Guttuso scrisse che l'arte moderna è spesso caratterizzata dalla paura. In questo senso l'interpretazione quasi di retroguardia dell'artista francese è un complimento. Ora una bella mostra a Roma mette in luce le sue influenze sui più noti pittori italiani del '900
di Marco D'Egidio
“Ma l’atto del dipingere è spesso caratterizzato non più dal coraggio come per Giotto, per Tintoretto, o per Tiziano o per Caravaggio o per Van Gogh, anzi dalla paura”. Così scriveva Renato Guttuso nel suo editoriale Paura della Pittura pubblicato sulla rivista Prospettive nel 1942. A questi nomi Francesco Trombadori ne aggiungeva un altro, nel suo quadro dello stesso anno, raffigurante una natura morta sul tavolo di un atelier, qualche tela sullo sfondo, spighe di mais e melanzane, cartoline, oltre allo stesso numero di Prospettive, e a un volume su Paul
Curata da Vittorio Sgarbi, la mostra alle Scuderie del Quirinale di Roma illustra la 'carriera' del pittore veneziano, commissione dopo commissione. Il suo sguardo già quasi romantico sul mondo, la sua sensibilità da fotografo ante-litteram, il senso per il "marketing" di chi ha sempre precorso i tempi.
di Marco D'Egidio
Uno schiavo giace disteso, nudo, sotto gli occhi dei suoi aguzzini increduli. Ridotti in frantumi attorno a lui sono i bastoni e i martelli che stavano per conficcarsi nel suo corpo. E’ il Miracolo di San Marco, calato a testa in giù sulla pubblica piazza per impedire il supplizio. Questo grande telero di Jacopo Robusti, detto il Tintoretto (Venezia, 1519 – Venezia, 1594), al quale è dedicata la mostra alle Scuderie del Quirinale curata da Vittorio Sgarbi, domina la prima sala accanto a un autoritratto giovanile dell’artista. (immagine in basso) Le due op
Alla seconda pellicola sull'investigatore più famoso della letteratura, Guy Ritchie mette in scena il funambolico scontro con il cattivissimo Moriarty. Due formidabili intelligenze in gara, due interpreti d'eccezione come Robert Downey jr. e Jude Law: gli ingredienti per un gran thriller ci sarebbero tutti. Invece in Gioco di ombre prevalgono azione e trucchi
di Marco D'Egidio
Assomiglia al Napoleone del periodo glorioso del Cinque Maggio manzoniano lo Sherlock Holmes di Guy Ritchie: “di quel securo il fulmine / tenea dietro al baleno”, di quel detective che non conosce il dubbio l’azione seguiva fulmineamente la deduzione. Se nel personaggio letterario questo stretto rapporto fra deduzione e azione potrebbe rappresentare l’essenza del brevetto investigativo depositato al 221b di Baker Street (l’avanzare deterministico dell’indagine a partire dagli indizi, senza mai lasciare nulla al caso), nei due film del regista inglese, e in p
Come in una moderna Antigone, legge degli uomini e legge naturale si scontrano nelle acque di Lampedusa. Il film di Emanuele Crialese è un capolavoro non solo perché parla di clandestini da soccorrere
di Marco D'Egidio
Nell’omonima tragedia di Sofocle, Antigone si appella alle leggi non scritte, eterne e incrollabili degli dèi per rivendicare il dovere di sepoltura nei confronti del fratello Polinice, per il quale il re Creonte ha vietato di celebrare i riti funebri. Le tragedie greche sono arte immortale, ma questa in particolare racconta di noi qui e ora, dei cittadini che devono rispettare le leggi democratiche, e in particolare degli abitanti di isole come Lampedusa. Quando un peschereccio avvista un barcone di clandestini (questo infatti sono i migranti, per la legge), la
Due bande di scassinatori organizzano in contemporanea un furto alla medesima banca. Mescolando i registri di thriller, commedia e noir, Le regole della truffa di Rob Minkoff si inserisce in uno dei filoni più saccheggiati della storia del cinema
di Marco D''Egidio
La rapina è un topos vecchio quanto il cinema. Il bagaglio delle 'robbery' in celluloide contiene thriller, action movie, avventure, gialli e commedie, generi spesso combinati nella stessa pellicola. Inevitabile sentire il peso di tanta produzione per registi e sceneggiatori, che a fronte di una formula di facile successo, si vedono spostata sempre più in alto l’asticella della novità. Ma la differenziazione verticale non è l’unica via. Chi non ha intenzione di farsi spazio in un panorama tanto affollato a furia di sofisticher
La morte di Bin Laden li ha stanati un'altra volta. I dietrologi affollano la rete, sempre pronti a questionare sulle versioni ufficiali e a costruire verità alternative spesso ricche di fantasia. Eppure, che mondo sarebbe senza questi professionisti del dubbio?
