Nel tentativo di ritagliare uno spazio che valorizzi le collezione private di Milano: PAC, Museo del '900, Palazzo Reale, Fondazione Prada e Hangar Bicocca presentano l'evento per il prossimo aprile. Ritrova posto il design e vengono riconfermati i punti forti, come le esposizioni del moderno classico
di Riccardo Bonini
Milano ha da sempre coltivato un atteggiamento esclusivo e particolare nei confronti del contemporaneo. È inoltre una città che ha fatto di un attento collezionismo privato un marchio caratterizzante. Le collezioni private milanesi (in ambito moderno e contemporaneo) sono diffuse e molto significative, a differenza, ad esempio di Torino, dove la presenza di importanti musei e fondazioni ha portato, nel tempo, a una dimensione più istituzionale. Alla luce di queste premesse, appariva quindi quantomeno lecito domandarsi quando la città lombarda avrebbe deciso
Nota per le esibizioni "masochistiche" sul proprio corpo, la performer serba sarà presente da domani al 24 marzo a Milano per una serie di eventi a lei dedicati. Il principale, intitolato Abramovic Method, si terrà al Padiglione dell'Arte Contemporanea e coinvolgerà direttamente gli spettatori
di Anna Colafiglio
"Smetteranno mai di chiedermi se questa è arte?", si domanda, legittimamente, Marina Abramović, grande artista serba che vanta al suo attivo quarant'anni di carriera nel controverso campo della Performance Art. Un territorio difficilmente circoscrivibile, che Marina definisce come "quella costruzione fisica e mentale che avviene, dinanzi a un pubblico, in un preciso tempo e luogo, e che implica la creazione di un dialogo energetico". Dopo le crude performance che la hanno vista protagonista durante gli anni Settanta (tra le quali ricordiamo le celebri Rhythm
Corpi maschili scultorei secondo l'ideale formale classico ma dotati di una vitalità rivoluzionaria figlia degli anni Settanta. Questo ritraggono le 178 fotografie di Robert Mapplethorpe portate a Milano dall'omonima fondazione di New York, a celebrare uno dei grandi ingegni del ventesimo secolo
di Anna Colafiglio
Direttamente dalla Robert Mapplethorpe Foundation di New York, arriva a Milano la prima, grande retrospettiva su uno degli artisti più celebri e rappresentativi del ventesimo secolo. 178 opere fotografiche, perfettamente rispondenti a un approccio alla materia che, emblematicamente, l'artista riassume dichiarando: "se fossi nato cento o duecento anni fa, avrei potuto fare lo scultore, ma la fotografia è un mezzo molto veloce per vedere e per fare scultura". Sin dalle prime Polaroid di inizio anni Settanta, che aprono la mostra, appare evidente il particolarissim
Il Salone del Mobile di Milano è l'occasione per celebrare la creatività nostrana. Ricordando il recente spettacolo Mani grandi, senza fine, che ridà voce ai grandi degli anni Sessanta
di Sergio Buttiglieri
Eccoci alla cinquantesima edizione del Salone del Mobile di Milano: la manifestazione del settore più importante al mondo. Questa settimana Milano si trasforma in una vera città cosmopolita: 350mila visitatori che, oltre a percorrere la nuova avvenieristica fiera di Fuksas a Rho, navigano per tutta la città armati di "guide fuorisalone" in cerca di eventi. Eventi che si svolgono non solo negli show room istituzionali dei più importanti brand dell’arredamento, ma anche in luoghi inaspettati del notevole tessuto architettonico ambrosiano, che contribui
L'inventore della videoscultura è protagonista di un'ampia personale al PAC di Milano: le sue installazioni parlano, hanno fattezze umane e grandi occhi che scrutano i visitatori
di Anna Colafiglio
“Quando un oggetto è dotato di occhi diventa un corpo, anche se non ha alcun nesso con la forma di un corpo umano”. Anche se quella che ci troviamo davanti è una nebulosa vagamente antropomorfa, che di umano ha soltanto gli occhi, le labbra e, ogni tanto, qualche frammento di mano o di gamba. È un po’ inquietante l’umanità che trapela da questo ecosistema tecnologizzato, all’interno del quale ogni corpo sembra esploso sotto la pressione dei propri malesseri psichici, vittima di una frantumazione che turba e ammalia al contempo. &n
Una grande mostra a Palazzo Reale sottolinea per la prima volta il fondamentale legame fra il capoluogo lombardo e l'autore delle "teste composte", che lavorò gran parte della sua vita alla corte degli Asburgo
di Cristina Geninazzi
Milano si regala una mostra di straordinaria bellezza, dall'accattivante profondità artistica e culturale, potente come lo sfarzo che esige l'evento: riaccogliere in patria un grande artista tutto milanese, ma poco valutato come tale dalla critica precedente. Giuseppe Arcimboldo infatti, pittore del '500 dall'estro geniale e ironico, è un artista formatosi nelle botteghe lombarde ma chiamato presto alla corte asburgica dal futuro imperatore Massimiliano, presso la quale restò in servizio per 25 anni. A Palazzo Reale, per la prima volta, la curatrice
Nel cuore di Milano, al Palazzo dell'Arengario, il nuovo grande museo dedicato all'arte del secolo scorso: architettura audace e multiforme per una parata di grandi opere. Ultimi giorni per approfittare dell'offerta-lancio: fin a fine mese l'ingresso è ancora gratuito
di Marco D'Egidio
