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ARTE

Roy Lichtenstein, l'interprete

Alla Triennale di Milano Meditations on art, grande mostra antologica del maestro americano. Che dal cubismo al futurismo passando per l'astratto, dall'arte classica a quella medievale fino alla pittura cinese, ebbe una sola parola d'ordine: rivisitare


di Silvia Conti

Reclining nude, 1977


Leggere la storia dell’arte attraverso l’opera di un artista Pop: alla Triennale di Milano è in corso la mostra Roy Lichtenstein. Meditations on Art, una brillante antologica che espone per sezioni tematiche oltre cento opere del maestro americano ed evidenzia le riflessioni dell’artista su cubismo, surrealismo, futurismo, espressionismo astratto, arte classica e medioevale. Dopo le grandi retrospettive su Andy Warhol, Keith Haring e Jean-Michel Basquiat allestite negli anni scorsi, Gianni Mercurio torna a curare una mostra destinata al successo.
 
Roy Lichtenstein, nato a New York nel 1923 e fin da giovanissimo dedito allo studio delle arti figurative, in tutta la sua carriera ha una sola parola d’ordine: rivisitare. La Triennale mostra subito alcune produzioni degli anni Cinquanta in cui l’artista si misura con l’arte medioevale, con le icone popolari della cultura americana (prime tra tutte quelle legate al mito del West) e con i capolavori dell’Ottocento, di cui Lichtenstein conosce per lo più le riproduzioni commerciali. Nel corso del tempo, l’artista riprende la serie di Monet sulla Cattedrale di Rouen, si ispira a Nolde e agli espressionisti tedeschi, rilegge Braque e Picasso, medita sul Futurismo e lo emula, scopre l’arte cinese e la cita dipingendo paesaggi di straordinaria raffinatezza (qui sotto: Vista with Bridge, 1966), trasfigura le decorazioni architettoniche greco-romane e le trasforma in pure astrazioni geometriche che fanno il verso al minimalismo.
 
3486-Vista with Bridge,1966.jpg
 
L’intento del pittore è reinterpretare i soggetti noti attraverso un processo di semplificazione grafica ispirato al fumetto, e il risultato è una mescolanza tra i temi dell’arte colta e le forme grafiche più popolari: per questa ragione il nome di Lichtenstein appare spesso accostato a quello di Claes Oldenburg, che negli stessi anni modella e dipinge riproduzioni in gesso dei prodotti di consumo, e a quello di Andy Warhol che, a partire dagli anni Sessanta, si appropria di temi e immagini della cultura di massa per ricrearli con altri materiali o riprodurli attraverso un processo mutuato dall’industria pubblicitaria, la serigrafia. In modo analogo a quello di Warhol, ma destinato a esiti ben differenti, Roy Lichtenstein assimila il proprio stile pittorico a un procedimento industriale, quello tipografico: l’obiettivo dell’artista è ottenere un segno anonimo cui, negli Stati Uniti degli anni Sessanta, tendono anche gli artisti concettuali come Sol LeWitt. Paradossalmente, questo non-stile diventa in breve tempo il tratto caratterizzante di Lichtenstein che tutti, oggi, riconosciamo nella retinatura dei punti Ben-Day.
 
0077-golf ball 1962.JPGPer questa sua attitudine a fagocitare, ricreare e citare, e per via della sua coscienza circa i media e i fenomeni di riproduzione delle immagini, Lichtenstein è certamente un rappresentante della Pop Art. Eppure, alcuni suoi lavori sono più vicini all’espressionismo astratto di quanto si potrebbe sospettare: per comprenderlo è sufficiente osservare Golf Ball (a fianco), una tela del 1962 il cui la pallina da golf è estrapolata da qualsiasi contesto e ridotta a un puro segno grafico (nero su fondo bianco) e, quindi, a un’astrazione con evidente vicinanza alle composizioni Plus Minus di Piet Mondrian. Pur mantenendo la presenza di elementi riconoscibili della realtà esterna, il vero soggetto delle opere di Lichtenstein sembra essere l’editing, il montaggio dei riferimenti, la composizione d’insieme: è così che una sua stessa opera, il dipinto della pallina da golf, viene ripreso e ridotto a citazione anche in Still Life with Goldfish (qui sotto), un dipinto del 1972 che semplifica e trasfigura uno dei soggetti amati dal fauve Matisse.
 
0565-Still Life With Goldfisch1974.jpgA sorpresa, il Lichtenstein più celebre, quello delle grandi vignette in cui appaiono baloon e parole onomatopeiche rese con lettere maiuscole e colori sgargianti, nella grande mostra della Triennale non c’è. Sull’assenza si può soprassedere solo per la ricchezza e l’intensità della sala centrale, dove dialogano sculture e tele di grande formato ispirate al Surrealismo: l’artista riprende i motivi di Mirò, alcuni soggetti di Dalì, li mescola con elementi e riferimenti iconografici propri dell’immaginario surrealista ne ottiene opere assolutamente originali. Tra le altre, Reclining Nude (in alto), del 1977, concentra in sé infiniti riferimenti alla corrente europea: dal pallone all’uomo in cravatta e senza volto, dal drappeggio in primo piano alla colonna greca sullo sfondo, nessun elemento della composizione è prodotto ex nihilo. Persino quella che potrebbe sembrare la rappresentazione di nubi nel cielo è, in realtà, l’ingrandimento di una pennellata che rimanda alla pittura gestuale americana, altro elemento cui Lichtenstein dedica una serie di dipinti intitolati Brushstroke e alcune sculture in bronzo dipinto e patinato come Endless Drip, del 1995 (qui sotto).
 
M-3362-Endless Drip,1995.jpgRoy Lichtenstein. Meditations on art si completa con un video di interviste all’artista e con una piccola area documentaria in cui sono raccolti schizzi, taccuini, attrezzi e materiali da disegno che, insieme alle fotografie scattate da Ugo Mulas e Dennis Hopper, permettono al visitatore uno sguardo sull’artista oltre che sul suo lavoro. Tra gli aspetti più apprezzabili dell'allestimento, si nota la cura dei testi che introducono alle opere di ogni sala: in ognuno sono sempre riportati sia una riflessione dell’artista che una breve spiegazione delle opere esposte. Imperdonabile è però che questi stessi testi, come pure le didascalie, siano stampati in caratteri così piccoli da costringere i visitatori che vogliano leggerli a superare le linee di protezione dei dipinti e a far scattare, inevitabilmente, l'allarme e l'apprensione dei sorveglianti.
 
 


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22 Febbraio 2010

Oggetto recensito:

ROY LICHTENSTEIN. MEDITATIONS ON ART, La Triennale, viale Alemagna 6, Milano

Fino al: 30 maggio
Orari: tutti i giorni dalle 10.30 alle 20.30, giovedì 10.30/23.00, lunedì chiuso
Per informazioni: www.triennale.it, 02.724341
Curatore: Gianni Mercurio
Catalogo: Skira

Didascalie:
- Still Life with Goldfish, 1972, Oil and Magna on canvas , 132.1 x 106.7 cm; 52 x 42inches, Private Collection © Estate of Roy Lichtenstein
- Endless Drip, 1995, Painted and fabricated aluminum , Edition of 3, 374 x 34.3 x 11.4 cm © Estate of Roy Lichtenstein
- Reclining Nude 1977, Oil and Magna on canvas ,213.4 x 304.8 cm, Frederich R. Weisman Art Foundation, Los Angeles © Estate of Roy Lichtenstein
- Vista with Bridge,  1996, Oil and Magna on canvas, 190.5 x 452.1 cm © Estate of Roy Lichtenstein
giudizio:



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