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ARTE CONTEMPORANEA

Sutherland, le nature vive

Amico-rivale di Francis Bacon, e spesso offuscato dal confronto, il pittore inglese trova il suo riscatto dalla personale dedicatagli dalla Fondazione Magnani Rocca di Parma. Un'esposizione necessaria e un'occasione unica per riscoprire un pennello sempre alla ricerca del movimento vitale, anche quando dipingeva paesaggi


di Mirko Nottoli

Graham Sutherland, Poised Form in a Landscape, 1969


Una mostra su Graham Sutherland è, innanzitutto, una mostra necessaria. Tra i grandi pittori del Novecento oggi, Sutherland, a differenza di molti suoi colleghi à la page (ma al pari di altri), è quasi totalmente ignorato secondo gli insondabili andamenti delle (ri)valutazioni imposte dalla critica d’arte. Su ogni manuale di storia lo si trova citato insieme a Francis Bacon col quale si contese la scena europea durante tutto il secondo dopoguerra. Ma mentre, oggi, non c’è asta internazionale in cui il suo amico-rivale, come viene generalmente definito, non batta qualche nuovo record price (un suo trittico fu battuto da Sotheby’s nel 2009 per la modica cifra di 50 milioni di euro) su Sutherland tutto tace.
 
In Italia l’unica grande antologica riservatagli in uno spazio istituzionale risale al 1965, alla vecchia Galleria civica di Torino. Mentre non c’è casa editrice che non pubblichi una collana di monografie dedicata agli artisti, anche a prezzi irrisori, difficilmente se ne riuscirà a trovare una su Graham Sutherland. Ecco perché quella della Fondazione Magnani Rocca, è una mostra necessaria. Per ristabilire, almeno un po’, l’ordine dei valori.
 
Quella con Bacon è molto di più di un’attinenza esclusivamente geografica e temporale (vivono entrambi a Londra, nascono uno nel 1903 l’altro nel 1909) e basta scorrere le opere esposte per rendersene conto. Non è questione di chi ha copiato chi: esiste probabilmente un sentire comune, un identico modo di intendere la pittura e i messaggi da affidare ad essa. In entrambi i pittori infatti ritroviamo le medesime deformazioni, i medesimi contrasti cromatici, la medesima materia pittorica, secca e tirata. Impossibile imbattersi nella Crocifissione, presente in mostra (sotto, 1947), con quel suo fondo rosa/arancio e non pensare al terribile Painting di Bacon del ’46. Ritroviamo poi gli stessi verdi scuri, gli stessi fondi neri, addirittura le stesse griglie trasparenti che inscatolano le figure all’interno di strutture geometriche, dall’effetto innaturale e straniante.
 
crucifixion.jpgMa ancora più dello stile sono le tematiche ad avvicinare i due grandi artisti. Per entrambi centrale è senza dubbio il rapporto con la natura. La loro ricerca è volta costantemente a cogliere l’incessante fluire dell’esistenza, a fissare sulla tela il mutamento in atto, impercettibile ma inesorabile. Più inquieto e tormentato Bacon, più riflessivo e analitico Sutherland, raggiungono per vie traverse esiti sorprendentemente analoghi. Mentre Bacon non esce quasi mai dallo studio ed è ossessionato dalla figura umana, Sutherland viaggia, nel Galles, nel sud della Francia, a Venezia, e rimane ogni volta affascinato dai paesaggi, dalla luce, dall’ambiente naturale che non è però quello pittoresco e idilliaco della tradizione classica, da contemplare e rasserenarsi, ma nemmeno quello propriamente romantico di Constable col quale spesso viene associato.
 
Ciò che colpisce Sutherland è l’elemento vitale, il processo continuo di putrefazione e germinazione che a livello biologico rende l’intero creato instabile e mutevole. Anche quando studi da ingegnere lo inducono a realizzare curiosi ingranaggi, frammenti di macchinari meccanici che risentono dell’eredità cubista e surrealista (Picabia, Tanguy, Klee, Picasso), è sempre alla natura che guarda, ai tronchi d’albero, agli arbusti, ai grovigli di rovi. Con le Standing Forms degli anni Cinquanta giunge a sintetizzare forme vegetali e minerali in totem minacciosi che emergono dal fondo della tela come dal profondo dell’inconscio.
 
A differenza di Bacon che si dice addirittura non disegnasse (ma ormai sappiamo che non è così) Sutherland disegnava, disegnava eccome: inizia infatti come incisore e inciderà per tutta la carriera. Quando se ne va a spasso per le campagne è solito portare un taccuino su cui schizza le prime impressioni che utilizzerà poi una volta tornato in studio. La rassegna, allaGraham-Sutherland-nel-suo-studio.jpg quale si deve muovere l’appunto di aver colpevolmente tralasciato per intero gli esordi dell’artista, si apre con la sala destinata alle devastazioni della guerra, quando Sutherland è chiamato tra il ‘43 e il ‘45 dal governo britannico a realizzare una serie di disegni a testimonianza degli orrori e delle desolazioni causati dal conflitto. Il pittore dà vita a visioni allucinate delle città inglesi rase al suolo dai bombardamenti in cui la drammaticità delle immagini già preannuncia le opere di soggetto religioso del periodo successivo, in cui si soffermerà in particolare sulla passione e la crocifissone di Cristo, opere dal forte accento espressionista, brutale e straziante.
 
In Sutherland, tuttavia, l’orrore non è mai fine a se stesso né generico espediente sensazionalistico ma è il risultato di un processo perturbante atto a svelare la verità oltre le apparenze. Obbediscono a questo principio i suoi bestiari, composti da creature nate da strane metamorfosi secondo un’idea di palingenesi indifferenziata all’insegna del “tutto scorre”, così come i grandi ritratti ufficiali, eseguiti negli anni, per amici e celebrità. Ne realizzò uno anche per Winston Churchill, ormai ottantenne. Quello che vide non piacque molto al vecchio statista britannico. Piacque ancor meno alla moglie che, turbata, lo fece distruggere.



Tags: esposizione, Fondazione Magnani Rocca, Francis Bacon, Graham Sutherland, Mirko Nottoli, natura, paesaggi, Parma, recensione,
17 Ottobre 2012

Oggetto recensito:

Sutherland, il pittore che smascherò la natura, Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo, Parma

Fino a: 9 dicembre 2012
 
A cura di: Stefano Roffi
 
Catalogo: Silvana Editoriale
 
Orario: tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00, tranne sabato, domenica e festivi, dalle 10 alle 19. Lunedì chiuso.
 
Ingresso: 9 euro, 5 ridotto
 
Per info: Tel. 0521 848327 / 848148
Fax 0521 848337
www.magnanirocca.it

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