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TEATRO

2069 volte Arlecchino

Ferruccio Soleri riporta in scena lo storico spettacolo di Goldoni nella celebre regia di Strehler


di Anna Colafiglio


“Ferruccio, io non capisco. Tu invecchi, ma il tuo Arlecchino è sempre più giovane. Ma come fai?”. Così disse Giorgio Strehler a Ferruccio Soleri, nel 1987. Chissà cosa direbbe a vederlo oggi, a ottant’anni suonati, mentre tra lazzi e sberleffi porta in scena il suo Arlecchino per la duemilasessantanovesima volta! Un numero esorbitante che è valso a Soleri un posto d’onore nel Guinness dei primati, come l’attore con il maggior numero di repliche nei panni dello stesso personaggio. arlecchino interna2.jpg
 
Undicesima edizione, questa, la prima senza Strehler; edizione che ha il privilegio di riportare l’attempato Batocio nella sua casa d’origine: il Piccolo Teatro Grassi di via Rovello, riaperto al pubblico lo scorso 12 dicembre dopo il restauro.
Il mattatore della serata è indubbiamente lui, il sempreverde Ferruccio, che ha curato la messa in scena dello spettacolo con la collaborazione di Stefano de Luca (allievo e poi assistente alla regia di Strehler), sulla scorta dei dettami del maestro. Uno spettacolo storico, che ha debuttato al Piccolo nel 1947 e ha girato il mondo, raccogliendo entusiastiche standing ovation da parte dei pubblici più disparati. Dieci edizioni sotto la magistrale guida di Giorgio Strehler, mai uguali a loro stesse e, anzi, diversissime ad ogni replica: un’evoluzione parallela a quella del pensiero del loro creatore, che definiva il suo Arlecchino uno spettacolo “ripetuto ma non ricopiato quasi all’infinito”.
E come contestare un’affermazione del genere, dopo aver constatato che la stracolma platea continua a ridere e a godersi lo spettacolo oggi come ieri, e anche di più? Indubbiamente si è attratti dall’aura di leggenda che ormai circonda la messa in scena, ma certo è che, a distanza di 63 anni dal debutto, l’Arlecchino resta sorprendentemente vivo e intatto: la macchina strehleriana sembra funzionare ancora alla perfezione.
 
La storia del Servitore di due padroni è nota: incarnazione massima e spassosa del servo perennemente affamato, Arlecchino le studia tutte per riuscire a procurarsi cibo a sazietà, fino a farsi ingaggiare da due padroni diversi (“No la saria una bella cossa servirli tutti do, e guadagnar do salari, e magnar el doppio?”); sullo sfondo corteggiamenti, matrimoni che vanno a monte, scambi di persona e divertenti equivoci.
Un anacronistico (ma proprio per questo piacevole) ritorno nelle piazze italiane settecentesche, vivificate dai palchetti itineranti dei Comici dell’arte: Ezio Frigerio ricostruisce sul palcoscenico uno scorcio cittadino, con la pedana dei comici e i sipari/fondali dipinti, con tanto di velario sui lati a proteggere i teatranti dal sole; c’è anche un petulante (ed esilarante) suggeritore a lato del palco. Gli attori, fuori dalla pedana, si tolgono la maschera e bisticciano sulla pronuncia delle battute: tanta metateatralità, quasi una sintesi concreta del binomio teatro – vita che era stato il punto di riferimento costante di Strehler. 
 
arlecchino interna.jpgLo spettacolo ha un ritmo serrato e incalzante, le tre ore piene non pesano affatto. Soleri è vispo e saltellante, sembra un ragazzino con l’esperienza del veterano. Accanto a lui, un cast di giovani e affiatati interpreti: bravi, certo, ma il cui stile vagamente manierato patisce di una lieve ridondanza che stona un po’ con i tempi. L’affettazione è magari richiesta dal genere (difficile immaginare una Clarice poco leziosa o una Smeraldina meno ammiccante), ma forse è proprio questo il neo che rende l’Arlecchino un po’ lontano da noi.



Tags: Anna Colafiglio, arlecchino, commedia dell'arte, ferruccio soleri, giorgio strehler, goldoni, milano, piccolo teatro grassi, servitore di due padroni,
02 Marzo 2010

Oggetto recensito:

Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni, regia di giorgio strehler, con ferruccio soleri

Dove e quando: Milano, Piccolo Teatro Grassi, fino al 21 marzo
Locandina: regia di Giorgio Strehler, messa in scena da Ferruccio Soleri con la collaborazione di Stefano de Luca; scene: Ezio Frigerio; scenografa collaboratrice: Leila Fteita; costumi: Franca Squarciapino; luci: Gerardo Modica; musiche: Fiorenzo Carpi; movimenti mimici: Marise Flach; maschere: Amleto e Donato Sartori
In scena: Giorgio Bongiovanni, Annamaria Rossano, Tommaso Minniti, Stefano Onofri, Giorgia Senesi, Sergio Leone, Stefano Guizzi, Alessandra Gigli, Ferruccio Soleri, Francesco Cordella, Francesco Guidi, Camilla Semino Favro, Giorgio Sangati; musicisti: Gianni Bobbio, Franco Emaldi, Paolo Mattei, Francesco Mazzoleni, Valerio Mazzucconi, Elisabetta Pasquinelli
Produzione: Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

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