Il Museo del Novecento di Milano contiene nel nome la più piacevole sorpresa. Una città che l’Expo ha lanciato nel futuro e nel mondo dona a se stessa un museo di arte italiana del secolo passato. L'altra notizia è: un museo, non una mostra. La nascita di un (grande) museo è un evento raro nel nostro Paese: anche nel campo dell’arte, infatti, si preferiscono forme flessibili di fruizione, basate sul concetto di consumo, all’esaurimento del quale ogni mostra viene smantellata. I musei sono un investimento controcorrente, che pe
Doveva essere un progetto in comune tra la poetessa e l'artista Mimmo Rotella, un omaggio alla bellezza della diva americana. E' diventato la mostra Milano. Ultimo atto d'amore: un percorso parallelo fra le vite tormentate della Merini e della Monroe, fra la potenza dell'icona, della parola e del suono
di Anna Colafiglio
“Rido per te che mi canti / e canto per te che ridi”, scriveva Alda Merini accanto allo splendido volto di Marilyn Monroe profanato (o sacralizzato?) dall’intervento di Mimmo Rotella. Ci fissa dall’alto di una vecchia fotografia di lei bambina e diciottenne, la sua bellezza pura di allora che muta pian piano nel volto della poetessa che tutti conosciamo; una videoproiezione di due minuti che condensa una vita intera. Entriamo negli spazi di questa mostra con il preconcetto della discordanza, domandandoci perchemmai abbiano deciso di accostare l’arte di Alda
La giovane artista texana è al Peep-Hole, il nuovo progetto di uno spazio espositivo milanese dalla storia illustre, con un lavoro su memoria e narrazione
di Riccardo Bonini
A Milano, in via Panfilo Castaldi 33, nello spazio che fu la prima piattaforma di Massimo de Carlo (per intenderci lo storico gallerista di Maurizio Cattelan), vive ora Peep-Hole. Il progetto dei due curatori Vincenzo de Bellis e Bruna Roccasalva coniuga esposizioni, incontri, letture nello spirito della ricerca contemporanea. Peep-Hole (lo sguardo attraverso il buco della serratura, morboso quanto basta - Peeping Tom docet -) arriva alla quinta e ultima mostra del 2010 presentando, per la prima volta in Italia, il lavoro della trentenne americana J. Parker Valentine (n
Il fotografo Giovanni Chiaramonte indaga le facce dell'immigrazione e il modo in cui si inseriscono nei contesti urbani di Palermo e Milano. L'Altro. Nei volti nei luoghi illumina un nuovo modo di abitare
di Anita T. Giuga
Giovanni Chiaramonte inizia nel 1999 una perlustrazione commissionata dalla facoltà d’Architettura di Palermo. È un progetto ambizioso che, nelle intenzioni, dovrebbe esplorare “il cerchio stretto delle cose intorno a noi”, come diceva Elio Vittorini. Così, infatti, è stato. Cambia una città con l’immigrazione? Come si può arrivare a un progetto che implica l’architettura “per la casa degli altri”? Queste domande, ricordate dal preside della facoltà Pasquale Culotta durante il workshop che ha affiancato
Ferruccio Soleri riporta in scena lo storico spettacolo di Goldoni nella celebre regia di Strehler
di Anna Colafiglio
“Ferruccio, io non capisco. Tu invecchi, ma il tuo Arlecchino è sempre più giovane. Ma come fai?”. Così disse Giorgio Strehler a Ferruccio Soleri, nel 1987. Chissà cosa direbbe a vederlo oggi, a ottant’anni suonati, mentre tra lazzi e sberleffi porta in scena il suo Arlecchino per la duemilasessantanovesima volta! Un numero esorbitante che è valso a Soleri un posto d’onore nel Guinness dei primati, come l’attore con il maggior numero di repliche nei panni dello stesso personaggio. Undicesima edizione, questa, la prim
Tropea pubblica una nuova edizione de Il fiore del male, scritto a quattro mani da René e dal giornalista Carlo Bonini
di Matteo Di Gesù
Dopo le violenze tra stranieri a Milano, il leghista Salvini ha proposto di "andare a prendere i clandestini casa per casa". Ma il suo leader Bossi lo mette in riga: "I rastrellamenti lasciamoli stare". Che fregatura si prepara stavolta?
di Roberto Alajmo
Italianissimo a dispetto del nome, William Willinghton torna sui banchi della Cattolica per intrappolare nei suoi scatti le emozioni di un intero anno accademico. Italian students è una mostra, a Milano, e un volume con scritti di un altro ex dell'ateneo: Aldo Grasso
di Giovanna Canzi
Nel 2004 si aggirava per l’Italia in cerca di baci da rubare a coppie innamorate. Oggi è tornato sui banchi della sua Università per intrappolare le emozioni di un intero anno accademico. Italiano con origini inglesi, William Willinghton, giovane ma già affermato fotografo, non ha mai smesso di raccontare l’Italia, o meglio la nostra italianità, attraverso i suoi scatti che sanno cogliere lo spirito del tempo. Così dopo essersi dedicato all’amore e alle sue molte sfumature, dando vita al reportage Italian Lovers (esposto sei anni fa
La poliedrica artista giapponese in mostra al Pac di Milano è famosa per i pallini. Che utilizza in tutte le declinazioni possibili
di Silvia Conti
L’avevamo lasciata alla Galleria civica di Modena, portata in Italia per la sua prima antologica dai curatori Angela Vettese e Milovan Farronato. Era il 2007. Due anni dopo, l’artista giapponese Yayoi Kusama è di nuovo in Italia con I want to live forever, una monografica allestita al Pac di Milano, ed è un ritorno molto gradito. Curata da Akira Tatehata e realizzata in collaborazione con la Gagosian Gallery, la mostra inizia già all’esterno del Padiglione d’arte contemporanea: qui la Kusama ha collocato due coloratissime sculture floreali decorate