cretese sorda che respira con un polmone solo e un giovane militare omosessuale specializzato in missioni ad alto rischio? Niente, in teoria. In questo libro, varie cose: innanzitutto condividono la memoria, l’amore per Marcello, dilettissimo nipote di lei, Agar, e prima vera relazione seria per lui, Luca. E innanzitutto per la memoria s’incontrano, perché Marcello è scomparso in Afghanistan e Luca si auto-incarica di consegnare alla famiglia i burocratici “effetti personali”, in pratica una vita racchiusa
L'epidemia di tisi, l'amore, la morte e il pessimismo cosmico farebbero pensare a un epigono del Bufalino de La diceria dell'untore. E invece Gli Addii dell'autore sudamericano, pubblicati per la prima volta nel '54, è un lavoro ben diverso, un'opera di surrealismo tragico dove si rimane ammaliati anche senza capirci molto...
di Dario De Marco
Un sanatorio fuori dal mondo, un protagonista votato alla rassegnazione, ombre femminili che gli danzano attorno, medici infermieri e altre irreali comparse, l'amore e la morte, la tisi che non fa soffrire più di tanto ma che aspetta inesorabile in fondo al cammino. Che libro è? Ma certo, Diceria dell'untore, Gesualdo Bufalino. E invece no: si tratta di Juan Carlos Onetti, Gli addii. Certo la suggestione è forte, ma al di là dell'ambientazione, dell'epoca in cui sono stati scritti (nel 1954 Gli addii, mentre la Diceria, anche se uscirà nell'81, era sta
A nove anni dalla scomparsa dello scrittore, anche i suoi lasciti scritti sembrano arrivati alla fine. Frutto di un riassemblaggio filologico che però si attiene alla volontà dell'autore, I dispiaceri del vero poliziotto rinnova quel mondo labirintico che abbiamo imparato a conoscere. Ora più che mai toccherà ai lettori fare i detective (più o meno selvaggi)
di Dario De Marco
E adesso come facciamo? Adesso che Roberto Bolaño è morto davvero, come facciamo? Perché, sia chiaro: è finita. Nove anni dopo la dissoluzione fisica dello scrittore cileno, oggi Bolaño muore davvero, perché si pubblica la sua ultima opera, I dispiaceri del vero poliziotto. D'ora in poi, no news. E già questa è stata un miracolo: benché più volte citato in varie interviste – e come enfaticamente riporta la prefazione, indicato in una lettera come “IL MIO ROMANZO” - il libro è il risultato dell'assemb
I fantasmi è una delle tre uscite che inaugurano il catalogo della neonata casa editrice Sur, tutta dedicata alla letteratura del Sudamerica. Peculiarità dell'autore argentino quella di "scrivere come pensa", seguendo un sorvegliato flusso di coscienza che sembra non portare da nessuna parte. Fino a quando...
di Dario De Marco
Il caso più tipico è quello del cinema: chiunque può pensare a un film da realizzare, ma gli ostacoli posti dal saperlo fare, dai costi, dal personale, fanno sì che novantanove volte su cento il film non venga girato. Con le altre arti, in misura minore o maggiore, succede la stessa cosa. Però si potrebbe concepire un'arte nella quale le limitazioni della realtà fossero minime, nella quale il fatto o il non fatto si confondessero, un'arte istantaneamente reale e senza fantasmi. Forse esiste, ed è la letteratura. Non è per ni
In occasione della giornata mondiale contro la violenza e la persecuzione delle donne mettiamo a confronto la protagonista di Nell'Angolo più buio di Elizabeth Haynes, professione criminologa, con uno dei tanti casi di cronaca sul tema. Quale delle due è reale? O meglio qual è la meno incredibile?
