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LIBRI

Se un giovane argentino rilancia il grande romanzo ottocentesco

Erotismo struggente e dotte discussioni, una folla di personaggi e un rincorrersi di dialoghi, una città immaginaria che cambia continuamente forma e un fantomatico assassino. Con Il viaggiatore del secolo, Andrés Neuman chiama in causa i classici per una missione ambiziosa


di Marinella Doriguzzi Bozzo

 


andres-neuman.jpgSiamo intorno al primo ventennio del 1800. Napoleone ha appena cambiato l’Europa e i suoi equilibri. Metternich tenta faticosamente di mantenere i confini raggiunti con il congresso di Vienna. Holderlin sta impazzendo e le punte affilate del razionalismo illuminista e del classicismo si stemperano nei fuochi del romanticismo che Heine traghetterà verso il realismo. Coleridge, Byron, Shelley e Keats si sono già espressi. Anche Novalis. Si affaccia sulle scene il giovane Leopardi. La Santa Alleanza tenta di restaurare lo spirito dei tempi pregressi, come da mestiere.
 
In una Germania appartata ed incerta, la cittadina immaginaria di Wandernburgo vive ordinatamente divisa fra due famiglie altolocate e potenti, la buona borghesia, i notabili del posto, la classe operaia della rivoluzione industriale e quella contadina.
Ma le sue piazze e le sue strade cambiano continuamente ubicazione, costituendo un domestico labirinto che trattiene chi c’è e condanna chi vi approda, e non riesce più ad andarsene, a un duplice esilio. Tra questi il giovane Hans, un viaggiatore senza passato che vive di traduzioni, rimasto irretito nel salotto letterario di Sophie, già promessa in sposa al rampollo più in vista del luogo. Nei dintorni, una grotta ospita un suonatore d’organetto che filosofeggia ascoltando il vento e raccontando sogni, mentre agli angoli inquieti dei vicoli una figura mascherata aspetta con un coltello ed una corda le proprie vittime.
 
Tra un discorso dotto e un frutto, una discussione alta e una prelibatezza, una recita e un tè, prende l’avvio una conturbante storia erotica fatta prima di parole, e poi di riflessi in uno specchio; ma soprattutto di affinità ideali, di sottintesi e d’attese. Fino a tradursi anche in struggenti scambi carnali tra le lenzuola di una locanda, accanto a un baule magico, pieno di libri in tutte le lingue.
 
Ci troviamo all’interno di un romanzo sapientemente costruito, come una lenta ed elaborata struttura di Piranesi che vada sfumando nelle ossessioni ottiche a incastro di Escher. E che richiede la stessa lentezza di approccio da parte del lettore, anche se il racconto copre la breve durata di un inverno, un’estate e un altro inverno. 
  
Sì che chi ha dimestichezza con i classici si ritrova innanzitutto nelle pluralità espressive di Goethe, poi nei salotti russi di Dostoevskij (L’idiota, I demoni), così come nei parallelismi labirintici di Borges, passando per i rifacimenti manieristici del Calvino di Se una notte d’inverno un viaggiatore. O, andando ad un esempio dei giorni nostri, anche attraverso l’equazione cultura/passione, parola/senso di Possessione di A.S. Byatt.
 
Tuttavia non è un libro per specialisti pedanti, grazie all'invenzione dei personaggi. Che compaiono fisicamente solo attraverso uno o due tratti salienti sempre ripetuti: Sophie con la setosità delle sue clavicole leggere e delle cosce emotive sotto le gonne; il padre di lei con baffi come stringhe a trattenere liberalità e liquori; Hans, con i capelli sventati come gli abiti fuori moda, e i goffi piedi da ricoprire in segreto di baci; il suonatore d'organetto con la convinzione che l'igiene sia un concetto sopravvalutato; Rudi, il promesso sposo, sempre preannunciato dallo scricchiolio delle scarpe e da un alone di profumo agrumato.. e così via gli altri, fino all'umanità canina del botolo Franz, e all'inquietante odore di grasso d'orso del fantomatico assassino.
 
E perciò anche chi privilegia l'intreccio prende rapidamente a frequentarli con familiarità, grazie soprattutto alla caratterizzazione dei loro dialoghi, o delle loro missive. Perché sempre prevale la parola, così come nelle lettere che i protagonisti si scambiano ne Le relazioni pericolose di Laclos. Ma non c'è cinismo nei loro intenti, bensì un illuministico credere nelle ragioni della cultura che trova i propri echi nell'abbandono romantico delle anime e nella totalizzazione della carne. Facendo in particolare di Sophie la proiezione spregiudicata di una eroina estratta da Orgoglio e Pregiudizio della Austen
 Andres-Neuman2.jpg
L’intento è quello di recuperare in toto la classicità della forma romanzesca, rilanciandola su percorsi attuali. Non siamo soltanto di fronte ad una elaborata scommessa letteraria, nè tanto meno ad un pastiche o ad un collage di generi, bensì all'interno di un tentativo di rivisitazione e di rilancio di quel "genere romanzo" che ad ogni piè sospinto si decreta defunto.
E anche se l'ambizione porta qua e là a qualche ridondanza superflua e a qualche lungaggine insistita - tipica di chi ha voluto esprimere tutto, troppo, accumulando per generosità, entusiasmo e sapienza - questo è un libro che spicca tra gli attuali scaffali delle librerie, ormai grandi supermercati di sempre più numerosi prodotti mediocri, in rapida scadenza come gli yogurt.
 
Alla volonterosità dei lettori segnaliamo allora uno scrittore argentino che a soli trentatrè anni sembra disporre dell'esperienza, del mestiere e del talento di un classico, oltre che di una ormai inusitata e originalissima grazia della parola. E che non prende scorciatoie ad effetto, ma si accolla un lavoro ponderoso di rivisitazione del passato, ruotandolo secondo l'angolazione dei giorni nostri senza ricorrere a civetterie, stratagemmi o camuffamenti. Neuman sa modulare il ritmo delle pagine a suo piacere, ora accelerando, ora dilatando, o rallentando, non diversamente dalle torsioni che di volta in volta il suonatore imprime alla maniglia del vecchio organetto.



Tags: Andres Neuman, Il Viaggiatore del secolo, italo calvino, Jorge Luis Borges, letteratura sudamericana, Marinella Doriguzzi Bozzo, recensione, romanzo,
05 Novembre 2010

Oggetto recensito:

Andrés Neuman, Il viaggiatore del secolo, Ponte alle Grazie 2010, p. 492, euro 20

Citazione 1: ”Rudi l’aveva corteggiata con infinita pazienza, che era risultata indispensabile non per demolire un qualche pudore, ma per convincerla. Sophie credeva di conoscere le non molto varie tattiche della conquista maschile, che tendevano a separare (o parola o carne), più che ad unire, a dividere il tempo più che alla simultaneità. Hans invece sembrava desiderarla e parlarle in un solo gesto”
 
Citazione 2: "“Andrés Neuman è toccato dalla grazia, e la letteratura del XXI secolo sarà affar suo e di pochi suoi fratelli di sangue” (Roberto Bolaño)

giudizio:



8.340003
Media: 8.3 (9 voti)

Commenti

Plaudo alla segnalazione del

Plaudo alla segnalazione del coraggio di questo giovane scrittore argentino. Un romanzo così ambizioso e complesso potrà avere dei momenti di maniera, ma se lo si paragona ai prodotti che ingombrano oggi gli scaffali delle librerie...Lo leggerò.

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