A Parlare da soli, come titola il nuovo romanzo dell'autore argentino, sono i protagonisti impegnati nei rispettivi monologhi, ognuno a scandagliare dalla propria prospettiva un flusso di coscienza diviso. L'unico elemento integro è lo stile e la personalità del giovane scrittore, riconoscibile malgrado gli alti e bassi della sua produzione
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Come il tormentone sulla morte del romanzo, ogni tanto affiora quello sulla riconoscibilità stilistica degli artisti, che secondo alcuni dovrebbero comprimere o dilatare sempre gli stessi temi e le conseguenti modalità di esprimerli, mentre per altri è legittimo che si cambino di volta in volta soggetti, atmosfere, dettati. Gli esempi sarebbero tanti, con nomi buttati lì, da Fellini a Roth per i primi, da Picasso a Soderbergh per i secondi. Va ad ingrossare le fila Andrés Neuman, partito con l'esordio folgorante de Il viaggiatore del sec
Erotismo struggente e dotte discussioni, una folla di personaggi e un rincorrersi di dialoghi, una città immaginaria che cambia continuamente forma e un fantomatico assassino. Con Il viaggiatore del secolo, Andrés Neuman chiama in causa i classici per una missione ambiziosa
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Siamo intorno al primo ventennio del 1800. Napoleone ha appena cambiato l’Europa e i suoi equilibri. Metternich tenta faticosamente di mantenere i confini raggiunti con il congresso di Vienna. Holderlin sta impazzendo e le punte affilate del razionalismo illuminista e del classicismo si stemperano nei fuochi del romanticismo che Heine traghetterà verso il realismo. Coleridge, Byron, Shelley e Keats si sono già espressi. Anche Novalis. Si affaccia sulle scene il giovane Leopardi. La Santa Alleanza tenta di restaurare lo spirito dei tempi pregressi, come da mestiere. I