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ARTE MODERNA

Un paese in movimenti

Astrattisti e concretisti, spazialisti e nuclearisti, formalisti e naturalisti... subito dopo la seconda guerra mondiale la penisola è campo di battaglia fra scuole e pennelli diversi, a volte del tutto opposti fra loro. Al MAR di Ravenna la mostra L'Italia s'è desta fa il punto sugli otto, caotici anni ('45-'53) che hanno rimesso in moto la nostra cultura


di Mirko Nottoli

La zolfara, di Renato Guttuso, 1949


Il titolo non tragga in inganno: nonostante i 150 anni dell’unità d’Italia, il Risorgimento non c’entra niente. La mostra, a cura di Claudio Spadoni, è infatti rigorosa nel rispettare le due date limite che si è posta: 1945-1953 (con la sola eccezione di un quadro di De Chirico di un paio d’anni precedente). Niente più che una manciata d’anni durante i quali però in Italia succede di tutto: gruppi che nascono e che muoiono in un batter di ciglia, manifesti sottoscritti e subito abbandonati, fondazioni, scissioni, fusioni, polemiche e incomprensioni. Un periodo ricco di fermento, una sorta di pentolone ribollente di umori, sperimentazioni, dubbi e incertezze. La notte prima dell’alba che vedrà la nascita dell’Informale. 
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E' appena finita la seconda guerra mondiale e l’artista si trova a doversi ricollocare all’interno di una società che ha evidentemente fallito ogni suo obiettivo, diviso tra realismo e astrazione, tra la continuità col passato e la necessità di far tabula rasa per ripartire da zero. Con un occhio all’Europa, preceduti dall’esperienza di Corrente di Vita Giovanile, sfilano Fronte Nuovo delle Arti, Forma 1, Spazialisti e Nuclearisti, Movimento d’Arte Concreta, Gruppo Origine, Gruppo degli Otto... schieramenti che si susseguono e si accavallano senza soluzione di continuità e senza probabilmente trovare mai la quadratura del cerchio. 
 
Guttuso, Morlotti, Moreni, Turcato, Accardi, Perilli, Sanfilippo, Corpora, Vedova, Capogrossi, Dorazio, Consagra, Leoncillo, Afro, Baj, Dangelo, Crippa, Colla, Burri e Fontana, sono solo alcuni dei protagonisti che in misura maggiore o minore animano il dibattito. Astrattisti, concretisti, formalisti, naturalisti, che cercano, si incontrano e si scontrano anche in maniera violenta, come dimostra la presa di posizione di Palmiro Togliatti che nel 1948 definì le loro opere esposte per l’occasione a Bologna “orrori e scemenze” (sopra a sinistra, Giacomo Balla, particolare da Ritratto di Benedetta marinetti, 1951).
 
Una mostra che potremmo definire didascalica o eccessivamente didattica ma che altrimenti non poteva essere se ci si voleva barcamenare tra una ridda di nomi e date da mandare in tilt un computer. Questo suo procedere ordinato risulta necessario per far chiarezza in un groviglio di proclami e dichiarazioni di intenti dalle finalità spesso velleitarie, fumose e contigue.
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Apre l’esposizione una simbolica riproduzione di Guernica, l’opera che più di ogni altra ha segnato e ispirato gli artisti nel dopoguerra, per proseguire con una sala introduttiva dedicata a quanto stavano producendo i maestri storici del primo novecento: Sironi, Campigli, De Chirico, Casorati, Morandi. Poi in successione cronologica passiamo in rassegna, sala per sala, tutti i movimenti succitati, con alcune significative opere di chi vi aveva aderito. 
 
Nessun capolavoro perché probabilmente nessuno di loro era un fuoriclasse, ma opere che nella varietà degli stili e delle personalità, nelle affinità di intenti ed esperienze, nei talenti non equamente distribuiti, ben sanno ricreare il clima inquieto e al contempo eccitato del momento:  spiccano le spirali di Crippa, le ceramiche di Leoncillo, le composizioni polimateriche di Colla, le masse terrose di Morlotti (a destra, Massimo Campigli, Bagnanti, 1953).
 
L’ultima sala si accomiata con uno sguardo al futuro, a quanto sarebbe accaduto subito dopo. Quattro le personalità infatti che dal calderone sarebbero emerse e avrebbero dettato la strada, una volta diradatisi i fumi: Renato Guttuso, strenuo alfiere delle ragioni del realismo, Emilio Vedova sul versante dell’informale e Alberto Burri e Lucio Fontana, sperimentatori indefessi le cui opere già aprivano al concettuale, all’environment, alla performance.



Tags: Corrente di Vita Giovanile, dopoguerra, Forma 1, Fronte Nuovo delle Arti, giacomo balla, Gruppo degli Otto, Gruppo Origine, L'italia s'è desta, Mirko Nottoli, movimenti, Movimento d’Arte Concreta, naturalisti, Nuclearisti, Spazialisti,
03 Maggio 2011

Oggetto recensito:

L'Italia s'è desta, MAR, via di Roma 13, Ravenna

Fino al: 16 giugno
A cura di: Claudio Spadoni
Orari: martedì, giovedi e venerdì dalle 9 alle 13.30 e dalle 15 alle 18, mercoledì e sabato dalle 9 alle 13.30 domenica dalle 15.00 alle 18.00. Chiuso il lunedì
Ingresso: 8 euro, ridotto 6 euro
Info: www.museocitta.ra.it

giudizio:



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