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LIBRI - NARRATIVA

Se l'eredità è un teatro yiddish

Per seguire le ultime volontà dello zio capocomico il giovane e impacciato Herman assume la direzione di una scalcagnata compagnia. Il folle cabaret del professor Fabrikant è l'esordio letterario del vignettista Yirmi Pinkus, a sua volta erede di una lunga tradizione di umorismo ebraico


di Alessandra Minervini


Poco prima che si chiuda il sipario sulla spettacolare vita di Markus Fabrikant, fondatore nel 1878 di una bizzarra compagnia di teatro yiddish, il facoltoso professore occupa per l'ultima volta la scena dichiarando le sue intenzioni testamentarie. “Ho deciso di lasciare tutto, al di fuori di alcuni ricordi personali, a mio nipote Herman. Questa è la mia ultima volontà, dettata da me nel pieno possesso delle facoltà mentali all’avvocato Sando Czern”.
 
Ma la fortuna del professor Fabrikant non è esattamente una roba classica da zio defunto tipo un orologio d'oro o una sommetta con cui regalarsi la vacanza che non ci si è mai potuti permettere. Per farvi un'idea, immaginate di essere i nipoti di Moira Orfei e di ereditare, d'emblée, il suo circo. Come minimo provereste imbarazzo. Per voi stessi. Lo stesso imbarazzo che prova il giovane Herman, l'impacciato erede verso il quale nessuno della famiglia aveva mai investito un centesimo tanto meno la madre, Zofia, una donna dal collerico senso pratico che vessa, imprecando contro il moribondo, la folle eredità involontariamente acquisita dal figlio.
 
In effetti, Herman si dimostra presto un esilarante incapace. Dirigere una compagnia di cabaret non fa per lui. Del resto far ridere è la cosa più difficile del mondo per un artista, figuriamoci per un marmoreo inetto alle prese con la direzione di una compagnia composta da ben sette primedonne, ottuagenarie all'anagrafe e forever young dentro. In suo soccorso arriverà l'aitante Leo Spektor: una sorta di papa nero della situazione, l'alter ego sveglio del poco eclettico Herman. Con lui le cose miglioreranno e anche la nostra lettura diventerà più piacevole.
 
Il folle cabaret del professor Fabrikant, opera prima di Yirmi Pinkus, vignettista e giornalista nato a Tel Aviv, ripercorre la storia del teatro yiddish in un arco temporale vastissimo che va dalla fine degli anni Sessanta dell'Ottocento ai prodromi della Seconda Guerra Mondiale. Con una struttura da Iperomanzo calviniano, "un romanzo con caratteristiche superiori alla norma, oltre i normali romanzi", intreccia esilaranti microstorie alla dolorosa Storia delle persecuzioni degli ebrei, vittime di una crudeltà fatalmente endemica. “L’estro e il genio diasporico di quegli ebrei impollinò del proprio humus un tempo di impressionanti trasformazioni, di impetuose rivoluzioni, di crisi e di dissoluzione delle certezze”, come dice bene Moni Ovadia nell'introduzione, indicando i veri protagonisti del romanzo.
 
Nonostante la lettura scorra tra alti e bassi, un po' per la quantità delle pagine e un po' per la quantità dei personaggi, bisogna ammettereche questi ultimi sono di quelli indimenticabili, di quelli che ti sembra di conoscere da una vita. Merito anche delle ventotto illustrazioni che intervallano la narrazione. Un ulteriore contrappunto ironico in un'opera che sa ben amalgamare il laborioso impasto della ricostruzione storica con un tocco d'invenzione che diverte.



Tags: Alessandra Minervini, Cargo, ebraismo, ebrei, eredità, il folle cabaret del professor fabrikant, israele, recensione, testamento, umorismo, vignette, vignettista, yiddish, Yirmi Pinkus,
23 Marzo 2011

Oggetto recensito:

Yirmi Pinkus, Il folle cabaret del professor Fabrikant, Cargo, 2010, 354 p, euro 20

giudizio:



5.214708
Media: 5.2 (34 voti)

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