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ARTE

Non è tutto oro quello che luccica

La mostra Inca. Origine e misteri delle civiltà dell'oro, al Museo Santa Giulia di Brescia, fa grandiose promesse di multisensorialità ed effetti speciali


di Marco D'Egidio

Ornamento per la fronte in oro, Cultura Moche (100-750 d.C.), Lima


Fuso o spatola per la calce d'oro e turchese (particolare) , Stile Frìas, Intermedio Antico (200-600 d.C.), Lima.jpgLa pubblicità che campeggia sulle pagine dei giornali sembra la locandina di un film: dopo Apocalypto, la pellicola di Mel Gibson sul tramonto della civiltà Maya, è venuto il momento degli Inca.  La sensazione che non si tratti – almeno nelle intenzioni – di una semplice mostra ma di una sorta di viaggio virtuale è rafforzata quando si legge sul sito “Scopri la multisensoriale mostra a Brescia dedicata ai misteri della civiltà Inca: immagini, suoni, colori e testimonianze ti accompagneranno in un emozionante viaggio alla scoperta di questo affascinante popolo”. Si capisce che Inca. Origine e misteri delle civiltà dell’oro, allestita al Museo di Santa Giulia, ha intenzione di stupire.

Il viaggio inizia con la promozione turistica del Perù, attraverso la proiezione su tre schermi delle sue bellezze naturali. L’ambiente è buio, domina il silenzio. Un po’ di infarinatura generale sulla culla della civiltà Inca, e si è invitati in un corridoio dalle pareti dorate che conduce alla prima sala: simbolicamente, è tra questi riflessi che si colloca il vero inizio del viaggio nel tempo (o nel tempio). Si parte alla scoperta di un tesoro in cui l’oro, “sudore del sole”, e l’argento, “lacrime della luna”, non rappresentano solo una materia prima, per quanto preziosa, con cui fabbricare oggetti, ma hanno un fondamento divino che li rende l’anello di congiunzione fra il sapere dei maestri artigiani e la sapienza mistica dei sacerdoti. Bottiglia configurata con ansa a staffa in terracotta, Cultura Moche (100-750 d.C.), Lima.jpgPrincipalmente d’oro e d’argento sono gli ornamenti e gli attrezzi della vita quotidiana, decorati con figure di uomini e animali dalla spigolosa e simmetrica geometria. Tra un coccodrillo e un guerriero dipinti o scolpiti su vasi e bottiglie (anche gli uomini mostrano i denti nelle rappresentazioni Inca), si attraversa una sala sul cui soffitto è proiettata la volta celeste, a indicare la vitale importanza dell’astronomia per questo popolo. E forse nel cielo si deve cercare il significato delle gigantesche linee della piana di Nazca, le cui figure sono mostrate in un video e dipinte sulle pareti della sala per permetterne una migliore fruizione. Di qui la conferma della modernità della proposta culturale della mostra: articolata in classiche sezioni riguardanti i momenti che caratterizzano ogni civiltà (dalla musica alla guerra, dai banchetti all’abbigliamento), l’esposizione si avvale di spiegazioni grafiche, disegni di tombe e principesse, effetti di luce e filmati per perseguire un intento didattico e di intrattenimento. Emblematico in questo senso è il pannello di spiegazione del Quipu, un complicato sistema di registrazione dei dati costituito di cordicelle, colori e nodi.

Il risultato complessivo però è la frammentazione della mostra in una sequenza di reperti, di finestre sul mondo Inca, non sostenuta da un progetto organico di ricerca. La multisensorialità – che però non comprende i suoni e viene quindi riassorbita nel monopolio della vista – diviene il principale obiettivo (o il miraggio) dell’esposizione, finendo col sottrarre spazio a una chiave di lettura capace di approfondire e coinvolgere davvero. Le splendide opere rimangono così parti di un quadro incompiuto che non restituisce un’immagine nitida delle civiltà dell’oro. Simbolo di questa debolezza del disegno d’insieme è, suo malgrado, l’artista contemporanea Olga de Amaral: le sue Estelas doradas riempiono i vuoti di alcune sezioni del percorso solo in virtù della luce che riflettono e servono al limite ad accompagnare all’uscita, che poi è l’ingresso di una mostra-appendice, Plus ultra. Oltre il barocco, rassegna sulla pittura barocca latinoamericana. Navigare a vista può costare caro in un viaggio così ambizioso.



Tags: argento, civiltà dell'oro, inca, Marco D'Egidio, multimedialità, multisensorialità, museo santa giulia di brescia, oro, perù, sudamerica,
30 Dicembre 2009

Oggetto recensito:

INCA. ORIGINE E MISTERI DELLE CIVILTÀ DELL’ORO, MUSEO DI SANTA GIULIA, BRESCIA

Fino al: 27 giugno 2010
Orari: da lunedì a giovedì dalle 9 alle 19; venerdì, sabato e domenica dalle 9 alle 20. Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura della mostra
Aperture speciali: 1 gennaio 2010 ore 13 – 20; 5 aprile 2010 (lunedì dell’Angelo) ore 9 – 20
Chiusure straordinarie: 31 dicembre 2009
Biglietti: intero euro 12; ridotto euro 9; ridotto gruppi euro 8; ridotto speciale e ridotto scuole euro 6. Il biglietto comprende l’ingresso anche alla mostra Plus ultra. Oltre il barocco e al Museo di Santa Giulia.
A cura di: Paloma Carcedo de Mufarech, Antonio Aimi e Giuseppe Orefici
Informazioni: www.incabrescia.it ; numero verde 800 775083 da lunedì a venerdì 9-13/14:30-18

giudizio:



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