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Psico-bimbo

Warhammer, altro che videogiochi

Miniature di creature fantasy, con cui costruire interi universi e combattere battaglie: è un gioco creativo che allena alla discussione e al rispetto delle regole


di Giorgio Astengo

Intorno ad un tavolo su cui campeggiano pennelli, bicchieri di acqua colorata, scodellini, tubetti e bottigliette variopintii, bombolette spray, pinze e cutter, stanno seduti alcuni ragazzini dai dieci ai quattordici anni. Chiacchierano, ridono e dipingono coloratissimi e bizzarri soldatini in metallo e plastica alti più o meno tre centimetri: miniature, per la precisione, altro che banali soldatini. Si tratta di Warhammer, gioco ideato, prodotto e distribuito in appositi negozi dall'inglese Games Workshop: miniature da assemblare e dipingere e con cui costruire meravigliose armate di creature fantasy (Space Marine, Orki, Eldar Oscuri, Tau, Tiranidi eccetera, tanto per dare l'idea).
Armate che si scontreranno in straordinarie ambientazioni, nel rispetto di complesse regole codificate e continuamente aggiornate in appositi manuali (Codex) contenenti anche l'affascinante evoluzione della inimmaginabile storia, nonchè delle caratteristiche dei vari personaggi (che sono praticamente infiniti). 
 
A ben vedere Warhammer è un vero e proprio universo parallelo, di notevole complessità e in continua espansione, fatto di misteriosi personaggi fantasy, di eserciti e legioni che si alleano o si scontrano con l'obiettivo di annientarsi. I ragazzini potranno limitarsi a dipingere, chiacchierando e discutendo dei colori da usare e del valore delle loro miniature, oppure potranno organizzare una battaglia, magari poi litigando sulle regole, che sono in effetti complicate e in continua evoluzione, oppure ancora potranno costruire nuovi scenari dove avranno luogo gli scontri, tra colline di cartapesta, case diroccate, foreste, fiumi e laghi.
Insomma: accettato l'inevitabile fascino della battaglia, corrispondente nella realtà esterna agli inevitabili conflitti, Warhammer è un gioco creativo, che si deve affrontare senza fretta, che allena alla discussione e condivisione delle regole e alla attenta lettura dei Codex, all'invenzione e alla costruzione di scenografie, che sviluppa la fantasia, l'attenzione, la pazienza e la precisione manuale. E che si gioca rigorosamente almeno in due, ma più spesso in molti. 
 
Inevitabile il confronto con i più comuni videogiochi: la differenza fondamentale sta nel fatto che in questi ultimi la creatività riguarda solo chi li inventa, mentre i giocatori si limitano a scegliere semplici e ripetitive opzioni all'interno di un rigido schema prestabilito, quasi sempre nulla più. Insomma: il gioco dovrebbe mettere il più possibile i bambini in contatto con le proprie naturali capacità creative e l'altrettanto naturale bisogno di fantasticare e inventare. Il gioco dovrebbe essere l' indispensabile palestra dove allenarsi ad affrontare l'infinita complessità del mondo: i videogiochi, invece, mi pare allenino ad affrontare la stessa realtà in cui si trova immerso il criceto che corre senza sosta nella sua ruota.



Tags: bambini, conflitti, fantasy, games workshop, gioco, Giorgio Astengo, miniature, modellini, videogiochi, warhammer, Psico-bimbo,
09 Febbraio 2010

Oggetto recensito:

WARHAMMER, DI GAMES WORKSHOP

giudizio:



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