di Dario De Marco
Il 25 novembre è la giornata mondiale contro lo stalking e la violenza sulle donne. Queste sono due storie di due donne vittime di violenza, con molte cose in comune, ma qualche differenza: una è inglese, l'altra italiana; una finisce (forse) bene, l'altra no; soprattutto, una è inventata anche se verosimile, l'altra purtroppo è vera e basta. La prima storia è quella di Cathy, giovane inglese protagonista del primo romanzo di Elizabeth Haynes, Nell'angolo più buio. La Haynes non è una scrittrice, ma una criminologa e consulente dell
La seconda mezzanotte si inserisce nel filone apocalittico: in un futuro prossimo, e nemmeno troppo improbabile, Venezia è in mano ai colonizzatori cinesi, che dopo averla salvata la trasformano in un crudele parco a tema... Chi o cosa ci salverà?
di Dario De Marco
Antonio Scurati è un raro esempio di intellettuale totale, uno che scrive saggi avvincenti come romanzi, e romanzi documentati e interessanti come saggi. La seconda mezzanotte è l'ultimo romanzo, che segue quello dell'anno scorso: Il bambino che sognava la fine del mondo. Qui la fine del mondo è già avvenuta, però non siamo dalle parti della narrazione post-apocalittica in senso stretto, alla McCarthy de La strada. In quel genere ultimamente very cool, infatti, di solito l'apocalisse viene lasciata nelle premesse, e anzi il fascino vorrebbe essere proprio que
E' ambientato nel 476 d.C., è stato scritto nel 1949 ma parla del presente. Romolo Il Grande di Freiderich Dürrenmatt è un dramma sul decadimento dell'Occidente con un sovrano che sembra inetto, ma che in realtà ha la precisa intenzione di far crollare tutto. Viene ripubblicato ora, quasi come un monito
di Dario De Marco
Lo ammetto, non c'è altro mezzo. La patria ormai si può salvare solo coi milioni. Dobbiamo scegliere tra il capitalismo e la catastrofe. E non mi pare che l'uno sia molto meglio dell'altra. Romolo il grande è in realtà quello che è passato alla storia come il piccolo Romolo. Già il suo nome era tutto un programma, una profezia: Romolo come il primo re di Roma, il fondatore, quasi fosse necessario avere un altro Romolo per sancire la fine, stabilire un'identità tra l'alfa e l'omega per chiudere il cerchio; Augustolo come Augusto, il primo
Le parole, i versi, i richiami materni come "cordone ombelicale" invisibile, per tenersi stretto il bimbo anche quando per un attimo si abbandona il contatto fisico. Dal motherese deriva il linguaggio parlato e anche il canto: questo, almeno, secondo l'affascinante teoria esposta in Lingua Madre da Dean Falk, venerdì al festival della scienza di Genova
di Dario De Marco
Questo viaggio comincia ben cinque milioni di anni fa. È stato allora infatti – anzi tra i cinque e i tre milioni di anni fa, per la precisione (per la precisione?) - che nell'evoluzione degli scimmioni nostri antenati accadde qualcosa di decisivo: la conquista della posizione eretta. Questo fatto, dalle cause tuttora ignote, ebbe delle conseguenze invece ben note ed evidenti a tutti: a cominciare dalla possibilità di usare le zampe anteriori, invece che per camminare o dondolarsi sui rami, per costruire utensili, e passare in pochi millenni dall'ascia di pietra all'AK47.
Le storie di Io cammino in fila indiana non sono figlie dell'Ascanio personaggio televisivo o dell'uomo di teatro. Ambiscono invece a tutto il valore letterario della pagina scritta. Parabole contemporanee che esplorano il buio della società attuale, ma solo per fare intravedere la luce alla fine del tunnel
di Dario De Marco
La recensione negativa non esiste più, e questo si sapeva. Ma non esiste più neanche la recensione positiva: sono state sostituite dalla recensione preventiva. Sui giornali non si dà il giudizio su un libro che è appena uscito, ma si prende un libro che deve ancora uscire e si fa: la segnalazione, l'anticipazione, la pubblicazione di un estratto o della prefazione, l'intervista alla Altan (“Dica quel che cazzo le pare”), la polemica a priori. Insomma, nel migliore dei casi chiacchiere a vacante, nel peggiore puro marketing. Questo soprattutto quando l'au
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