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TEATRO

I Marcido Marcidorjs non fanno più paura

Il nuovo spettacolo della compagnia torinese nota per il teatro di ricerca è ispirato alle estasi di Santa Maria Maddalena. Ma Nel lago dei leoni stupisce solo per i primi dieci minuti


di Anna Colafiglio


lago.jpgAvevamo già visto i Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa un anno fa in … Ma bisogna che il discorso si faccia!, un monologo a più voci tratto da L’innominabile di Samuel Beckett, valso un Premio Ubu 2009 per la scenografa Daniela Dal Cin e un Premio 2009 dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro per l’intera compagnia. Gli addetti ai lavori apprezzano e premiano il lavoro del gruppo torinese nato negli anni Ottanta, sempre distintosi per la ricerca condotta sul versante dell’impiego dello spazio scenico e della vocalità attoriale. 
 
Per quanto ci riguarda invece, constatiamo amaramente che Nel lago dei leoni (dalle estasi di Maria Maddalena de’ Pazzi) ha suscitato in noi le stesse identiche perplessità del lavoro precedente: quello dei Marcido Marcidorjs è un teatro di grande impatto scenico, un teatro nel quale si può (e si deve) constatare l’indubbia bravura degli attori, ma che non sa arrivare al pubblico. E’ quel genere di teatro che lascia esterrefatti per i primi dieci minuti, durante i quali si ha il tempo di apprezzare le scene, di constatare che l’idea è buona, molto buona, che i testi sono sì in un linguaggio ostico, ma molto musicale, che gli attori hanno un’ottima capacità vocale e interpretativa, che la loro costrizione nello spazio, la loro immobilità forzata, sia in fondo una virtù; ma questa ondata di belle parole e di estrema positività dura poco, troppo poco. Dopo i fatidici dieci minuti, il pubblico inizia a consultare l’orologio a cadenze regolari: lo stupore per la scena è svanito, la staticità estrema è diventata un peso; l’apprezzamento della musicalità della parola sparisce per lasciare spazio ad una fastidiosa impossibilità di seguire un lungo discorso giocato su reiterazioni, latinismi e speculazioni filosofiche ai margini del nonsense. Le varietà tonali delle voci e la bravura degli attori non bastano più a mantenere viva l’attenzione dello spettatore. 
 
Nel lago dei leoni è un semi monologo, uno spettacolo portato avanti dalla bravissima Maria Luisa Abate che veste i panni della giovane suora carmelitana Caterina Lucrezia de’ Pazzi, poi Santa Maria Maddalena. Nel tardo Cinquecento fiorentino, la futura santa sconvolse le consorelle con le sue estasi irruente, vorticose e passionali: come posseduta dal divino, Maria Maddalena stupì soprattutto per la gamma di tonalità vocali che era solita sfoggiare durante questi momenti di visionaria sospensione del reale: “voce grave e maestosa quando parlava in nome di Dio Padre, dolce e piana quando in nome di Cristo; anche la sua recita variava, passando dal parlare sommesso allo strillo spasmodico. Non lente e macchinose trascrizioni voleva quell’empito torrenziale, bensì le meraviglie elettriche di oggi: il cinema sonoro, il magnetofono, la videocassetta”. Così scriveva lo studioso Giovanni Pozzi, già intravedendo in nuce la teatralità intrinseca di quei deliri estatici diligentemente trascritti dalle suore che con Maria Maddalena vivevano ogni giorno.
 
Marco Isidori, drammaturgo e regista dello spettacolo, accoglie lo spunto lavorando proprio su questi testi, che rivivono sulla scena attraverso la voce della Abate: donnino anni Trenta in tailleur bianco e basco sbilenco seduto su un inquietante trono d’acciaio sospeso da terra. La scena è scarna, bianco retrostante su cui si staglia la struttura scenografica di Daniela Dal Cin, che sembra vagamente richiamare le opere di Mona Hatoum.
A fare da contrappunto al monologo folle ed estatico della futura santa c’è il Coro delle Monacelle, tre suorine dal volto d’acciaio che commentano il fiume in piena delle parole di Maria Maddalena: vocalità ricercata, purtroppo uguale a quella utilizzata nella messa in scena beckettiana.
 
“Il nome Marcido spaventa sempre un po’”, ha affermato la Dal Cin in una recente intervista; ma i Marcido in realtà non spaventano né stupiscono più. A casa con noi portiamo qualche sbadiglio e dieci minuti di stupore (stupore vero però, questo bisogna riconoscerlo).



Tags: Anna Colafiglio, daniela dal cin, marcido marcidorjs e famosa mimosa, marco isidori, maria maddalena de'pazzi, maria teresa abate, nel lago dei leoni,
20 Aprile 2010

Oggetto recensito:

Nel lago dei leoni (dalle estasi di Maria Maddalena de’ Pazzi), dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa

Prossimamente: Roma, Teatro Arvalia, dal 10 al 15 maggio
Locandina: drammaturgia e regia di Marco Isidori; scena e costumi di Daniela Dal Cin; in scena Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Anna Fantozzi, Stefano Re; spettacolo realizzato con il sostegno del Sistema Teatro/Teatro Stabile di Torino
Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa: è nata a Torino dalla collaborazione di Marco Isidori, Daniela Dal Cin e Maria Luisa Abate; ha esordito nel 1985 con lo spettacolo Le serve, una danza di guerra (da Jean Genet). E’ considerata una delle compagnie di maggior rilievo del Teatro contemporaneo di ricerca
Il giudizio: davvero difficile da formulare. Sarebbero tre soli per gli attori, due per la scena … ma un ombrello allo spettacolo nel suo complesso. La media complessiva genera un giudizio inappropriato, ma forse l’unico possibile

giudizio:



4.521429
Media: 4.5 (21 voti)

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Erano anni che non mi

9

Erano anni che non mi emozionavo così in teatro: tanto rigore, tanta perfezione, tanta maestria nell'uso della voce e nella presenza scenica (qualità oggi sempre più rare) mi hanno provocato un'estasi che è durata per tutto lo spettacolo... ho goduto di ogni singola modulazione vocale, di ogni minima espressione del volto e del corpo della Abate, abbandonandomi completamente alla musicalità del tutto... solo la Cappella degli Scrovegni di Giotto ha avuto su di me lo stesso effetto... Valerio

Ho assistito allo spettacolo

9

Ho assistito allo spettacolo al Teatro Out Off di Milano e sono rimasta inchiodata alla poltrona per tutta la durata dello stesso come, del resto, tutti gli altri spettatori (il teatro era pieno). Al termine un lunghissimo applauso ha espresso il giudizio del pubblico. Maria Teresa

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