• Seguici su:
FILM

Il riscatto di Ciajkovskij

Le Concert di Radu Mihaileanu racconta la rivincita sul comunismo del vecchio direttore d'orchestra del Bolshoi di Mosca


di Federico Capitoni


Il concerto è quello per violino e orchestra di Ciajkovskij, un pezzo famosissimo e già utilizzato più di una volta al cinema. Il film è un mezzo per veicolare la seguente retorica: un concerto è una metafora del buon comunismo (che come un concerto non può durare all’infinito) e un’orchestra è esattamente una comunità. L’argomento è grave – importante - ma Radu Mihaileanu ha la mano leggera ed è con quella che tratteggia una storia molto bella, alla maniera di Loach, in cui le cose che vanno male finiscono con l’andare bene grazie alla complicità del gruppo, alla solidarietà. E poi si ride un bel po’. 
 
Andreï Filipov fa le pulizie al Bolshoi, lo storico teatro moscovita che lo ha visto trenta anni prima bacchetta acclamatissima. Ora in mano tiene una scopa ed è sfruttato dal direttore che gli proibisce anche soltanto di ricordare quando era un musicista. Ma un fax salvifico (strumento, il fax, che nell’era dell’iPad sembra il torchio da stampa di Gutenberg) dà al maestro la possibilità di una rivincita, di un riscatto; l’opportunità di tornare a dirigere quel concerto che il comunista manicheo Gavrilov aveva interrotto dichiarando Andreï “nemico del popolo” (titolo meritato per aver incluso nell’orchestra musicisti ebrei e rom). Spacciandosi per la famigerata orchestra del Bolshoi, Filipov e i suoi vecchi amici raccattati per le strade di Mosca, riescono a eseguire il Concerto op. 35 per violino e orchestra di Ciajkovskij a Parigi, riconciliandosi con loro stessi e con il mondo.
Il film è veloce, sentimentale, persino comico. L’essenza drammatica, quasi mortifera, dell’esistenza da scontare sotto il regime sovietico assume l’aspetto pulito e divino del fenomeno musica. Bellissime e oneste sono le scene della ricerca – senza Facebook, evviva! – degli ex compagni che oramai fanno le più disparate professioni. E così la musica viene ritrovata per strada, in un campo nomadi, al mercato, in un museo. Il comunismo diventa grottesco quando tutti si incontrano e si abbracciano nella Piazza Rossa. I neuroni specchio si attivano subito per gli spettatori in sala quando il violino della brava Mélanie Laurent commuove tutti i protagonisti: impossibile inibire le lacrime.
 
Bello e dal finale lietissimo, Le Concert non riesce però a essere un capolavoro per via di uno schema così classico che ormai è una matrice: la musica, come l’amore, dà e toglie in continuazione. O anche: una musica vi salverà. Proprio perché raggiunge quell’armonia tanto ricercata da Filipov, non sconvolge, non offende. E dunque è un film ripetibile; un capolavoro non lo è mai.



Tags: Bolshoi, Ciajkovskij, comunismo, concerto, Federico Capitoni, ken loach, le concert, musica, Radu Mihaileanu,
05 Febbraio 2010

Oggetto recensito:

Le Concert (Il Concerto), Di Radu Mihaileanu, Francia, Italia, Romania, Belgio 2009, 120 m.

giudizio:



8.340003
Media: 8.3 (6 voti)

Commenti

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.