• Seguici su:
MUSICA - ANNIVERSARI

'73, le sorti Progressive

Quarant'anni orsono, l'Italia conobbe il suo momento di gloria al centro del panorama musicale rock europeo ed internazionale. L'influsso innovatore delle formazioni inglesi era giunto fino a noi, e sotto il segno di Genesis e Van der Graaf Generator fiorivano le nuove band. Dai famosi Pfm, Banco e Area, fino a gruppi quasi dimenticati ma altrettanto validi, viaggio in un anno magico e irripetibile


di Simone Pilotti

 


Immaginate un'Italia divisa dagli estremismi politici. Immaginate Il Padrino che riempie le sale cinematografiche. Poi immaginate i Doors che si sciolgono ed i Pink Floyd che pubblicano The Dark Side Of The Moon. Immaginate un giovanile fervore musicale che, da Palermo ad Aosta, si riversa in numerosissimi festival. E poi immaginate moltissimi gruppi progressive-rock nostrani e altrettanti validi album dello stesso genere.
 
E' il 1973, in ogni angolo d'Italia nascono band, musicalmente innovative, accostabili al genere progressive rock, sulla scia di Genesis, King Crimsom, Van Der Graaf Generator ed Emerson, Lake&Palmer. Il pubblico nazionale aveva già dimostrato di gradire queste canzoni di oltre dieci minuti, costruite su riff di tastiere, su basi rock e cambi continui di tempo e intensità. Non a caso Gabriel, Collins & co. avevano acquistato una certa fama in Italia, prima che nel resto dell'Europa. E poi, ogni città organizza un proprio festival musicale: spesso, a quelli più classici e tradizionali (Sanremo su tutti) si contrappongono quelli alternativi, dove si possono ascoltare i generi più svariati, sovente all'avanguardia. Come il progressive, appunto. Su questi palchi salgono molte band accostabili al genere, diffondendo questi nuovi suoni e raccogliendo sempre maggior consenso dal pubblico.
 
PFM 73 back cover.jpgE' il 1973, il rock nostrano viene stravolto da una trentina di album, composizioni di chitarre, tastiere, batterie, fiati e bassi, ottimi intrecci strumentali, successioni di complessi temi musicali, tempi inconsueti, senza mai dimenticare la potenza del rock. I capofila del nuovo genere musicale, ovvero quei gruppi capaci di realizzare dischi che diventeranno presto delle pietre miliari, giocano un ruolo fondamentale nella sua diffusione. Da un lato gruppi già affermati, che in questo anno trovano la definitiva consacrazione, diventando vere e proprie icone del movimento e modelli per molte band nascenti. E' il caso della Premiata Forneria Marconi, già autrice di due ottimi album l'anno precedente, che pubblica Photos Of Ghosts, una versione inglese del proprio disco d'esordio, Storia Di Un Minuto, con arrangiamenti più frizzanti ed elettrici. E' il caso, anche, del Banco Del Mutuo Soccorso che, con Io Sono Nato Libero, dà un ottimo seguito al capolavoro del 1972, il concept album Darwin. Dall'altro lato, band emergenti ma già capaci di sperimentare e innovare con successo: Arbeit Macht Frei è il primo lavoro discografico degli Area. E', al contempo, uno dei migliori dischi italiani e una delle sperimentazioni più efficaci di sempre. Al suo interno, gli Area mescolano perfettamente rock, jazz, elettronica (anni '70), testi possenti e contorti; il risultato è un sound brillante ed esplosivo, ma sempre fine e delicato, che, con cambi di intensità e cantati sperimentali (Demetrio Stratos, il cantante,  è come se suonasse uno strumento con la sua voce maestosa), genera un'armonia perfetta. Di altrettanto spessore è Le Storie Di Aries, disco pubblicato nel 1973 da un giovanissimo Franco Battiato. Il cantante siciliano si dimostra un valido ricercatore, creando continue atmosfere suggestive, ai limiti della psichedelia, con l'uso sapiente della voce, delle tastiere e di mille altri suoni. Questo lavoro evocativo e intenso si discosta dal rock classico ma trova ottime melodie, nostalgiche e delicate, che non risultano mai monotone. La grandezza di questi album e di questi gruppi regala al movimento progressive una maggiore visibilità, un consenso discreto di pubblico e anche un'ottima fonte d'ispirazione per band minori, ma comunque di ottimo livello.
 
