Non voleva che la sua ultima bozza di romanzo fosse pubblicata. Ora che è uscita per Adelphi, la recensisce per noi chi l'aveva già sfogliata inedita, tra le mani del figlio dello scrittore
di Sandra Petrignani
Era la fine d’ottobre del 1989, presi un aereo per Losanna e un treno fino a Montreux, dove dovevo incontrare Dmitri Nabokov, unico figlio dello scrittore che avevo amato forse più di ogni altro fino a quel momento. Al Palace Hotel (dove avevo fatto in modo di prenotare una stanza) viveva ancora Vera, l’amatissima moglie di Vladimir Nabokov. Nel ’61, data del loro ritorno in Europa dagli Usa, avevano scelto, ma sarebbe più giusto dire Vladimir aveva scelto, di non avere casa, ma vivere per sempre in albergo.
Ricordo l’emozione, affacciandomi sul lago Lemano, di riempirmi gli occhi dello stesso paesaggio che Nabokov aveva visto dalla sua suite al sesto piano fino al ’77, quando morì a settantotto anni per una complicazione postoperatoria. Vera non potei incontrarla, già troppo vecchia per aver voglia di ricevere estranei, ma Dmitri sì. Dmitri, curatore e traduttore in diverse lingue dell'opera paterna, ex cantante lirico, appassionato di alpinismo e di corse automobilistiche, collezionista di Ferrari e fine intellettuale. Del resto ero lì per lui, che mi raccontò un mucchio di cose interessanti su suo padre, la vita in famiglia, il loro rapporto strettissimo, affettuoso, complice. Mi parlò anche di due inediti incompleti lasciati da suo padre e chiusi in cassaforte.
Uno era un abbozzo di romanzo dal titolo L’originale di Laura, quello che ora è uscito in tutto il mondo, attesissimo, misteriosissimo. In Italia l’ha pubblicato Adelphi (che ha l’esclusiva su tutta l’opera nabokoviana) e così il velo è infranto, la curiosità, tanto abilmente gonfiata negli anni, soddisfatta.
Cosa mi disse allora Dmitri di questo inedito? Che Vladimir voleva fosse bruciato. Che lui e Vera avevano deciso altrimenti, ma sentendosi in colpa. Che per questo non si decidevano a pubblicarlo e nemmeno intendevano mostrarlo né a singoli né in qualche pubblica esposizione. Tanto che i maligni cominciavano a dubitare della sua esistenza.
Invece esiste. Non so cosa abbia improvvisamente spinto Dmitri a pubblicarlo, probabilmente l’età che avanza (è nato nel ’34) più che una ragione economica; ma insomma l’ultima opera a cui Nabokov lavorava sul letto d’ospedale, scrivendo fino alla fine, come un attore che muore in palcoscenico, è sotto i nostri occhi, nelle mani di tutti.
Non è "quasi metà" di un romanzo come mi disse quella volta il figlio. Al primo sguardo è un’assoluta delusione. Appunti quasi incomprensibili al lettore: un taccuino di lavoro, in cui vediamo muoversi un’altra Lolita dodicenne, di nome Daisy, modello originale di un personaggio di nome Laura, che finisce sotto un camion in retromarcia andando non in bicicletta, ma in bycycle (una delle tante "macchine celibi" o simili inventate dalla irrefrenabile fantasia nabokoviana). E’ figlia di un tal Hubert H. Hubert (nome «falso senza alcun dubbio», scrive l’autore) e sua madre muore di crepacuore… Non ha senso cercare di districare una vera trama da questo. Non ha senso che il lettore comune compri questo libro pensando di leggere un romanzo di Nabokov.
Ha senso, però, per gli studiosi, per gli scrittori che amino ficcare il naso in laboratori altrui, per gli insegnanti di scuole di scrittura, per i feticisti del grandioso, umorale Vladimir. In questo scartafaccio (e nelle foto che diligentemente riproducono il testo originale: pagine martoriate di segnacci e ripensamenti) ci sono mille interessanti segreti del lavoro di un formidabile scrittore. Vediamo sorgere e moltiplicarsi le idee, le immagini, il suo prodigioso modo di infilzare dettagli come faceva con le farfalle che collezionava. E poi, improvvisa, la staffilata di una riga assolutamente perfetta e sorprendente: "ne comprò cinque (cinque disse lei allargando le dita come fossero un tessuto plissé)".
Caro, vecchio Vladimir, mi dico richiudendo il libro e ingoiando la delusione di non poter leggere un vero, nuovo romanzo del mio scrittore preferito. Grazie comunque. Mi hai ancora una volta insegnato qualcosa. Grazie, Dmitri.
Tags: adelphi, figli, inedito, l'originale di laura, laboratorio di scrittura, lolita, nabokov, Sandra Petrignani, taccuino,
VLADIMIR NABOKOV, L'ORIGINALE DI LAURA, ADELPHI 2009, P. 170, EURO 18
Commenti
Invia nuovo commento