Dopo i gironi infernali, il regista lituano completa ed esce dal suo percorso dantesco passando per l'alto dei cieli. Di casa al Teatro Olimpico di Vicenza, di cui è direttore, mette in scena in anteprima le ultime cantiche della Divina Commedia. E' un'ascesa in cui gli attori stessi prendono il volo, un percorso verso la pienezza dell'amore
di Nicola Arrigoni
Cos’è il Paradiso di Eimuntas Nekrosius? Non una condizione, ma piuttosto un percorso, né spazio né tempo, ma itinerario: un viaggio terrestre che fa dire a Beatrice come ultima battuta "Il paradiso c’è". Poco prima, nella drammaturgia poetica e visiva del regista lituano, la stessa donna angelicata aveva detto al suo Dante: "Volgiti e ascolta; Ché non pur ne’ miei occhi è paradiso". Non solo negli occhi di Beatrice, ma tutto intorno, persino in terra è paradiso. Ed è questo che mostra il teat
Ai gironi dell'inferno sì, ma senza sensi di colpa. La rilettura scenica del capolavoro dantesco firmata dal lituano Eimuntas Nekrošius tralascia l'ingombrante impianto teologico dell'Alighieri e del suo aldilà conserva soltanto lo...spirito vitale. Un punto di vista diverso e interessante.
di Nicola Arrigoni
La Divina Commedia di Eimuntas Nekrosius è un viaggio nel poema dantesco faticoso e irto come la via lungo la quale si incammina il poeta: è un mondo intero, la traduzione e il ‘tradimento’ al tempo stesso di un’opera che diventa altra cosa nel linguaggio della scena. Il testo è quindi un "pre-testo", il punto di partenza per un percorso autonomo, indipendente. E se questo lo si può dire in ogni caso quando si parla di teatro, lo si deve affermare a maggior ragione dopo la visione della Divina Commedia offertaci dal genio vis
Una parodia della Divina Commedia recitata da un barchino che naviga sotto i ponti di Firenze: sembra un banale spettacolino per turisti, invece è una godibilissima performance dello Zauberteatro
di Igor Vazzaz
S’arriva da Ponte a Santa Trinità e, prima ancora, da quelli di Vespucci e alla Carraia: l’estate fiorentina è stranamente indulgente e non s’accanisce afosa, come spesso accade. Lo scorcio mozza il respiro, abbiam voglia di sottilizzare noi detrattori del Giglio: Ponte Vecchio, anzi, il complesso di finestrucole, pertugi, terrazze esigue e variopinte che lo incoronano, offre una vista incomparabile. La scarpinata, però, ci porta oltre, sino a Ponte alle Grazie, percorrendo prima il lungarno degli Acciaiuoli e poi quello intitolato ad Anna Maria Luisa, gr