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FILM

Nessuno snobbi Massimo Coppola

Da venerdì in sala Hai paura del buio, film su un'immigrata rumena girato dal direttore editoriale, autore tv, vj e video maker. Il personaggio è un concentrato di sinistra radical chic, da non ripagare con le stesse armi


di Simone Dotto


buio.jpgLo chiedeste direttamente a lui, probabilmente vi risponderebbe che di mestiere fa il “creativo multitasking”. Prima ancora di essere un cineasta (pardon…“video maker”), Massimo Coppola è direttore di una casa editrice ben avviata (la Isbn), autore televisivo “intelligente”, veejay di culto per Mtv, collaboratore della rivista Rolling Stone e regista di un documentario sulle elezioni nazionali del 2006. Parecchie cose insomma, alcune delle quali effettivamente buone, ma non esiste modo per convincervi a comprare tutto il pacchetto, ché tanto ormai già l’avrete annusata. La puzza di radical chic, della sinistra salottiera, di quelli che “fanno cose e vedono gente”: e solitamente ci si divide in chi li ama (e magari ne fa già parte), e chi non li sopporta, e allora se ne tiene a dovuta distanza.
 
Per convertire questi ultimi non tornerà certo utile un soggetto come quello di Hai paura del buio che parla (meglio dirla tutto d’un fiato) di “una ragazza rumena licenziata dalla sua fabbrica e partita per l’Italia dove viene ospitata da un’altra ragazza che fa l’operaia pure lei che ha un padre disoccupato e una nonna che sta male e allora ci mette la romena a fare la badante anche se lei era venuta per vedere sua madre che dalla Romania se n’era andata per fare la governante ma che poi è finita in giri loschi con tipi loschi e non è più tornata intanto che alla ragazza italiana chiude la fabbrica e muore la nonna”.
 
Il buon radical chic è sì quello che conosce gente, ma soprattutto colui che sa riconoscerla e farsene riconoscere. E in questo film Coppola getta più volte l’amo ai suoi simili, strizza l’occhio già dal titolo (Hai paura del buio?, con il punto interrogativo, era un album degli Afterhours), dalle musiche (i pezzi di PJ Harvey e dei Joy Division, bloccati prima del ritornello che sennò fa troppo “massa”) per continuare con uno stile forgiato su tutti i cliché da cinefestival (l’immancabile nouvelle vague di Godard), fino ad arrivare alle stesse tematiche affrontate: dalla violenza sessuale allo sfruttamento della prostituzione, dall’emigrazione al lavoro precario, dalla malattia terminale al disgregamento della famiglia, è un pout pourri di umane miserie di sospetta attualità.
 
Resta da vedere cosa rimane per gli spettatori che non cedono alle sirene e ai richiami per indiesnob, e sono davvero poche cose: alcune buone, come il tentativo di allontanarsi dai modi e dagli stili omologati di gran parte del cinema italiano di oggi. Altre al limite dell’imbarazzante, ad esempio i dialoghi tra Eva, la giovane immigrata, e sua madre, che tra un “pensi che i soldi possano darmi amore” e l’altro si avvicinano pericolosamente ai lidi della soap opera.
 
Tanto per scovarne le lacune che per salvare il salvabile, però, occorre mirare dritti al contenuto. Pur con tutti i suoi difetti, Hai paura del buio è un lavoro che merita una visione: una visione critica, possibilmente. In altre parole, non facciamo l’errore di “snobbare lo snob”, di combattere i radical con le loro stesse armi. Sarebbe una guerra tra snob e snob al quadrato, a colpi di storcimenti di naso e alzatine di spalle e, in tutta franchezza, non ne abbiamo bisogno.



Tags: Hai paura del buio, immigrazione, Massimo Coppola, radical chic, recensione, Simone Dotto, snob,
05 Maggio 2011

Oggetto recensito:

Hai paura del buio, di Massimo Coppola, italia 2010, 90 m.

La sorpresa: Alexandra Pirici, protagonista nella parte di Eva, è una piccola rivelazione
La scena (involontariamente) comica: lo stramazzamento della nonna nel letto con Tiziano Ferro in sottofondo. Il pop uccide

giudizio:



8.01
Media: 8 (10 voti)

Commenti

bella recensione...però alla

bella recensione...però alla fine fa il gioco degli indiesnob e di tutti gli snob, invitando a seguirli...come quelli che criticano fazio, ma lo devono vedere...invece io penso che sia ora di boicottarli (anche se riconosco che poche alternative esistono)

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