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MUSICA - INTERVISTA

Bacalov canta Gardel

L'11 dicembre di centoventi anni fa nasceva il mitico Carlitos, simbolo del tango delle origini. Lo ricordiamo parlandone con il suo più grande ammiratore: il compositore argentino, premio Oscar per la colonna sonora del Postino (canzone che, manco a dirlo, era un...)


di Marco Buttafuoco

 


Quello che è indubitabile è che Carlos Gardel sia nato l’11 dicembre. C’è qualche problema sull’anno esatto. Qualcuno dice il 1887, altri, forse più motivatamente, parlano del 1890. Anche il luogo di nascita pare incerto. Il più probabile è Toulouse, in Francia, da una ragazza non sposata che sarebbe poi emigrata in Argentina. Domani, in ogni modo, è il compleanno del grande Carlitos, di uno dei miti della nazione argentina, dell’America Latina e, da quando il tango è diventato linguaggio universale, di gran parte del mondo.
 
Di questo mito e della sua grandezza artistica abbiamo parlato con un grande musicista argentino, Luis Bacalov, premio Oscar nel 1996 per la celebre colonna sonora de Il postino (un tango). A Gardel il maestro ha dedicato un bel disco di piano solo. Da qualche anno, inoltre, propone uno spettacolo dedicato al tango ed alla sua storia insieme alla cantante Anna Maria Castelli, una vocalist italiana molto apprezzata anche nel paese della pampa. 
 
carlos gardel.jpgMaestro, prima di parlare del fenomeno Gardel, sarebbe opportuno sintetizzare in poche parole cosa è realmente il tango…
La cosa è del tutto impossibile ed anche inutile. Si tratta di un fenomeno artistico complesso, multiforme, ricco di radici. Se proprio dobbiamo sintetizzare diciamo allora cosa non è il tango. Diciamo che il celebre aforisma che parla del tango come di "un pensiero triste che si balla" è una sciocchezza. Il tango nasce come danza allegra dei suburbi di Buenos Aires. E’ spavaldo, sfrontato, sensuale. E’ dagli anni venti, con il cosiddetto tango canción, che questo genere comincia ad esprimere la tristezza. La tristezza degli immigrati che a milioni arrivavano in Argentina, il loro senso di precarietà, la loro visione dolorosa, anche tragica della vita. Gardel fu il massimo interprete di questo genere, che non è tuttavia musica scritta per essere danzata. Poi vennero le grandi orchestre da ballo come quella di Osvaldo Pugliese e di Anibal Troilo. Sfido chiunque a definire triste la loro musica. Infine si affermò il fenomeno Piazzolla, che però si rifiutò sempre di associare la sua musica alla danza.
 
Borges scrisse memorabili pagine sulla musica argentina, sostenendo che il tango delle origini fu corrotto, in qualche maniera, dall’arrivo degli italiani. Il tango diventò con loro, negli anni '20, “voce risentita che deplora con eccessi sentimentali la propria infelicità e si rallegra spudoratamente delle disgrazie altrui”. Il grande scrittore modificò poi il giudizio sugli italiani, ma ignorò volutamente il fenomeno Gardel.
E’ vero, Borges detestava il tango canción. E’ che lui aveva un’idea spesso leggendaria della Buenos Aires dei barrios, dei quartieri popolari. Vagheggiava l’eroismo gaucho e sognava una specie di nobiltà malavitosa, cantava i guappi e le loro “sette del coraggio e del coltello". Ma qualcosa su Gardel la scrisse. In poche righe rimaste celebri, contenute in una prefazione di un libricino di un amico fa dire a un tassista argentino che Gardel “canta meglio ogni giorno che passa”. Che era la maniera più poetica per dire che quella voce meravigliosa, quelle straordinarie canzoni resistono al tempo e alle mode, superano gloriosamente lo scorrere del tempo.
In ogni caso non penso che ci sia un’impronta italiana particolarmente marcata nel tango. Non vennero solo italiani in Argentina. Arrivò gente da tutta Europa. Nel modo tangueiro di suonare il violino c’è molto della tradizione, anche ebraica, dell’Europa centrale. Il bandonenon viene dalla Germania. E poi non dimentichiamo l’influenza della musica africana. In Argentina c’erano molti neri, schiavi o figli di schiavi. Forse la stessa parola tango potrebbe avere origini africane, così come milonga. Gli studi sembrano dimostrare tracce di ritmi del continente nero nella nostra musica. Come il jazz, il tango è musica meticcia.
 
Il fenomeno Gardel comincia negli anni 20 e dura fino al 1935, anno della sua tragica morte in un incidente aereo all’aeroporto di Medellìn, in Colombia. Cosa ha dato Gardel al tango?
La risposta è semplicissima. Carlitos era un grandissimo compositore. Ha scritto musiche bellissime, stupefacenti in un uomo che non aveva compiuto studi musicali. E aveva una voce splendida supportata da una incredibile capacità “teatrale”. Non so se sia vero che Caruso avesse cercato di convincerlo a dedicarsi all’opera lirica. E’ però del tutto verosimile. Gardel era un artista immenso e la sua persistente popolarità si spiega semplicemente con il suo incredibile talento. Non stanca mai, come non stancano Bach o Mozart.
 
