• Seguici su:
DISCHI

Sorpresa: l'arpa diventa jazz

Nelle mani del colombiano Edmar Castaneda lo strumento produce effetti insoliti, melodie virtuosistiche e ritmi sincopati


di Federico Capitoni


L’arpa questa sconosciuta? Sempre meno. Non tanto nella musica classica, che è il suo naturale regno; né in ambito rock, dove è stata spesso usata soltanto negli arrangiamenti (per dirne due: quello raffinatissimo di Come Down In Time di Elton John e quello un po’ più grossolano di She’s Leaving Home dei Beatles); quanto nella musica jazz. Certo i nomi – se li facciamo nell’arco di circa un secolo - sono pochi: si va da Casper Reardon a Park Stickney passando per Dorothy Ashby e Alice Coltrane. Il colombiano Edmar Castaneda è oggi dunque un artista raro, di quelli da tenere da conto, che riesce a fare dell’arpa la protagonista di un trio jazz. 
 

Arpa che in Entre Cuerdas ha a che fare con un trombone e delle percussioni (anche se si riveleranno frequenti le incursioni degli ospiti del disco), dovendo sostenere un ruolo primario, come quello che solitamente spetta al pianoforte. Siamo lontani dagli esperimenti boreali di Iro Haarla, arpista finlandese che ci stupì pochi anni fa con il suo Northbound. E siamo anche – per fortuna – lontani dai tentativi pop di Cecilia Chailly (il suo ultimo lavoro è davvero trascurabile). Piuttosto è un jazz latinoamericano dove lo sforzo di Edmar è grande nel cercare di piegare tecnica e timbro dell’arpa al carattere solare del Sudamerica.
 
L’arpa suonata da Castaneda (l’ha chiamata Teresita) non è proprio quella tradizionale, quella classica, che troviamo nelle orchestre wagneriane; è un più piccolo modello diatonico che permette virtuosismi di altro tipo che non infiniti glissando. E così l’arte di Castaneda rifulge, oltre che nell’invenzione di melodie anche complesse, in una sorprendente varietà di effetti ritmici, solitamente sconosciuti agli arpisti tradizionali. I tempi prediletti sono quelli veloci, con sincopi e corse forsennate (come in Colibrì), ma c’è lo spazio anche per qualche ballata (Jesus de Nazareth) o per momenti in cui quasi prevale lo studio timbrico e armonico (è il caso del dialogo tra vibrafono e arpa in Song of Hope). E persino per un dixieland (molto) sui generis. Sospetti di un possibile standard futuro aleggiano invece attorno a Looking Forward.
 
In Entre Cuerdas si mette in mostra l’ennesima faccia, l’ulteriore possibilità sonora, di uno strumento tra i più antichi di sempre. Il merito di Castaneda è in sostanza quello di ricordarci che l’arpa è uno strumento che va abbracciato, accolto tra le gambe, e che pertanto può essere molto più sensuale di quanto la storia della musica abbia tramandato.


Tags: Alice Coltrane, arpa, Beatles, Casper Reardon, cecilia chailly, Come Down In Time, Dorothy Ashby, edmar castaneda, Elton John, entre cuerdas, Federico Capitoni, Iro Haarla, jazz, Northbound, Park Stickney, ritmi sudamericani, She’s Leaving Home,
16 Febbraio 2010

Oggetto recensito:

Edmar Castaneda, Entre Cuerdas, AristShare

giudizio:



7.88625
Media: 7.9 (8 voti)

Commenti

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.