Un attore fallito riciclato logopedista e un sovrano inglese che teme di non saper governare. Sul testo di David Seidler reso noto da una traduzione per il grande schermo, Luca Barbareschi firma una regia che lo vede protagonista anche in scena. Intrattenimento garbato, senza sorprese
di Nicola Arrigoni
Una riflessione sul linguaggio, la forza della parola teatrale che trasforma la realtà e, in controluce, la parola che salva dall’abisso del nazismo la civilissima Inghilterra: questo il sottotesto de Il Discorso del Re di David Seidler, portato all’onore della cronaca sul grande schermo da Tom Hooper (leggi la nostra recensione) con cast stellare e in teatro da Luca Barbareschi. E' la storia di Albert, futuro Giorgio VI (Filippo Dini), che salì al trono dopo aver sconfitto la balbuzie grazie al logopedista Lionel (Barbareschi), in realtà un attore aust
Il discorso del re racconta la battaglia di Giorgio VI, padre dell'attuale regina d'Inghilterra, contro la sua balbuzie. Intorno, l'ascesa del nazismo, l'incombere della guerra e le trame di corte. Tom Hooper dirige con grazia bravi attori, ma The queen resta un modello lontano
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Un tremolante filmato color seppia inquadra Hitler che azzanna il cuore delle folle con le parole e con i gesti. Colpita, l’attuale regina Elisabetta II d’Inghilterra, ancora infante, domanda al padre, l’appena nominato re Giorgio VI :"Papà, cosa dice?" E lui, afflitto da una terribile disfluenza verbale - vulgo balbuzie - risponde malinconico: "Non lo so, ma lo dice bene". E’ il momento chiave del film: da un lato la radio della Bbc che trasmette per la prima volta nella storia dei media una incoronazione in diretta, dall’altro lo scop