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TEATRO

Un Cyrano senza naso

Il regista Abbado sfronda il testo di Rostand di molti dettagli, ma il vero campione di leggerezza è l'interprete Massimo Popolizio


di Maria Rosaria Corchia


Un’interpretazione all’insegna della leggerezza: il Cyrano de Bergerac con la regia di Daniele Abbado, che ha debuttato lo scorso ottobre a Roma, mette al centro della pièce non tanto la commedia in cinque atti di Edmond Rostand (che vide la luce nel 1897) quanto il personaggio seicentesco di Savinien de Cyrano. E questi non solo è il poeta precursore della letteratura fantascientifica cui Rostand si è ispirato, ma è anche il primo campione di quella leggerezza professata da Calvino nella sua prima Lezione americana. L’allestimento sembra inseguire proprio questa poetica, che trova senza alcun dubbio un riscontro nell’interpretazione di Massimo Popolizio. Un po’ meno nelle scelte di Abbado che in alcuni casi si lascia andare ad un alleggerimento forse troppo superficiale, certamente dettato dall’esigenza di rivolgersi al pubblico poco avvezzo al teatro in versi.
Il regista non si fa scrupoli nello sfrondare il testo di Rostand di molti dettagli, scene e personaggi: via la società composita del prima atto, via la folla e giornalisti del secondo, via la carrozza e le surreali vivande dell’accampamento militare, via diverse scene nel convento del quinto atto, via anche il nasone chilometrico, via il raggio di luna della scena finale e via anche il pennacchio: Cyrano in testo porta un cilindro. Ciò che resta è una scena, pensata da Graziano Gregori, fissa, semicircolare, che diventa di volta in volta con accorgimenti teatrali e tanta fantasia la sala della rappresentazione iniziale, la rosticceria dei poeti, la piazzetta di fronte casa di Rossana, l’appostamento dei cadetti durante l’assedio di Arras, infine il convento. Una scena stilizzata, essenziale, nella quale si stagliano i personaggi vestiti in abito fin de siècle, l’epoca contemporanea a Rostand. Tutto gira intorno al personaggio di Cyrano, per una scelta registica resa possibile solamente grazie all’immenso Massimo Popolizio, che si conferma con questa interpretazione uno degli attori più interessanti e convincenti della sua generazione.
Popolizio è grande professionista della scena: tiene il palco per oltre due ore con maestria, mantenendo una tensione emotiva in perfetto equilibrio fino alla fine. Non è certamente un cavaliere con spada, stivalone e cappello svolazzante, ma nella sua semplicità è capace di percorrere tutti i registri e le sfaccettature di un personaggio come Cyrano. Molto diverso dalle grandi interpretazioni di Gino Cervi, di Gérard Depardieu, di Franco Branciaroli, questo Cyrano è senza sbavature, acrobata della parola ma con leggerezza, antieroe romantico capace di sondare le profondità abissali del sentire umano, ma sempre con la leggerezza di una farfalla, senza perdere di vista poesia e ironia.


Tags: Abbado, Cyrano, Maria Rosaria Corchia, Popolizio, Rostand,
26 Novembre 2009

Oggetto recensito:
CYRANO DE BERGERAC, REGIA DI DANIELE ABBADO, CON MASSIMO POPOLIZIO
Prossimamente in scena: Trieste, Politeama Rossetti, dall’1 al 6 dicembre; Bologna, Arena del Sole, dall’ 8 al 13 dicembre; Pesaro, Teatro Rossigni, dal 5 al 7 febbraio; Cesena, Teatro Bonci, dal 9 al 12 febbraio; Ferrara, Teatro Comunale, dal 18 al 21 febbraio; Udine, Teatro Nuovo Giovanni da Udine, dal 24 al 28 febbraio
Gli attori comprimari: decisamente troppo statica su un unico registro emotivo la Rossana di Viola Porcaro; come poco entusiasmante Luca Bastianello nel ruolo del cadetto Cristiano
Dario Cantarelli: ottimo nel ruolo del cattivo per antonomasia, il Conte de Guiche
Il resto del cast: dà una buona prova
giudizio:



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