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ARTE

Salvador Dalì: alla faccia dell'installazione!

Il pezzo forte è la Sala Mae West, il volto-soggiorno per la prima volta ricostruito fuori dal Teatro-museo della nativa Figueres. Ma questa mostra a Palazzo Reale di Milano ci guida alla scoperta di pezzi insoliti, a volte meno surrealisti e più intimisti, ma sempre geniali 


di Anna Colafiglio

 


Venere di Milo con tiretti.jpg“L’unica differenza tra me e un pazzo è che io non sono pazzo”. E capiamo subito che è vero quando, ad accoglierci nelle sale di Palazzo Reale, c’è quello scorcio di viso beffardo con l’inconfondibile baffo. Capiamo che questa eccentricità apparentemente folle è venata di una genialità senza pari, o forse sarebbe più efficace affermare il contrario. Sta di fatto che Salvador Dalì, il sogno si avvicina (brutto titolo, effettivamente) ci regala un viaggio sull’ottovolante delle stramberie e delle inquietudini del "grande paranoico"; un viaggio che, abbandonando le limitanti cronologie, si snoda in quattro sezioni e sette stanze legate dal fil rouge del paesaggio. 
 
E’ infatti il rapporto tra Dalì e i suoi luoghi, vissuti o immaginati, al centro del percorso espositivo: inquietanti premonizioni, richiami ai luoghi d’infanzia, enigmatiche distese piatte. Non aspettatevi i soliti orologi sciolti (ce n’è uno solo), né le opere più celebri; aspettatevi di restare con il fiato mozzato davanti a dipinti che forse non avete mai visto, ma che esigerebbero le pagine di intere antologie. Aspettatevi anche di trovare un Dalì poco surrealista e più intimista, che volge lo sguardo al post-impressionismo, alla metafisica, al Velázquez della Spagna seicentesca, all’arte classica. La Venere di Milo con tiretti (1936, sopra) che apre la mostra varrebbe da sola il biglietto d’ingresso, posta com’è in una sorta di buio igloo che ne permette una fruizione atipica ed efficacissima.
 
La prima sezione (Paesaggi storici) sembra racchiudere la summa dei riferimenti pittorici dell’artista: Dalì raccoglie a piene mani l’eredità dei maestri del passato, ne decontestualizza le opere, le corrode (bella Eco geologico. La Pietà), isola i soggetti e li pone nei suoi paesaggi, alle sue condizioni. Le opere riunite nella Stanza del male sono le più forti e travolgenti, legate come sono all’attualità politica: dall’inquietaMae West.jpgnte premonizione di Volto della guerra (in cui già, lungimirante, Dalì vede le rovine del conflitto mondiale e i disastri di Hiroshima e Nagasaki) si passa all’intensità del Grande paranoico, fino ad arrivare al poeticismo struggente di Spagna: opera, quest’ultima, in cui gli orrori della guerra civile si tramutano in una splendida apologia della bellezza morente.
 
La seconda sezione ci porta all’interno dei Paesaggi autobiografici: i luoghi d’infanzia dei dipinti giovanili si affiancano ad alcune delle opere più marcatamente surrealiste, in cui Dalì si svela e gioca ad esplorare i meandri del suo inconscio.
Il pezzo forte della sezione è indubbiamente la Sala Mae West (1934, a destra), allestita con la collaborazione dell’architetto Oscar Tusquets Blanca, amico e collaboratore dell’artista. Suggestiva e divertente, “un sogno che possa fungere da soggiorno” come la definiva lo stesso Dalì, la Sala è un’installazione permanente del Teatro-Museo di Figueres, per la prima volta qui ricostruita secondo l’originale progetto daliniano: un’installazione contemporanea, fruibile e completa di schermi televisivi che permettono di vedere il tutto dalla giusta prospettiva, ovviando all’inconveniente del punto di fuga eccessivamente alto della progettazione originaria. 
 
“Si prega di sedersi sulle labbra”, si legge all’ingresso della Sala, ma forse è proprio questo il neo dello spazio: la processione di visitatori armati di fotocamera, ansiosi di farsi immortalare in posa sull’artistico divanetto, impedisce una piena fruizione dell’installazione; senza dire che, a poco a poco, gente su gente, il divano-bocca si sposta dalla sua posizione centrale donando alla povera Mae un insolito quanto grottesco grugno.
 
Paesaggi dell’assenza è la sezione più enigmatica e misteriosa, pregna di una spiritualità che, a tratti, diviene delicatamente dissacratoria. I luoghi si svuotano e diventano piatte campiture, personaggi attivi a loro volta (come nel magrittiano Coppia con la testa piena di nuvole); splendido il Paesaggio con fanciulla che salta la corda, (1936, in basso a sinistra) pregno di un’immobilità aleatoria spezzata dal movimento sospeso della piccola bambina al centro dell’enorme spazio piatto.
  
fanciulla.jpgGran finale con l’Epilogo fantastico: in mostra i bellissimi bozzetti e i dipinti realizzati da Dalì per Walt Disney, anticamera del cartone animato Destino che ha visto la luce solo nel 2003 (visibile a Palazzo Reale per la prima volta in Italia). Sintesi dei temi e delle influenze dell’arte daliniana, in essi rivivono le tematiche predilette dall’artista, i tributi all’antichità e al movimento metafisico, e le ambientazioni che la mostra ha snocciolato nel suo corso.
  
Sono oltre cinquanta le opere in mostra, più una serie di esilaranti filmati (comprese le due pellicole surrealiste nate dal sodalizio con Luis Buñuel, Un chien andalou e L’âge d’or) che avvicinano i visitatori al surreale ed eccentrico mondo che Salvador Dalì ha costruito attorno a sé e alla sua figura. “La mia ambizione non fa che crescere, e ora la mia ambizione è diventare Salvador Dalì, nient’altro”. Possiamo solo felicemente constatare la piena riuscita del progetto.



Tags: Anna Colafiglio, il sogno si avvicina, Sala Mae West, salvador Dalì, Stanza del Male, venere di Milo, walt disney,
11 Novembre 2010

Oggetto recensito:

Salvador Dalì - il sogno s'avvicina, Palazzo Reale, Piazza del Duomo 12, Milano

Fino a: 31 gennaio 2011.
 
Curatore: Vincenzo Trione, con la collaborazione della Fondazione Gala-Salvador Dalì.
 
Allestimento: Oscar Tusquets Blanca
  
Orari: lunedì dalle 14.30 alle 19.30. Da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30, tranne il giovedì e sabato, dalle 9.30 alle 22.30
 
Ingresso: 9 euro, ridotto 7,50
 
Info sulla mostra: www.mostradali.it
 

La critica: sbagliata l’illuminazione, su alcune opere in particolare. Chissà quando riusciranno a scoprire il magico mondo dell’antiriflesso.

giudizio:



7.718823
Media: 7.7 (34 voti)

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