di Marco D'Egidio
Come molte morti “eccellenti”, come ogni evento di risonanza mondiale che coinvolga Poteri, anche l’uccisione di Osama Bin Laden ad opera di un commando statunitense è diventata immediatamente terreno fertile per le tesi complottiste. A queste, la stragrande maggioranza di chi crede alla versione di Obama reagisce con insofferenza, con sufficienza più o meno ironica quando non con scherno. Il tasso di fantasia di alcune teorie in effetti farebbe esplodere ogni termometro del buon senso. Ma anche il solo dubitare che le cose si siano svolte così co
Un professore (Russell Crowe) cerca di far uscire di prigione la moglie, arrestata con l'accusa di omicidio. Il regista premio oscar per Crash torna con The Next three days, remake del francese Pour Elle e variante sentimentale sul tema dell'escape movie. Una corsa che inizia in sordina per poi decollare verso il finale
di Marco D'Egidio
Inizia come uno di quei legal thriller che hanno affastellato il panorama cinematografico a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Una donna finisce in prigione con l’accusa di omicidio e il marito, un pacioso insegnante di lettere che non può arrendersi anche per suo figlio, sembra destinato a inventarsi detective per dimostrarne l’innocenza. Gli ingredienti di una trama non troppo originale, ma se ben architettata sempre in grado di appassionare, ci sono tutti. Tuttavia l’apparenza inganna: The next three days, l’ultimo film di Paul Haggis (già
Nel cuore di Milano, al Palazzo dell'Arengario, il nuovo grande museo dedicato all'arte del secolo scorso: architettura audace e multiforme per una parata di grandi opere. Ultimi giorni per approfittare dell'offerta-lancio: fin a fine mese l'ingresso è ancora gratuito
di Marco D'Egidio
Il Museo del Novecento di Milano contiene nel nome la più piacevole sorpresa. Una città che l’Expo ha lanciato nel futuro e nel mondo dona a se stessa un museo di arte italiana del secolo passato. L'altra notizia è: un museo, non una mostra. La nascita di un (grande) museo è un evento raro nel nostro Paese: anche nel campo dell’arte, infatti, si preferiscono forme flessibili di fruizione, basate sul concetto di consumo, all’esaurimento del quale ogni mostra viene smantellata. I musei sono un investimento controcorrente, che pe
Florian Henckel von Donnersmarck (Le vite degli altri) smette i panni dell'autore impegnato e si concede una gita in laguna. Il suo souvenir è questo thriller fiacco, che vede Johnny Depp e Angelina Jolie coinvolti in un intrigo internazionale. Molti cammeo di divi italiani su una Venezia da cartolina
di Marco D'Egidio
In The Tourist il vero turista non è l’imbolsito professor Johnny Depp, travolto a Venezia da un insolito destino con ill volto di Angelina Jolie, ma il regista Florian Henckel von Donnersmarck, che dopo l’impegnato e magnifico Le vite degli altri desiderava, per sua stessa ammissione, fare un film che potesse vedere a Natale con i suoi figli. Così ha deciso di andare in vacanza in Italia e ritornare con tanti souvenir perfettamente rappresentativi di come può apparire Venezia agli occhi di un visitatore superficialmente entusiasta, anzichè a q
Remake del francese Giù Al Nord, la commedia diretta da Luca Miniero e interpretata da Claudio Bisio non abbatte gli stereotipi ma li propone come patrimonio umoristico nazionale. Padani tutti nebbia e lavoro., terroni tra la monnezza: una risata li unirà
di Marco D'Egidio
Non si può chiedere a un film, per di più disimpegnato, di riuscire laddove non sono bastati 150 anni di convivenza civile, e cioè di indicare la via per un autentico senso di appartenenza nazionale. Eppure Benvenuti al Sud (remake del film francese di grande successo Giù al Nord) è un piccolo e sorprendente omaggio all’Unità d’Italia nel suo anniversario più importante e dimenticato; un invito non semplicemente ad abbandonare i luoghi comuni che alimentano, spesso acidamente, l’antica contesa fra “polentoni” e
