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FILM

Buried, il regista non bara

Un thriller mozzafiato che si svolge tutto all'interno di una cassa di legno sepolta qualche metro sotto terra. Una situazione con precedenti illustri, ma il giovane cineasta Rodrigo Cortes alza la posta e vince la sfida


di Simone Dotto


Il numero è di quelli vecchi ma sempre buoni, che ogni illusionista che si rispetti dovrebbe avere in repertorio. Venghino siori e siore ad ammirare la prodigiosa forza del mago mentre si libera dalle catene e/o dalla camicia di forza, dalla gabbia di ferro, dalla cassaforte in fondo alla vasca o – è il nostro caso – da una bara di legno sepolta qualche metro sotto terra. Si chiama “escapologia”: una branca riconosciuta della scienza illusionistica che conta qualche tentativo anche in campo cinematografico.
 
Magari per via delle strette parentele con il mondo della magia o per una buona familiarità con i trucchi, molto cinema in passato aveva già ceduto alla tentazione di raccontare una storia “senza scampo”. I predecessori più noti con cui il 37enne Rodrigo Cortes deve fare i conti rispondono a nomi come Alfred Hitchcock, Wes Craven e, buon ultimo, Quentin Tarantino, nella doppia prova di Kill Bill Vol 2 e dell’episodio della serie tv CSI da lui diretto – e intitolato, per l’appunto, Sepolto Vivo.
 
Quando ci si esibisce dopo cotanti prestigiatori o si fugge a gambe levate o si sceglie di alzare il tiro, giocandosi la carta del “sempre più difficile”: Cortes opta per la seconda strada, e decide di chiudersi dentro la bara assieme al suo unico attore, Ryan Reynolds per tutta la durata del film. Nessuna ripresa in esterno, nessun montaggio alternato, nessun flashback, nessun salto avanti o indietro: non c’è trucco e non c’è inganno. Sia il protagonista che il film hanno a disposizione novanta minuti di orologio per scongiurare il rischio di morire dentro quella cassa.
 
A Paul Conroy – questo il nome dell’intrappolato – è concesso usare un telefono cellulare per comunicare con i propri sequestratori e con i soccorsi, mentre la regia cerca di uscire dal vicolo cieco perlustrando in lungo e in largo la bara e il corpo di Reynolds, illuminato ora dalla torcia, ora dall’accendino, ora dallo schermo del cellulare stesso. Ma a far luce sulla situazione è la sceneggiatura: telefonata dopo telefonata capiamo che siamo in Iraq, che l’uomo nella bara è un trasportatore di viveri per l’esercito americano, che è stato aggredito con i suoi colleghi durante un viaggio e che per liberarlo ora qualcuno dovrà pagare un riscatto milionario.
 
A questo si aggiungano una batteria semiscarica, le chiamate minacciose dell’aguzzino, la sabbia che comincia a filtrare attraverso le fessure e la visita indesiderata di un serpente - messa lì un po’ ad allungare il brodo: tutti ingredienti che da soli basterebbero per godersi un thriller claustrofobico, in trepidante attesa del più classico dei last minute rescue.
 
Ma Buried osa pure di più, e si libera definitivamente della cassa di legno solo nel momento in cui diventa una metafora della solitudine dell’uomo di fronte alla guerra, una riflessione politica sulla reali condizioni dei cosiddetti “terroristi” (“sei terrorizzato quindi sono un terrorista” è la battuta, un tantino didascalica, del sequestratore) e sulla grottesca impotenza, o peggio, indifferenza della macchina burocratica statale. Quando, al culmine della tensione, Paul viene “messo in attesa” dal centralino o rimbalzato da una segreteria telefonica all’altra il nome che viene in mente è quello di un grande anti-escapologista della letteratura come Franz Kafka, uno che i labirinti e le casseforti le costruiva solo per poi perdercisi dentro.
 
Sulla sorte del povero Paul Conroy non è dato esprimerci per non guastare la suspance. Cortes invece ne esce fuori brillantemente: non estrae grandi sorprese dal cilindro ma regge tutta la sua ora e mezza quasi senza momenti di stanca. Come si dice in questi casi, “esperimento riuscito”.



Tags: Afred Hitchcock, Buried, iraq, quentin tarantino, recensione, Rodrigo Cortes, Sepolto, Simone Dotto,
22 Ottobre 2010

Oggetto recensito:

Buried – Sepolto, di Rodrigo Cortes, Spagna 2010, 90 m.

giudizio:



7.472574
Media: 7.5 (35 voti)

Commenti

A scanso di equivoci per chi

A scanso di equivoci per chi non ha visto il film, quella raccontata qui non è la trama ma la premessa, ovvero tutto ciò che, alla situazione di partenza, è già accaduto. Di quello che avverrà invece non viene citato nulla, quindi nessuna sorpresa guastata. D'altronde basta girare un po' sul web per leggere sinossi che esordiscono con: "Un cittadino americano con un contratto da autista in Iraq, dopo un attacco al suo convoglio, si risveglia sepolto in una bara..."

Quindi anche il serpente é

Quindi anche il serpente é una premessa. Sei un Precog?

Che sciatteria recensire un

Che sciatteria recensire un film raccontando nei dettagli l'evoluzione della trama. Giuro che è possibile commentare in profondità un film e lasciare contemporaneamente il gusto della sorpresa allo spettatore. Un buon giornalista lo sa fare. Ma non è questo il caso.

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