• Seguici su:
LIBRI - MUSICA

L'ultimo disco dei Mohicani, ovvero fenomenologia del vinilista

Maurizio Blatto, noto critico di Rumore, è proprietario di un longevo negozio di dischi. In questi racconti descrive con tenerezza manie, tic e piccoli feticismi degli appassionati che incontra ogni giorno: a ciascuno un soprannome, un capitolo e una colonna sonora. Molta ironia, ma anche un po' di tristezza


di Simone Dotto


records_2.jpgIl solo fatto di scriverne qui, da queste pagine virtuali, ci pone già dall’altra parte della barricata. Fra quelli che, d’accordo, sarà anche bello l’odore o il fruscio della carta stampata, bella la sensazione poter toccare con mano gli oggetti a cui si è affezionati: però, specie quando si tratta del tipo di oggetti di cui di solito ci si occupa da queste parti, quel che conta alla fine è il contenuto più del contenitore, no? Beh, no. Almeno, non per tutti. 
 
 
Giornalista musicale e storico collaboratore della rivista Rumore, Maurizio Blatto è senz’altro uno che di contenuti se ne intende. Ma in qualità di proprietario di un negozio di dischi fra i più longevi di Torino è anche un cultore dei contenitori, dei supporti: un vinilista convinto che il destino ha voluto dietro un bancone per servire quelli affetti dalla sua stessa malattia. E così sia. A discapito degli anni passati a studiare legge nelle aule universitarie, Blatto ha accettato la chiamata, ben consapevole che fare il negoziante di dischi significa non solo vendere ma anche offrire assistenza: "chi entra si compra sì una manciata di vinili o di cd, ma anche quaranta minuti di Backdoor, nel senso di buon tempo correlato". 
  
Proprio da anni di questo "buon tempo correlato" e di un’attività che sta a metà fra il commerciale e il sociale provengono i racconti de L’ultimo disco dei Mohicani: perché mentre il venditore serve, lo scrittore osserva. E vede esemplari di varia umanità radunarsi davanti a lui, attratti dal fascino vintage dei "padelloni" ma anche da un posto che sa di rifugio, di casa: dove "ci si sente poi autorizzati a dar libero sfogo all’approccio tattile e vagamente erotico con l’oggetto. I dischi come concretizzazione del desiderio. Alcuni li annusano (…) Mostrano una reverenza sacrale, se ne occupano come se fosse un infante. Li lavano". 
  
Ecco, è questa la scimmia del collezionista, quel "feticismo delle merci" cui si accennava all’inizio. L’unico comune denominatore a tanti impallinati, per il resto diversissimi, ognuno impegnato ad inseguire le rispettive ossessioni. L’ultimo disco dei Mohicani sceglie i migliori dal lotto e a ciascuno dedica un capitolo, con tanto di colonna sonora consigliata per la lettura. C’è il Piastrellista, per il quale la musica è rigorosamente “black”, sinonimo di libidine e godimento. C’è Beissline, il tamarro con scritto “figo” sul berretto - perfetto prototipo di una certa fauna sabauda - che pretende di aver contribuito a coniare il suono dei Massive Attack durante una trasferta a Londra. 
  
E poi il controverso rapporto con le donne, queste sconosciute: qualcuno è persino disposto a correre fino alla casa al mare, pur di mettere i nuovi acquisti al riparo all’occhio vigile della moglie. Qualcun altro, come il Baffino dell’hi-fi, è così poco tollerante (e tollerato) in casa che l’area protetta per le sue manie audiofile se l’è dovuta ricostruire in soffitta, a costo di suscitare sospetti di scappatelle extraconiugali - destinati a rivelarsi tristemente infondati. E infine quel latin lover che, a forza di usare i dischi come arma di seduzione, ha imparato a bollare anche le sue donne con il vocabolario del buon collezionista: Excellent, Very Good e Still Sealed, “ancora sigillata”. Un bellimbusto in gessato che ai lettori diverrà noto semplicemente come Marcello, ché tanto squallore non merita soprannomi affettuosi.
 
Blatto ha il senso dell’umorismo e il gusto per la coloritura, e i suoi aneddoti devono aver sostenuto più di una prova orale (mi racconti di nuovo di quella volta là?) prima di finire sulla carta stampata. Ciononostante il suo libro non è un semplice stupidario compilato nelle pause pranzo, un elenco di variazioni sul tema “Indovina cosa mi è successo al negozio oggi”: le pagine più riuscite, anzi, sono quelle che sollevano leggermente la copertina, e sotto ai personaggi-macchietta fanno intuire il retrogusto malinconico di tante vite trascorse in solitudine. Quelle esistenze che il rutilante mondo delle rockstar non conosce e forse nemmeno immagina, ma che il commerciante che opera "sul campo" deve fronteggiare ogni santo giorno, con il rischio e la delicatezza che si usano quando si ha a che fare con una specie in estinzione.
 
Fossero nati un paio di generazioni più in là, in un mondo senza più negozi di dischi, picchiatelli come questi sarebbero finiti a sfogare le proprie frustrazioni (musicali e non) in rete, magari barricati dietro ad un nickname non troppo diverso da quello che l’autore ha inventato per loro. Non è difficile immaginarseli così, eternamente chiusi in casa, di fronte allo schermo di un pc, senza più la necessità di importunare il prossimo. Un pensiero che se da un lato fa tirare un sospiro di sollievo, dall’altro mette addosso anche un poco di tristezza.


Tags: backdoor, fabio fazio, feticismo, matt dillon, maurizio blatto, musica, negozio, rumore, Simone Dotto, solitudine, torino, vinili,
26 Gennaio 2011

Oggetto recensito:

Maurizio Blatto, L’ultimo disco dei Mohicani, Castelvecchi 2010, p. 240, euro 15

Il titolo: "Minchia il calzolaio ha chiuso, la lavanderia pure e il gioielliere non si sa quando cazzo apre. Meno male che almeno tu non fai i vermi. Mi piglio st’ultimo disco dei Mohicani e me ne vado a fare una doccia" 
 
La migliore: "Cercavo Sono una donna non sono una Santa di Rosanna Fratello, da regalare a mia moglie. Non si faccia strane idee"
 
La celebrità: Matt Dillon, vinilista convinto pure lui, che prima di essere ospite da Fabio Fazio a Che Tempo che fa, fa tappa a Backdoor. L’acquisto - Laura Betti con l’orchestra di Piero Umiliani interpreta le canzoni di Pasolini – farà bella mostra di sé la sera dopo su Raitre 
 
Il negozio: Backdoor, via Pinelli 45, Torino

giudizio:



6.082101
Media: 6.1 (19 voti)

Commenti

ho preso il libro, soldi

1.08

ho preso il libro, soldi buttati....

Blatto, pur nella sua

3.06

Blatto, pur nella sua innegabile simpatia, soffre della dimensione parrocchiale che affligge tanti scrittori torinesi. Chiusi dall'orizzonte minimale, pretendono di tracciare un affresco cittadino dipingendo personaggi del sottobosco esistenziale torinese, travet dalle passioni sottese ed ossessive, protagonisti di storie sghembe e malaticce. Ma non basta scrivere sotto la Mole per essere i nuovi Frutterolucentini, primi ed inimitabili. Se l'americanista Bonetto rimane credibile adesso che ha quasi 40 anni le storie dei Culicchia, Gambarotta e compagnia cantante (o ascoltante musica) sono risapute e noiose. il libro di Blatto parte bene ma si ingolfa progressivamente tanto più si allontana dal magma in cui è nato, la musica.

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.