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TEATRO

L'Umana Commedia

Ai gironi dell'inferno sì, ma senza sensi di colpa. La rilettura scenica del capolavoro dantesco firmata dal lituano Eimuntas Nekrošius tralascia l'ingombrante impianto teologico dell'Alighieri e del suo aldilà conserva soltanto lo...spirito vitale. Un punto di vista diverso e interessante.


di Nicola Arrigoni

 


La Divina Commedia di Eimuntas Nekrosius è un viaggio nel poema dantesco faticoso e irto come la via lungo la quale si incammina il poeta: è un mondo intero, la traduzione e il ‘tradimento’ al tempo stesso di un’opera che diventa altra cosa nel linguaggio della scena.
 
Il testo è quindi un "pre-testo", il punto di partenza per un percorso autonomo, indipendente. E se questo lo si può dire in ogni caso quando si parla di teatro, lo si deve affermare a maggior ragione dopo la visione della Divina Commedia offertaci dal genio visionario di Eimuntas Nekrosius e dagli attori della sua Compagnia Meno Fortas. Questo vale a parziale scusante per una messinscena che a tratti appare didascalica, immobile, in una soluzione di immagini e di racconto che almeno agli occhi dello spettatore italiano, si offrono riduttivi rispetto all’immaginario dantesco.
 
Ed è proprio da qui che bisogna partire, dal non considerare il nostro punto di vista per far parlare quello di un lituano che legge, a suo modo, la Commedia, mettendo in gioco la leggerezza, la vita che vi scorre dentro piuttosto che il peccato e la colpa in prospettiva di un’assunzione al cielo del poeta e forse di una umanissima redenzione.
 
dante-3-photo-d-matvejevasc.jpgL’attenzione di Nekrosius si concentra sul rapporto fra Dante e Virgilio, due figurine quasi in balìa di quel viaggio, trasportati verso un altrove che si definisce scena dopo scena: ad attendere il poeta la meta desiderata di una Beatrice in bianco e nero che, come lui, veste un rosso squillante che fa da contrasto al nero della scena, al grigio dei peccatori, per Nekrosius semplici apparizioni, uomini e donne.
 
Ecco un possibile punto di vista: ciò che manca nella Commedia del regista lituano è il peccato, il senso della colpa da espiare e di conseguenza la necessità di dar conto della cultura filosofico/teologica di cui si compone e si nutre il poema medievale. Ciò che vive palpitante nei tre protagonisti come nella coralità delle scene – affidate ai giovani allievi della compagnia Meno Fortas – è l’umanità, che si esprime in una leggerezza e in un’ironia che persistono lungo tutto lo spettacolo, quella comicità che diventa forse la possibile salvezza da un mondo di ombre. Non è un caso che nella scelta – immancabilmente antologica – manchino le grandi figure della Commedia e vi siano piuttosto brani e personaggi non di primo piano.
 
In questo tradurre la Commedia da Divina a Umana Eimuntas Nekrosius racconta Paolo e Francesca come due scolaretti, oppure di Brunetto Latini che s’affida a Dante la propria memoria da portare ai vivi, a chi ancora respira. Ed è questo legame, fra chi vive e chi è spirito impalpabile, che persiste e trova nell’invenzione del Messaggero un postino per consegna lettere ai morti dal mondo dei vivi: un  felice esito di quell’immediatezza e poesia che Nekrosius istilla nei gesti, nella costruzione delle immagini sceniche.
 
C’è la fame di vita, ma c’è anche la nostalgia dell’esiliato in quella Firenze che prende corpo fluttuante, fino ad assomigliare alle città che volano di certi quadri di Marc Chagall. C’è la gelosia di Gemma, la moglie di Dante, altra invenzione "umana troppo umana" di questa commedia che, di divino conserva solo l’Amore che tutto muove. Nello specchiarsi di Dante e Beatrice dice vede un incrocio di sguardi e dell’impossibilità d’abbracciarsi: il congedo di Virgilio è riflesso in uno specchio, è a sua volta sguardo stupito e amicale e impalpabile immagine.
 
E’ la commedia degli affetti, una sorta di comèdie humaine quella che Eimuntas Nekrosius porta in scena: uno spettacolo leggero e ironico, fatto di poesia e intimità, lontano dalla teologia e dal sapere che tutto com-prende del grande poema/mondo dell'Alighieri. Proprio un altro punto di vista rispetto al nostro di ‘figliocci’ danteschi. 



Tags: divina commedia, Nicola Arrigoni,
19 Luglio 2012

Oggetto recensito:

La Divina Commedia di Dante Alighieri, regia di Eimuntas Nekrošius

Prossimamente: al Teatro Olimpico di Vicenza, del quale e' anche direttore artistico, Nekrosius porterà il Paradiso dantesco dal 21 settembre al 27 ottobre.

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