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LIBRI - NARRATIVA

Il correttore, romanzo per gli anni Ground Zero

La morte di Osama Bin Laden ha forse appena chiuso un decennio di terrorismo e di terrore. Riccardo Menendez Salmòn ne ricorda uno dei momenti salienti, l'attentato di Madrid nel 2004. Una sorta di 11 settembre spagnolo, che sconvolge il protagonista ma senza lasciare segni nella sua vita quotidiana


di Dario De Marco


A cavallo tra il 2009 e il 2010, ci si incominciò a chiedere quale fosse la cifra del decennio che volgeva al termine. Dal dopoguerra in poi, siamo stati abituati a prenderla in blocchi: anni '50 la ricostruzione, anni '60 il boom, anni '70 contestazione/piombo, anni '80 edonismo, anni '90 globalizzazione/noglobal. E gli anni zero, quali sono stati? Quelli dell'ascesa cinese? Quelli dell'internet 2.0, di facebook? Quelli della crisi economico-finanziaria, quelli della nascita di Giudizio Universale? In realtà è chiaro che lo scorso decennio è iniziato l'11 settembre 2001, e che è stato il decennio del terrore. Non del terrorismo, proprio del terrore. Anche del terrorismo, ma soprattutto di quel che è seguito, in termini di guerre internazionali, compressione dei diritti civili, armi di distrazione di massa, cambiamento delle nostre abitudini mentali. 
 
In questo senso, si può dire che gli anni zero sono finiti solo il 2 maggio 2011, con la morte di Osama bin Laden. Forse. Perché già nei giornali e nelle nostre teste si affacciano altri fantasmi: dalle minacce di vendetta del jihadismo globale al toto-successore per lo scranno traballante di numero uno in al Qaeda. Per non parlare delle paranoie negazioniste: è ancora vivo? (ma soprattutto: quanto dev'essere grande, quest'isola del Pacifico, per accogliere tutta la Hall of Fame dei non morti, da Elvis a Jim Morrison?). Vedremo, se possiamo veramente dirci usciti dal decennio del terrore. Sicuramente, forte è la tentazione, davanti alla complessità di questo periodo, di chiamarsi fuori, di non sforzarsi di capire, di raccontare.
 
Certo l'11 settembre è rimasto una data storica, anche per quelli che l'attacco alle Torri gemelle lo attribuiscono alla Cia o ai Savi di Sion. Con una frase non meno vera che abusata, si dice che ognuno di noi, americano o no, ricorda cosa stava facendo in quel momento e cosa fece nelle ore immediatamente seguenti. Qualcuno ricorda invece quello che stava facendo l'11 marzo del 2004? A qualcuno dice qualcosa il nome di Atocha? Agli spagnoli sicuramente sì: '11 marzo 2004 fu “l'11 settembre” della Spagna, una serie di bombe sui treni, principalmente nella stazione madrilena di Atocha ma anche in vari altri convogli e fermate, quasi duecento morti e più di duemila feriti.
 
atocha - train.jpgLo ricorda bene lo scrittore Ricardo Menéndez Salmòn, e lo ricorda il protagonista del suo libro Il correttore, che si svolge tutto nelle prime ore dopo gli attentati. Lo shock irrompe, come per molti, attraverso la tv, in una tranquilla mattina, in un posto lontano dalla capitale. Da quel momento per Vladimir, correttore di bozze all'opera sull'ennesima edizione di Dostoevskij, tutto precipita in un vortice di confusione, perché è subito chiaro che è successo qualcosa di irrimediabile, un “qualcosa che metta bene in chiaro che in bel giorno, senza dubbio, tutto andrà in merda”.
 
E non perché di lì in poi, come nei film di Iñarritu, parta un effetto domino che dai macro avvenimenti storici si ripercuote in maniera terribile nel micro sulle vite dei singoli, o viceversa. O forse proprio per quello: perché non succede niente o quasi. Il protagonista assiste infatti disperato e inerte ai fatti, tra un colloquio con i genitori in panico e varie telefonate di un amico che è sul luogo della tragedia, tra le notizie che continuano a gocciolare dalla tv e le imbarazzanti reazioni a caldo dei vari politici. Contemporaneamente, questi fatti si intrecciano ai ricordi e ai temi personali: il suo lavoro di correttore di bozze, un passato da scrittore che non vuole far tornare ma che fatica a seppellire, il rapporto altalenante con la moglie, un figlio segretissimo.
 
Se pure un evoluzione e un filo c'è, in questo Il correttore che più di un romanzo è un racconto lungo, alla fine il senso del libro sembra essere questo: quanto i grandi avvenimenti, nonostante l'impressione di vicinanza data dal poterli seguire in diretta grazie ai media, non influiscano direttamente sulla nostra vita, in apparenza. E quanto, in realtà, impercettibilmente la modifichino fin negli angoli più distanti e intimi. 
 
Vladimir, il protagonista, a un certo punto della sua vita abbandona la scrittura. Dicendo, come gli ricorda l'amico, “che la vita è molto più importante della letteratura. Che i romanzi appaiono, mentre la vita è”. Si chiama fuori, rinuncia a capire la realtà, a raccontare la sua realtà. Menendéz Salmòn, lo scrittore, no, non rinuncia. Noi anche, nel nostro piccolo, ci proviamo.



Tags: 11 settembre, Al qaeda, atocha, attentato, Dario De Marco, Il correttore, jihad, Marcos y Marcos, osama bin laden, recensione, Ricardo Menendez Salmòn, terrorismo,
09 Maggio 2011

Oggetto recensito:

Riccardo Menendez Salmòn, Il correttore, Marcos y marcos 2011, p 156, 14,50 euro

giudizio:



7.593156
Media: 7.6 (19 voti)

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