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TEATRO

Il complesso di Edipo

La compagnia Marcido Marcidorjs alle prese con Sofocle, con la tragedia delle tragedie. Resa grazie agli strabilianti costumi e ai consueti intrecci vocali del coro


di Giulia Stok


Cinque grigie streghe in tuta mimetica strisciano, corrono, scalano, si immergono e vengono espulse da una colossale ziqqurat, palazzo di Edipo nella Tebe assediata dalla peste. E insieme ci raccontano, dipanando la consueta cantilena dei Marcido, in un crescendo di ritmo e di angoscia, la tragedia di Sofocle che forse più ha segnato il mondo occidentale, da Freud a Samarcanda.
Beffa del destino, dramma della conoscenza, la storia è semplice e terribile: a Edipo, che non sa di essere stato adottato, viene predetto che ucciderà suo padre e sposerà sua madre; per evitarlo fugge da quella che crede la sua città natale, ma così finisce per raggiungere proprio la vera patria e avverare il terribile destino.
 
Nei panni di Tiresia, l’indovino che rivela a un recalcitrante Edipo la verità, c’è una come sempre straordinaria Maria Luisa Abate, che interpreta magistralmente quella cesura, cara a Holderlin (il cui Edipo il Tiranno è il punto di riferimento dichiarato dei Marcido), tra lo scorrere naturale della vita e l’intervento tragico del destino. Ottima interpretazione anche per Paolo Oricco/Creonte, sia nel godibilissimo scambio con Edipo sui vantaggi dell’essere al pari coi re senza averne le responsabilità, sia nel ruolo improvvisamente autorevole, duro, appunto da re, che assume al termine della vicenda.
Edipo_Re_13.jpgEdipo/Marco Isidori invece sulla scena parte incerto, restando purtroppo più Isidori che Edipo, ma raggiunge toni strazianti nel commovente addio finale alle figlie. Il suo costume, benché l’essere fatto di mollette gli garantisca sorprendenti effetti sonori, è forse il meno riuscito dello spettacolo. Convincenti invece quelli mimetici del coro, che rendono i suoi membri parte dell’universo naturale, pura parte dell’ingranaggio divino. Il capolavoro di Daniela Dal Cin, che da anni crea scene e costumi del gruppo, che insieme formano complesse macchine teatrali, è l’abito di Giocasta, la brava Lauretta Dal Cin, bianca figura intrappolata nel carapace di una specie di farfalla-mantide, anche lei vittima sacrificale del fato.
 
Invece, una sorpresa in negativo: verrebbe da pensare che il coro marcidoriano sia particolarmente a suo agio nella tragedia classica, ma questa volta (diverso forse era stato fino alla fine degli anni Novanta, con gli altri spettacoli attici, Agamennone, I persiani, e Prometeo incatenato) non è così. Sia perché la drammaturgia di Isidori ha prodotto un testo talmente ricco e sapiente che si vorrebbe assaporare nei dettagli anche al di fuori del consueto magma vocale - oltretutto vedendo che anche nelle fasi di recitazione per così dire “tradizionale” gli attori danno ottime prove; sia perché la ricerca della pura vocalità, benché perfetta tecnicamente, è diventata negli anni quasi monotona e piuttosto prevedibile. È un peccato che proprio i Marcido, che della forma possono essere signori e padroni, finiscano per restarne ingabbiati.



Tags: Edipo re, Giulia Stok, marcido marcidoris, marco isidori, recensione, Sofocle,
02 Marzo 2012

Oggetto recensito:

Edipo re, di Sofocle, traduzione, drammaturgia e regia di Marco Isidori

Scena e costumi: Daniela Dal Cin
Interpreti: Marco Isidori, Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Lauretta Dal Cin, Stefano Re, Valentina Battistone, Virgina Mossi
Produzione: Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa
Tournée: in prima nazionale fino al 4 marzo a Torino, Teatro Gobetti

giudizio:



9
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