Clôture de l’amoure di Rambert è la cronaca scenica degli ultimi attimi di una relazione. I due protagonisti, Luca e Anna, si ritrovano l'uno contro l'altra, la seconda a smontare le parole del primo, in quella che non è una conversazione ma una guerra tra monologhi contrapposti
di Nicola Arrigoni
Clôture de l’amoure di Pascal Rambert è una macchina drammaturgica perfetta in cui la storia di una relazione che sta per chiudersi si intreccia con un uso modale del linguaggio, una riflessione detta e compiuta sul peso della lingua, sul vuoto delle parole o sul loro senso di pieno che soffoca.
Due attori, Luca Lazzareschi e Anna Della Rosa. Nella sfida verbale i due stanno l’uno davanti all’altro, posizionati in diagonale. Inizia Luca – l’attore affida anche al personaggio il suo nome: parla rivolto al pubblico, Anna lo ascolta, dando le spalle alla platea. "Volevo vederti per dirti che è finita/ non va avanti/ non si può andare avanti/ meglio finirla qui" così parte Luca, la tensione è quella di chi cerca un congedo, forse cerca una via di fuga e riversa sull’altra la motivazione di quel bisogno. Luca attacca: dichiara di volersene andare, cerca di distruggere ciò che ha caratterizzato la relazione con Anna, usa parole che riempiono un senso di vuoto, usa il linguaggio per smontare e giustificare una stanchezza del cuore e del corpo, offende con le parole, si difende con giustificazioni verbose e tipicamente maschili.
Il suo soliloquio è affannoso, accumulo verboso, apposizione di situazioni, forse spreco verbale, un'abbondanza di parole per tacitare o meglio per esprimere il proprio disagio esistenziale e riversarlo sull’altra. Ciò che li ha accomunati, Les Baigneuses di Fragonard, o l’Adamo ed Eva scacciati dal Paradiso di Masaccio, non dicono più nulla, sono tasselli di un’illusione infranta, sono scenari di una comunanza di estetiche ed esperienze ormai muti, sono il teatro di una relazione che si va chiudendo.
Cambio di posizione e Anna risponde: "Hai finito / hai detto tutto / e va bene / ho sentito tutto / tutto/ ma tu non te ne vai". Subito quello di Anna è un attacco verbale in concessione alle parole magniloquenti di lui, e non è un caso che Anna lo accusi di aver fatto a pezzi la lingua che è in lei… Il suo soliloquio smonta pezzo dopo pezzo quello di Luca, le accuse di narcisistiche ferite, i riferimenti letterari e testuali, quel ‘riposizionamento’ della storia che sa di qualcosa di burocratico o di strategico.
Anna usa le parole come coltelli, ribalta la prospettiva di Luca, ciò che per lui è segno di crisi, di non senso, per lei è un tutto che si tiene, "questa era la nostra vita / uno sguardo comune che girava". In questo gioco di ribaltamento degli episodi della relazione che si va chiudendo - per lui illusioni, per lei fondamenta - ritroviamo un rispecchiamento in cui corpo e parole, respiro e vuoto sono un tutt’uno, un duello fra attori che è sfida verbale e fisica, lavoro sullo stare in scena e sull’essere in vita.
Luca Lazzareschi ha il difficile compito di avviare la partita sulla scacchiera di Clôture de l’amoure, ma ad Anna Della Rosa spetta tirare le fila, tagliare corpo e spazio non solo col suo corpo e il suo volto spigoloso, ma con la recitazione feroce, tesa, nervosa che non dà tregua e difende l'amore, come solo le donne possono fare. Il testo di Pascal Rambert è un lavoro intenso, di serrata scrittura scenica, una vera sorpresa, un gioco di rimandi verbali, intrecci semantici, echi teatrali che trovano in Lazzareschi e Della Dosa due interpeti complementari, dove la seconda emerge per strapotente intensità senziente.
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Clôture de l’amoure di Pascal Rambert
Il resto della locandina: traduzione, Bruna Filippi; produzione, Emilia Romagna Teatro Fondazione
Visto al: Teatro delle Passioni, Modena, 14 novembre 2012
Prossimamente: Correggio (RE) Teatro Asioli 8 aprile, Roma Teatro Vascello dal 18 al 28 aprile
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