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FILM

La triste gioventù

Scamarcio e Mezzogiorno terrorosti in La prima linea di Renato De Maria


di Gianpaolo Fissore


Avevamo scambiato l’alba con il tramonto, dice all’inizio del film Sergio Segio (Riccardo Scarmarcio) protagonista e voce narrante di La prima linea di Renato De Maria. Di riflesso vengono in mente altri giovani di quella stessa generazione che alla fine degli anni Settanta aspettavano l’alba dalla parte sbagliata: quelli messi in scena da Nanni Moretti in Ecce Bombo (1978) che, alla ricerca di un’ identità perduta, parlavano assai, ma almeno non provocavano danni.
Questi invece, i ragazzi con la pistola di La prima linea, preferiscono alle parole i fatti, perseguendo con criminale determinazione un’utopica palingenesi sociale.
Renato De Maria ha scelto di rievocare le imprese di quella “triste gioventù” assumendo il punto di vista di Sergio Segio, uno dei capi del gruppo terrorista Prima Linea, avendo come riferimento Miccia corta, il suo libro autobiografico. Immagini di repertorio, utili a contestualizzare gli anni tragicamente connotati dallo stragismo nero e dal terrorismo rosso, inframmezzano la narrazione delle “gesta” di Segio e compagni: giovani uomini e giovani donne che mangiano, dormono, fanno l’amore, poi si armano, feriscono e uccidono in nome della cosiddetta giustizia proletaria. Discutono tra di loro assai poco e ancor meno si confrontano con il mondo vero, quello in cui vivono gli operai e i proletari di cui si autoproclamano avanguardia armata.
 
La regia, che si avvale tra gli sceneggiatori di Sandro Petraglia, ha scelto di raccontare dall’interno uno squarcio del terrorismo made in Italy, privilegiando la storia armata e sentimentale di Segio e della sua compagna, Susanna Ronconi (Giovanna Mezzogiorno); evitando di approfondire le motivazioni ideologiche delle loro scelte, presenta i terroristi come se fossero condannati a subirne fino in fondo le conseguenze, senza possibilità o capacità di ripensamento.
Dal sapiente dosaggio di suspense e dramma esistenziale – ai ricordi di Segio, in flash back, fa da cornice il racconto una delle più ambiziose imprese militari dei terroristi, l’assalto al carcere di Rovigo – scaturisce un film ben confezionato dal punto di vista narrativo. Superficiale invece la riflessione politica sul tema.
 
Quanto alla scelta degli interpreti, essa è apparsa discutibile secondo vari giudizi critici, perché il bello Scamarcio e l’affascinante Giovanna Mezzogiorno contribuirebbero di per sé a trasformare dei gelidi assassini in eroi romantici (Mario Calabresi, La Stampa, 13 novembre 2009). I protagonisti di La prima linea sono in effetti due giovani innamorati, ma appaiono anche e soprattutto grigi, tristi (Scamarcio è fin troppo tenebroso e accigliato) e senza speranza: “non sogno mai che vinciamo” dice Susanna. C’è ben poco di eroico nel loro votarsi alla clandestinità, proprio per le imprese che ne conseguono: gli agguati a tradimento a obiettivi inermi.
Sull’identità e la storia di quei bersagli umani, di quelle persone gambizzate in una prima fase, trucidate nel tragico dispiegarsi della lotta armata, il film non si sofferma più di tanto. Solo all’omicidio del giudice Alessandrini (che seguì di pochi giorni quello perpetrato dalle Br contro il sindacalista Guido Rossa) viene data una certa rilevanza, contrapponendo la solitudine degli assassini alla mobilitazione popolare in occasione dei funerali di Stato. Il punto di vista delle vittime non è contemplato, ma forse si poteva osare qualche attenzione in più.
 
Nel finale del film una didascalia ricorda opportunamente che Sergio Segio e Susanna Ronconi, dopo aver scontato pienamente la loro pena, oggi fanno del volontariato. Ma prima dei titoli di coda c’è qualcosa che manca ed è il lungo elenco delle vittime dei terroristi di Prima Linea. Non avrebbe guastato citare con cognome e nome le conseguenze incancellabili di quell’idiozia criminale a cui anche Sergio e Susanna che, probabilmente, come il film racconta, nella vita reale idioti non lo erano affatto, hanno prestato i pensieri e soprattutto le azioni della loro giovinezza.


Tags: br, de maria, Gianpaolo Fissore, giovanna mezzogiorno, la prima linea, riccardo scamarcio,
24 Novembre 2009

Oggetto recensito:

LA PRIMA LINEA DI RENATO DE MARIA, ITALIA 2009, 96 M.

 

Tra i produttori del film: i fratelli Dardenne
Il precedente film diretto da Renato De Maria sui giovani degli anni Settanta: Paz (2002), dalle opere di Andrea Pazienza
La prima volta di Riccardo Scamarcio (nei panni di terrorista): in Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti (2007), ma stavolta ha studiato meglio la parte
Dalla parte delle vittime: La seconda volta di Mimmo Calopresti (1995)
giudizio:



7.02
Media: 7 (1 vote)

Commenti

Non ho visto il film, volevo

Non ho visto il film, volevo solo chiedere: ma De Maria fa solo film ambientati negli anni Settanta?

Per quanto infastidito dalla

7.02

Per quanto infastidito dalla recitazione di Giovanna Mezzogiorno, ho apprezzato anche io la pellicola di Renato De Maria. Quanto alla tua opinione, non posso che trovarmi d'accordo la tua lettura del film.

Per quanto infastidito dalla

Per quanto infastidito dalla recitazione di Giovanna Mezzogiorno, ho apprezzato anche io la pellicola di Renato De Maria. Quanto alla tua opinione, non posso che trovarmi d'accordo la tua lettura del film.

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