Carlos_Gardel.jpgEppure scrittori importanti, penso soprattutto ad Osvaldo Soriano, lo hanno eletto simbolo dell’ anima argentina ed hanno visto nella sua vicenda di gloria e di morte tragica una metafora della storia argentina. Di un paese che era una potenza economica ed è crollato quasi improvvisamente, così come Carlitos morì all’apice della sua gloria.
Boutade letterarie. Gli scrittori ne hanno bisogno. La realtà è che l’Argentina, fino a che non è emerso Piazzolla, aveva quasi dimenticato il tango. Si ballava e si ascoltava poco. Era antiquariato se non archeologia, roba da tenere in soffitta. Non a caso Piazzolla che cercò di rinnovarlo, fu trattato in patria con ostilità, perché a giudizio di molti rovinava una tradizione tanto immutabile quanto dimenticata. Poi, quando cominciò ad affermarsi all’estero, gli argentini riscoprirono la loro musica e le ridettero vigore. E’ a Piazzolla e a lui solo che si deve la rinascita del tango. Certo Gardel non è mai stato dimenticato dai miei compatrioti. Certo tutti i giorni qualcuno metteva una sigaretta accesa fra le dita delle mani della sua statua del cimitero della Chacarita. Ma senza Astor Piazzolla probabilmente, a lungo andare, anche lui sarebbe finito nel dimenticatoio. Spiace dirlo, ma è così. Ci siamo ricordati del tango e di Gardel perché erano diventati un fenomeno di massa in altri paesi. Abbiamo reimportato la nostra tradizione dall’estero.



Tags: argentina, Carlos Gardel, danza, Il postino, intervista, Luis Bacalov, Marco Buttafuoco, musica argentina, tango, tango cancion,
10 Dicembre 2011

Oggetto recensito:

 

Borges: al tango ha dedicato molte poesie. In una delle più belle (poi messe in musica dallo stesso Piazzolla) recita: "Tango che ho visto ballare contro un tramonto giallo / da chi era capace di un altro ballo / quello del coltello (…) Leggero e sfacciato / lo sguardo dritto di fronte/ tango che sei stato la gioia / di essere uomo e di avere coraggio"
 
Il disco: Luis Bacalov, La meravigliosa avventura di Carlos Gardel, Il Manifesto 2005
 
Lo spettacolo: La meravigliosa avventura del tango con la cantante Anna Maria Castelli: in tourneè durante la stagione 2009 -2010 ha vinto il premio internazionale intitolato a Ignacio Corsini

giudizio:



7.88625
Media: 7.9 (16 voti)

Commenti

Ottimo articolo, molto ma

8.01

Ottimo articolo, molto ma molto interessante. Grazie.

Come scrivevo altrove, ci si

8.01

Come scrivevo altrove, ci si può accostare a Carlitos Gardel e restare interdetti, delusi, quand'anche non infastiditi dall'enfasi drammatica, "teatrale" del suo modo di cantare, oggi desueta se si eccettua (forse) la canzone napoletana, ma comune ai cantanti e ai tenori della sua epoca. Questo in parte è dovuto a un approccio superficiale, tra l'oleografico e il cinematografico, a Gardel e agli aspetti esteriori del suo mito. Intendo dire che ci si aspetta un Gardel ricostruito e rimesso a nuovo per via digitale, un'icona azzimata, fragrante di brillantina, fumo di sigaretta e lucido da scarpe, facile da ammirare e consumare in 3D e Dolby Surround. Manca un pizzico di curiosità intellettuale, l'umiltà di guardare oltre il proprio tempo e naso per estrarre dalle sonorità gracchianti da grammofono qualcosa del fascino originale di Carlos Gardel, della sua musica, del suo mondo. Luis Bacalov ci restituisce un'immagine del tango, di Gardel e del rapporto tra questi e l'Argentina che trovo interessante e acuta. Senza assegnare meriti o demeriti impropri, la tendenza a voler eternare la tradizione, ingessandola all'interno di canoni intoccabili e soffocanti, sembra una minaccia ricorrente nella storia del tango come in quella di altre espressioni musicali in cui, per varie ragioni, si identifica lo spirito di una nazione. Il riferimento a Piazzolla, a lungo giudicato iconoclasta in patria, è assolutamente doveroso, ma penso anche alle reazioni di repulsione suscitate da esperimenti più recenti, forse meno "alti" e ispirati, come quello dei Gotan Project. Mi resta la curiosità di ascoltare il disco di piano solo di Bacalov, e questo è un complimento all'articolo, visto che tra me e il compositore-arrangiatore esiste un antico e irrisolto rapporto di amore-odio puramente musicale. :-)

Davvero uno splendido

9

Davvero uno splendido articolo!

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