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TEATRO

Quindici lettere dalla Danimarca

Arriva in Italia il divertente spettacolo di Paolo Nani, talento nostrano emigrato all'estero


di Marcello Garbato


la_lettera.jpgLui se ne è andato all'estero assai prima dei figli di Pier Luigi Celli, e senza bisogno di essere incoraggiato da una lettera su Repubblica. Paolo Nani è un attore italiano da quasi 20 anni trapiantato in Danimarca, e La lettera, che è il suo spettacolo più famoso, se l'è scritta da solo nel 1992. Da allora questo lavoro di teatro gestuale - vincitore del primo premio allo United Slapstick di Francoforte (concorso europeo per la Commedia) e al Roner surPrize del Carambolage di Bolzano, conta più di 700 repliche. Come un fiume carsico, ogni tanto riemerge anche in Italia, ed è in una di queste occasioni che l'abbiamo visto, al Teatro Comunale di Occhiobello, vicino a Ferrara (che è la città natale di Nani).

Per usare una metafora musicale, possiamo definire La lettera un tema con variazioni, che si ispira nella concezione ai famosi Esercizi di stile di Raymond Queneau. Come scrive semplicemente lo stesso Nani: "Un uomo entra in scena, si siede a un tavolo, beve un sorso di vino che però sputa, essendo chissà che, contempla la foto della nonna e scrive una lettera. La imbusta, affranca e sta per uscire quando gli viene il dubbio che nella penna non ci sia inchiostro. Controlla e constata che non ha scritto niente. Deluso, esce. Tutto qui". Questo canovaccio di gesti senza parole viene ripetuto altre 15 volte - in ciò consiste lo spettacolo - e sempre in modo diverso (western, all'indietro, con sorprese, volgare, senza mani, horror, cinema muto, circo...), con un crescendo di risate tra gli spettatori che sembra non conoscere fine. Chi ha visto La lettera nel periodo dell'esordio, assicura che lo spettacolo si è stratificato nel corso del tempo, raccogliendo man mano nuove variazioni, e probabilmente altre verranno aggiunte ancora.

Nani sembra aver metabolizzato i principi comici - la ripetizione, l'inversione e l'interferenza delle serie - che Bergson aveva messo a fuoco in un suo famoso saggio del 1900 (Le rire. Essai sur la signification du comique), dando loro una forma concreta sul palcoscenico. Per riuscirci si avvale di una mimica facciale straordinaria, di un corpo lungo e snodato che è già buffo di suo, e di uno studio accuratissimo dei tempi comici, che sono sempre pensati ad arte anche quando sembrano casuali. Tutto è voluto, perfino gli errori.
Alla fine, cessato il mal di pancia causato da 80 minuti di risate ininterrotte, rimane l'amaro in bocca nel constatare che un attore comico del genere lavora all'estero, mentre da noi, con qualche eccezione, imperversano per lo più satiri televisivi senza qualità. Mala tempora currunt.



Tags: danimarca, emigrati, esercizi di stile, fuga dei talenti, la lettera, Marcello Garbato, paolo nani, queneau,
30 Dicembre 2009

Oggetto recensito:

LA LETTERA, DI PAOLO NANI

Tournée: 10 gennaio, Teatro Comunale di Aci Bonaccorsi (Catania); per le altre date, consultare il sito www.paolonani.com

giudizio:



2.07
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