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FILM

Scorsese in nome dei padri

Riavvolgere le pellicole. Attraverso la favola in cui il piccolo Hugo Cabret va alla ricerca del genitore, il grande regista riscopre (e fa riscoprire) la meraviglia del cinema, omaggiando i pionieri della settima arte: si parte dal famoso arrivo del treno dei Lumière e si arriva agli occhialini 3D degli spettatori in sala


di Gianpaolo Fissore


“Ti va di vivere un’avventura?” dice Hugo (interpretato dal quattordicenne Asa Butterfield) alla sua giovane amica Isabelle (Chloe Moretz, anch’essa quattordicenne). E come nelle vere avventure, dalla porta di servizio la conduce in una sala cinematografica dove sul grande schermo si proiettano le acrobazie ad alto rischio di Buster Keaton.
 
In Hugo Cabret, favola in 3D firmata Martin Scorsese, il viaggio nell’avventura è un viaggio nel cinema. In quello di oggi, che per non perdere il favore del grande pubblico si avvale delle più sofisticate tecnologie, e in quello delle origini, che per conquistarselo, un pubblico, cominciò all’inizio del secolo scorso a inventare e distribuire magie in bianco e nero.
 
Dalla combinazione di creatività e tecnologia, di poesia e abilità tecnica, nasce il grande Cinema, quello che rapisce lo spettatore, calandolo in altri tempi e in altri luoghi, facendolo partecipe di spericolate peripezie, imponendo imprevedibili punti di vista. Così è in Hugo Cabret, a cominciare dall’inizio: le scene che precedono il titolo di testa, ottenute con sofisticati effetti visivi e incredibili piani sequenza, inimmaginabili con l’uso dei mezzi tradizionali, sono da applauso. Nella trama che da quel momento prende forma, l’innovazione tecnologica dispiega le sue magie al servizio di un racconto che è innanzitutto un omaggio al cinema delle origini, a quelle immagini mute e in movimento attraverso le quali la genialità autoriale seppe ammaliare i primi spettatori.
 
Papà Georges Méliès (un magnifico Ben Kingsley), personaggio chiave del racconto di Scorsese, non si discosta troppo, per come viene descritto nel film, dal vero Georges Méliès, produttore, regista, autore, attore, in hugo-cabret.jpgaltre parole demiurgo del cinema d’invenzione. Se i Lumière - la riproposizione de L'Arrivée d'un train en gare de La Ciotat restituisce, complice il 3D, l’effetto sorpresa alle platee di oggi - ebbero merito di stupire con l’ordinario, Méliès alimentò la nuova invenzione con la sua fantasia creativa. Come a dire, sottolinea Scorsese, che se il cinema, ieri come oggi, è debitore alle invenzioni degli ingegneri, per farlo vivere e rivivere sono necessari gli inventori di storie, di ambientazioni, di scenografie, di effettti speciali.
 
Ambientato negli anni Venti nella stazione centrale di Parigi e nella sua torre dell’orologio, Hugo Cabret racconta di un ragazzo che, cercando il proprio padre, trova il cinema. Orfano e abbandonato a se stesso ha, come si addice agli eroi delle favole, la sua arma segreta nella capacità di ricostruire complicati oggetti meccanici. Pazientemente impegnato a ridare movimento a un automa, Hugo sarà chiamato a rimettere in modo anche i meccanismi più segreti nascosti nel cuore di un uomo, a riaccendere la passione per la vita in chi da tempo se ne è disamorato. Se l’abito è quello della favola, in realtà il film è una lezione sul cinema destinata a spettatori di ogni età, fitta di citazioni e metafore, in qualche passaggio fin troppo didascalica, ma nel complesso spettacolare e godibilissima. E nella quale, fatto salvo il divertissement ottenuto con il 3D, il vero effetto sorpresa se lo conquistano soprattutto le immagini del cinema di ieri, perfettamente incastonate nel racconto.
 
Non i Lumière ma neppure Méliès ebbero all’inizio del Novecento la consapevolezza di dove sarebbe approdata la nuova invenzione, imprevedibile veicolo di affari e meraviglie. Prevedere il futuro della settima arte potrebbe dunque essere, con buona pace dei fanatici degli occhialini, anche oggi un azzardo. Ma con Hugo Cabret Martin Scorsese testimonia dove sia stato in grado di arrivare il cinema contemporaneo, mettendo la genialità alla prova delle nuove macchine, ed esprimendo al contempo nostalgia e immensa riconoscenza per i pionieri, i suoi padri.



Tags: George Melies, Gianpaolo Fissore, Hugo Cabret, Lumière, martin scorsese, recensione, Voyage dans la lune,
10 Febbraio 2012

Oggetto recensito:

Hugo Cabret di Martin Scorsese, USA 2011, 125 m.

giudizio:



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