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LIBRI - NARRATIVA

Alessandro Piperno analizza impietosamente relazioni famigliari e fragilità umane, come il suo illustre (e non unico) modello. Tra un richiamo kafkiano e una minilolita, la parabola discendente di un professionista romano tifoso di Craxi


di Lorenza Trai

I lettori ammirati di Philip Roth, al cospetto del secondo romanzo di Alessandro Piperno, non hanno scuse: devono apprezzarlo, per l’impianto narrativo molto simile ad alcuni capolavori di Roth, oppure infastidirsi, per la evidente adesione al modello di riferimento. Dichiariamolo subito: questo romanzo è convincente, alcune pagine regalano una analisi impietosa delle relazioni familiari e della fragilità umana, raggiungendo punte di dolorosa verità; forse è lo scivolare progressivo della trama verso il surreale che rende il racconto da un lato pi&ug
08 Dicembre 2010

WEEKEND - LETTERATURA

Esiste, al di là di antiquati pregiudizi, uno specifico femminile in letteratura? L'indagine di una scrittrice


di Sandra Petrignani

L’argomento si ripropone regolarmente: esiste una letteratura femminile? Ha senso dividere la letteratura, al di là di un elemento brutalmente sociologico legato al sesso degli autori, in maschile e femminile? Non sarà che continuando a distinguere le due categorie si finisce per ghettizzare i libri scritti da donne? Capita che mi trovi a cena con un amico autore di saggi ammirevoli, Massimo Onofri, critico militante capace di severità inaudita, docente universitario, firma fissa dell’Avvenire, e poi collaboratore della Stampa, L’Indice, Nuovi Argomenti,
08 Gennaio 2010

LIBRI

Non voleva che la sua ultima bozza di romanzo fosse pubblicata. Ora che è uscita per Adelphi, la recensisce per noi chi l'aveva già sfogliata inedita, tra le mani del figlio dello scrittore


di Sandra Petrignani

Era la fine d’ottobre del 1989, presi un aereo per Losanna e un treno fino a Montreux, dove dovevo incontrare Dmitri Nabokov, unico figlio dello scrittore che avevo amato forse più di ogni altro fino a quel momento. Al Palace Hotel (dove avevo fatto in modo di prenotare una stanza) viveva ancora Vera, l’amatissima moglie di Vladimir Nabokov. Nel ’61, data del loro ritorno in Europa dagli Usa, avevano scelto, ma sarebbe più giusto dire Vladimir aveva scelto, di non avere casa, ma vivere per sempre in albergo. Ricordo l’emozione, affacciandomi sul lago Lema
31 Dicembre 2009