In Alice in Wonderland, il colossal prodotto dalla Disney, non si vede la mano del regista di Big Fish
di Marco D'Egidio
“Niente è impossibile”, imparerà Alice durante il suo lungo fantastico viaggio nel Paese delle Meraviglie. Neppure che Tim Burton si dimentichi di apporre il timbro d’autore su una sua opera. Perché vedendo Alice in Wonderland si ha l’impressione di essere di fronte a un film in cui la più genuina poetica burtoniana – una perfetta sintesi di magia, incantamento, leggerezza, musicale armonia dell’immaginazione - viene ingabbiata e compressa da una sorta di “dover essere” rigido e frenetico. E&rs
Il licantropo Benicio del Toro e il padre-padrone Anthony Hopkins si affrontano tra atmosfere gotiche e gesta splatter. E' Wolfman di Joe Johnston, un horror che racconta il trionfo dell'istinto sulla ragione
di Marco D'Egidio
Neanche a farlo apposta, in due mesi il cinema ha portato in scena due tesi opposte. Sherlock Holmes, il “fumetto” di Guy Ritchie tutto azione e deduzione, rappresenta la vittoria della ragione positivista sulla superstizione e la magia; al contrario, Wolfman, il remake di Joe Johnston dell’omonimo film del 1941, simboleggia il trionfo dell’istinto sulla civiltà della ragione: come se le leggi che ci impediscono di essere lupi gli uni con gli altri fossero una forzatura della natura umana cui, di tanto in tanto, non si può non trasgredire. Sem
A Parma Nove100: arte, fotografia, architettura, moda e design per raccontare un'epoca. Milleduecento opere, in maggior parte mai esposte al pubblico
di Marco D'Egidio
Curare una mostra è un po’ come fare una tesi di laurea: si sceglie un tema, un titolo, si selezionano le fonti e le si organizzano nel percorso in un modo ben preciso. Le opere spesso vengono chieste in prestito a musei o collezioni. Ogni volta si tratta di decine, al massimo di centinaia di pezzi da riunire. Ma se questo lavoro di collezione fosse l’impegno di un’intera vita, e portasse a costituire un archivio permanente e pubblico di circa dodici milioni di opere d’arte di tutti i tipi, dalle fotografie ai progetti d’architettura, dai quadri alle scultu
La mostra Inca. Origine e misteri delle civiltà dell'oro, al Museo Santa Giulia di Brescia, fa grandiose promesse di multisensorialità ed effetti speciali
di Marco D'Egidio
La pubblicità che campeggia sulle pagine dei giornali sembra la locandina di un film: dopo Apocalypto, la pellicola di Mel Gibson sul tramonto della civiltà Maya, è venuto il momento degli Inca. La sensazione che non si tratti – almeno nelle intenzioni – di una semplice mostra ma di una sorta di viaggio virtuale è rafforzata quando si legge sul sito “Scopri la multisensoriale mostra a Brescia dedicata ai misteri della civiltà Inca: immagini, suoni, colori e testimonianze ti accompagneranno in un emozionante viaggio alla scoperta di que
In mostra alle Scuderie del Quirinale l'arte figurativa dal II secolo a.C. alla fine dell'impero: tra contaminazioni globali e peculiarità locali
di Marco D'Egidio
Il problema intrinseco delle mostre, specialmente di quelle archeologiche, è la sottrazione di un’opera al contesto per il quale è stata pensata. Estremizzando il discorso, per godere al meglio della pittura romana avremmo dovuto vivere a Pompei qualche anno prima dell’eruzione del Vesuvio, quando ogni affresco era sull’intera sua parete, al suo posto. Certe mostre sono un male necessario: custodiscono e proteggono l’opera, la ricongiungono alle sue simili e la valorizzano nella sua individualità. Lo scotto da pagare è non poterla ammirare ne