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FILM

Extraterrestre, portami via

L'ultimo terrestre è Luca (Gabriele Spinelli), un uomo mediocre, omofobo e misogino che vive solo nella gretta provincia toscana. Unica speranza di cambiamento, lo sbarco di una nave aliena. Il primo tentativo del fumettista Gipi di trasferire l'arte dalle tavole allo schermo è apprezzabile ma un poco... abbozzato


di Igor Vazzaz


Non siamo certo i primi a notare le significative analogie tra cinema e fumetto, altrettanto giustificate dei parallelismi tra settima arte e romanzo. Del resto, ogni singolo quadro delle bandes dessinées presenta le stesse caratteristiche dello schermo, rispondendo anche alle medesime leggi per composizione, inquadratura, distribuzione di luci e spazi. 
 
È significativo che tali forme espressive risultino in qualche modo coinvolte in uno tra i debutti cinematografici più attesi dell'anno, quello di Gipi. Autore fumettistico apprezzato, con significative escursioni teatrali, firma ormai “di culto”, contesa e celebrata, Gian Alfonso Pacinotti posa le matite e siede dietro una cinepresa per iniziativa di Domenico Procacci: il risultato è L'ultimo terrestre, pellicola ben accolta al festival veneziano da poco concluso. Non sorprende il tipo di soggetto, Nessuno mi farà del male, graphic novel di Giacomo Monti, cui il regista sottopone un doveroso adattamento personale. Ne risulta un film teso, d'atmosfera onirica, ma, al contempo, di desolazione iperrealistica, nella rappresentazione grottesca e impietosa di un'umanità fragile, risibile ed egoista.
 
gipiultimo.jpgStoria surreale: l'attesa dello sbarco alieno vissuta in una provincia italica, indefinitamente toscana, anonima e grigia. Luca (un Gabriele Spinelli al debutto assoluto) è un uomo silenzioso, traumatizzato, indifeso, la cui vita si dipana nella mediocrità: barista di sala bingo, come unico vero amico un trans che mette puntualmente in crisi la sua spiccata omofobia, vive da solo, in una squallida e biancastra suburbia d'appartamenti uguali e malfunzionanti, da cui spia la bella vicina di cui è confusamente innamorato.
Lo circonda un coro volgare e canagliesco di colleghi mossi esclusivamente dal proprio tornaconto (pulsionale o economico) a sottolineare ancor più la violenza d'una società, futuristica ma attuale, ridotta a brandelli. Unico reale contatto con le donne, l'amore a pagamento d'una vecchia puttana (l'eccelsa Ermanna Montinari), consumato nella surreale cornice al neon di letti in esposizione d'un mobilificio in orario di chiusura.
 
A cadenze regolari, Luca visita il padre (Roberto Herlitzka) ritirato nella miseria scalcinata d'una casa rurale, ancora avvelenato con la moglie, "femmina maledetta" che abbandonò, un tempo, marito e figlio. Sullo sfondo, la presenza onnivora dei media, da cui rimbalzano i sussulti dell'attesa messianica degli extraterrestri, tra ciarlatani millenaristi, approfondimenti tv, talk show radiofonici.
 
Gioca sui contrasti la visione di Gipi, tra l'affranta ambientazione suburbana e la mestizia del cortile paterno, nel contatto tra tristezze future e passate. E la tensione trasudata dalle sequenze risente di certe atmosfere fantascientifiche, tra l'Orson Welles del falso allarme alieno e certe atmosfere sospese e indefinite. Il vero campo da gioco è, però, il volto di Spinelli: serio, fronte inarcata, scientemente inespressivo, Buster Keaton drammatico, nel suo sguardo incarognito col mondo si giocano tutte le sfumature d'una pellicola non facile, cui forse difetta l'assenza di veri momenti distensivi.
 
Si ha l'impressione d'assistere al remake, non comico, di Berlinguer ti voglio bene, tanti sono i parallelismi: protagonista solitario, omofobo, incapace di comunicare; compari bestie, feroci e spietate; l'amore mercenario come unico modo "di parla' col mondo"; l'amicizia omosessuale che mette il protagonista dinanzi alle proprie misere contraddizioni; il genitore rimasto solo (all'epoca una splendida Alida Valli, qui uno smagliante Herlitzka) punta di diamante da attore e da personaggio. 
 gipiultimo2.jpg
Differente, però, il punto di svolta: nel Benigni, pardon, Bertolucci, d'annata, la speranza viene frustrata e affondata dalla conoscenza biblica tra la madre e il miglior amico del protagonista, qua è incarnata dallo sbarco effettivo della compagine extraterrestre, sul modello dei Grigi di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Speranza d'umanità altra, nuova, colta in un primo momento da un Herlitzka buono, accogliente, che ospita e familiarizza con un esemplare femminile dei visitanti, convivenza frantumata nella più bieca banalità d'un ménage di coppia umano troppo umano. La vicenda precipita, tra rovesci e rivelazioni che vi risparmiamo, lasciando Luca, però, con il regalo d'una speranza, vero cambiamento attanziale, quasi fosse possibile, davvero, cogliere il punto morto del mondo, capire e, addirittura, cambiare.
 
Film ambizioso, che più volte sferra il colpo al cuore, nell'agrodolce cinismo d'una rappresentazione spietata ma umana, cifra stilistica che Gian Alfonso Pacinotti regista eredita da Gipi disegnatore. Quel che non tiene, in parte, è l'efficacia del colpo: i fumetti del nostro lasciano tracce dolorose e feconde nel cuore, in sorrisi sanguinanti e ineluttabili. L'ultimo terrestre, per contro, è una buona prova, interessante, ma resta appiccicata alla proiezione su una tela bianca, non si lascia portare a casa del tutto, alla stregua d'un esperimento non condotto (o potuto condurre?) sino alle sue estreme e più profonde conseguenze. La speranza personale è, però, che vi possano essere altre occasioni e che i nomi dell'autore trovino una giusta fusione.



Tags: fandango, Gian Alfonso Pacinotti, Gipi, Igor Vazzaz, L'ultimo terrestre, recensione, Roberto herlitzka,
28 Settembre 2011

Oggetto recensito:

L'ultimo terrestre, di Gian Alfonso Pacinotti, Italia 2011, 100 m

Il sito del film: www.ultimoterrestre.it

Che senso ha: produrre un film, portarlo a Venezia e mandarlo al macello distribuendolo in 40 sale? Misteri italiani

In libreria: consigliamo vivamente S. e Appunti per una storia di guerra, oltre che il best-seller LMVDM (La mia vita disegnata male), tutti editi da Coconino Press
 
Gipi in teatro: varie serate musicali, accompagnato dal gruppo Organic Groove, a proposito di LMVDM, e uno spettacolo teatrale, interessantissimo, Esse dice, realizzato con i Sacchi di Sabbia e, purtroppo, distribuito poco 
  
Gian vs Gipi: ci chiediamo perché Pacinotti abbia deciso di firmare il film con il nome vero e non con il nom de plûme noto a tutti; in quanto artista, Gipi ha il diritto di fare quello che gli pare e l'escursione espressiva non contraddice né toglie, tutt'altro, al suo percorso complessivo

giudizio:



8.587503
Media: 8.6 (12 voti)

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