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FILM

Precious, un personaggio ingombrante

Storia "ai margini" di un'adolescente di Harlem, obesa e incinta del suo stesso padre. Dopo i toni realistici iniziali, la regia di Lee Daniels devia totalmente sulle fantasie della protagonista senza preoccuparsi di dare coerenza stilistica al film


di Andrea B. Previtera


Ah, come sarebbe stato tutto più facile una decina d’anni fa. Pistole e cappelli a falda larga volevano dire Western, astronavi e raggi laser stavano per Fantascienza, Owen Wilson e Ben Stiller indicavano Commedia. Oggi invece è talmente complicato capire a che cosa stiamo assistendo. I generi si sovrappongono, si scartano l’uno con l’altro, si scivolano addosso accoppiandosi impudicamente di fronte ai nostri occhi per dare vita a ibridi dalle geometrie spesso incerte.
 
Bisognerà che faccia un esempio. Bisognerà che vi dica di immaginare, che so, una storia di tortura psicologica e abuso sessuale. Di incesto e miseria, obesità, analfabetismo, in cui però a uno stupro sudaticcio segua una sequenza fantastica a cavallo tra Ally McBeal e Mary Poppins. Ma perchè immaginare? C’è qui per noi Precious, tutto raggiante con il suo paio di Academy awards sotto braccio, e appena giunta in Italia dopo un anno di attesa.
 
Dunque, chi o cosa è Precious? Precious - Clarisse Precious Jones - è un’adolescente afroamericana prossima ai duecento chili di stazza. Un’adolescente nella Harlem di fine anni 80, più o meno incapace di leggere e scrivere, più o meno ridotta in schiavitù dalla madre, e incinta per la seconda volta di quello che più o meno sarebbe il padre biologico. Una vita che per la sua configurazione non consente che due risposte: spegnersi, o risalire. Se non altro per dovere di riempimento di fotogrammi (o pagine, dato che il film è la trasposizione del romanzo del 1994 Push - della scrittrice americana Sapphire) la vita di Precious risalirà.
 
Ma non c’è clamore, non c’è alcuna scarpetta di cristallo: il timido nerd non diventa l’eroe della scuola, il vecchio pugile fallito non conquista la cintura mondiale dei pesi massimi. Questa è la storia di un riscatto sottotono e punteggiato di ulteriori sconfitte – modulato su uno squallore neo-neorealistico che prende però numerose gomitate dagli inserti glitterati della fantasia della protagonista. Un diario, un monologo interiore mai del tutto chiaro in cui paura, vergogna, speranza e senso di colpa inciampano continuamente l’uno sull’altro.
 precious_mariahcarey.jpg 
Una storia che riempie tutto. Non c’è spazio per altro che per la ferocia di cui Precious è il centro di gravità: spariscono così il compartimento tecnico e l’inquadramento temporale, sbiadiscono le presenze nel cast di Mariah Carey e Lenny Kravitz, e probabilmente c’è persino una colonna sonora - ma scivola via... inaudita.

E questo, ancora, è il punto: chi o cosa è Precious? A cosa abbiamo assistito esattamente? Cosa si nasconde dietro quella mole basculante di adipe e dolore? Un messaggio di speranza, uno di quei sempiterni inviti a non cedere mai, oppure – ancora – l’esposizione di uno spaccato di quelle vite di cui preferiamo non sapere nulla? La banalità dell’operazione, sarebbe in ogni caso avvilente e allora ci attraversa per un attimo l’idea che Precious sia lì come termine vivente di paragone verso il basso – applicazione della teoria della relatività alle sfortune e difficoltà dello spettatore.
 
Va bene. Allora, chi o cosa è Precious? Nel dubbio e nella peculiarità del genere, nel non esserci ancora saputi dare una risposta definita, noi sospendiamo il giudizio. Sospesi, come anche voi sarete dopo i titoli di coda, tra angoscia e sollievo.



Tags: Andrea B. Previtera, emarginazione, Harlem, lee Daniels, lenny Kravitz, Mariah Carey, obesità, Precious, recensione, stupro, violenza sessuale,
26 Novembre 2010

Oggetto recensito:

Precious di Lee Daniels, USA 2009, 109 m

giudizio:



8.340003
Media: 8.3 (3 voti)

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