Così, il progressive si diffonde rapidamente in tutto il paese, acquisendo un pubblico giovanile che continua a crescere. Lo strumento fondamentale per questa propagazione è rappresentato dai festival musicali che, numerosissimi in ogni parte d'Italia, riescono a far emergere molte band fino ad ora sconosciute, in molti casi a causa della difficoltà nell' incidere un disco. I De De Lind, ad esempio, erano nati nel 1967 e fin da subito avevano portato in concerto la loro musica, fatta di basi potenti alternate a lente pause affidate ai fiati, inanellando un live dietro l'altro. Dopo sei anni riescono a produrre un album, con un titolo più lungo della loro gavetta (Io non so da dove vengo e non so dove mai andrò. Uomo è il nome che mi han dato), costruito perfettamente sui loro tipici cambi di intensità e su atmosfere cupe, tetre e rarefatte, mentre una voce ripercorre alcuni momenti dell'infanzia del cantante. Una carriera simile a quella dei De De Lind è quella dei genovesi Garybaldi. Nati a fine degli anni sessanta, riescono a pubblicare un primo lavoro discografico, che però non conferisce alla band un degno successo. Quindi cominciano a girare l'Italia, esibendosi in apertura di concerti celebri, come quello dei Van Der Graaf Generator e partecipando a svariati festival. I loro suoni al limite del noise, le chitarre Hendrixiane e i riff blues, saranno raccolti all'interno di un album molto innovativo e raffinato: Astrolabio.
 
All'estero, intanto, il progressive si era già affermato, portato a livelli altissimi già ad inizio anni '70 dalle molte band, soprattutto britanniche, che proprio in Italia avevano cominciato la loro ascesa al successo. Complessi, ormai diventati istituzioni nel panorama nascente nostrano, e che influiscono significativamente sul sound dei gruppi italiani. L'influenza delle note progressive anglo-americane colpisce i Museo Rosenbach, che ripetono ottimamente i suoni inglesi dei Van Der Graaf Generator. Nel loro disco Zarathustra i riff potenti delle chitarre sono perfettamente amalgamati con le linee di tastiera, plasmando un sound perfettamente lineare; le variazioni di tempo sono inserite calibratamente nelle melodie, ricavando atmosfere eleganti e potenti, a tratti solenni. I Metamorfosi, invece, dimostrano una maggior capacità di rielaborare gli influssi d'oltralpe, creando un sound più originale e particolare. Sound costruito su basi tipicamente british, potenti e decise, ma con sperimentazioni che producono melodie tetre ed infernali (non a caso, il titolo dell'album è Inferno), in parte psichedeliche, scandite da un bel cantato. Molte di queste band, non a caso, verranno chiamate ad aprire i concerti dei gruppi stranieri o, in alcuni casi, addirittura a collaborare con queste.
 
area.jpg


Accanto alla corrente progressive tradizionale, la corrente rock, quella esplosiva,imponente e vigorosa, ci sono, però, gruppi che sperimentano sonorità slegate dalla classicità, viaggiando verso suoni rilassati, più flemmatici ed equilibrati, affinando armonia e musicalità. I Dedalus e gli Osanna realizzano album che in questo senso sono molto simili: i rispettivi Dedalus e Palepoli sprigionano tutta l'energia del progressive, accompagnata da delicatissime atmosfere, richiamando il jazz con piatti e sassofoni. La gemma di questa corrente sperimentale, però, è l'esordio discografico dei milanesi Aktuala: un album acustico, antenato di quella che oggi viene definita world music. Le chitarre creano ottime armonie, mentre si sovrappongono rumori e suoni della natura, rievocati dai mille strumenti utilizzati nella registrazione (arpe, innumerevoli fiati e percussioni di ogni tipo). Il disco, così, è un susseguirsi di atmosfere suggestive e armonie delicate, tipiche della musica folk afro-indiana. Queste band dimostrano come il genere musicale nascente sia arricchito non solo da amanti del rock e seguaci della musica anglo-americana, ma anche da grandi musicisti e ricercatori di nuove frontiere sonore.
 
Probabilmente, un anno come il 1973, in Italia, non si ripeterà mai, resterà unico per l'innovazione che ha portato alla musica nostrana e per una produzione che, qualitativamente e quantitativamente, non ha da invidiare agli altri paesi europei. Rimarrà unico perché ben presto la fiammella del progressive rock si affievolirà, molti gruppi si scioglieranno (ad eccezione della PFM e pochi altri) il genere musicale perderà ispirazione e scomparirà prima della fine del decennio. Rimarrà unico, semplicemente, perché album simili non ne pubblicheranno mai più.


Tags: 1973, Banco del mutuo soccorso, italia, Osanna, Pfm, progressive, recensione, Simone Pilotti,
09 Aprile 2013

Oggetto recensito:

Il progressive rock italiano nel 1973

 

giudizio:



9
Media: 9 (1 vote)

Commenti

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.