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MUSICA JAZZ

Mauro Ottolini, rivoluzione del basso

Con il suo nuovo complesso, un ottetto, il sousaphonista rivendica la dignità degli strumenti relegati alle seconda file delle orchestre: nei Separatisti Bassi ci sono tutti e suonano di tutto. Dagli omaggi a Schönberg alle marcette dai film Disney 


di Marco Buttafuoco

Foto di Luca D'Agostino


Potremmo dire che questa volta Mauro Ottolini l’ha fatta davvero grossa. Il vulcanico ed eclettico trombonista, basso-tubista, sousaphonista e band leader veronese ha messo in piedi un progetto forse davvero unico nella storia della musica, improvvisata e non. Un ottetto di voci basse e grosse (c’è di tutto: il sousaphono, il trombone, il clarinetto, l’armonica blues, il flauto, addirittura il gigantesco sax contrabbasso) con l’aggiunta di un pianoforte e di una batteria. Che diventa talora un settetto di strumenti scuri più un piano, una batteria ed un ottavino o di un’arpa giocattolo, o di altri giochini elettronici.
 
Insomma, un ensemble inaudito, in tutti i sensi. Lo stesso Ottolini, in un’intervista di qualche tempo fa si mostrava dubbioso sulla possibilità tecnica di incidere un disco con questo tipo di sonorità. Per fortuna, e per l’abilità tecnica di Stefano Amerio, questa incisione live ha invece potuto vedere la luce. Naturalmente è un album di arduo impatto. Fin dalla prima traccia l’ascoltatore viene “destabilizzato” da masse sonore oscure ed inquietanti, da impasti strumentali grumosi, da sax urlanti, il tutto sostenuto da arroventate temperature ritmiche. Quasi un sabba di spiriti del sottosuolo. 
 
San Vito Separatisti Bassi 029 LdA.jpgCon un salto problematico ma coraggioso si passerà ad una rilettura dello Schönberg  sognante dei Piccoli pezzi per Pianoforte che occupa il disco fino al nono titolo. Dopo si riparte con esplosioni varie di funky jazz (termine di comodo, visto che in questo cd è difficile far riferimento a categorie stilistiche precise) intervallato da eruzioni di caos sonoro.
In Luigi IX Funeral i Separatisti bassi si trasformano in una vera e propria banda. Qui è bello ed ironico il contrasto fra la malinconia della melodia cantata dalle voci “grosse” e i ricami dell’ottavino di Massimo de Mattia. Per trovare un po’ di requie si deve arrivare al quindicesimo brano, una deliziosa composizione del sax-baritono di Daniele D’Agaro che rende omaggio alla grande e poco conosciuta tradizione jazzistica sudafricana. Dopo una serie di assoli, Vincenzo Vasi chiude il brano con una lunga sequenza di arpa giocattolo. Incredibile la leggerezza dell’impasto orchestrale, che dà al pezzo un carattere danzante. 
 
Dopo di che i Separatisti giocano con la marcia di Dumbo, l’elefante rosa disneyano. In questo pezzo c’è un solo di armonica blues (bassa), c’è un siparietto cantato da un coro e da una voce da cartoon che celebra i Separatisti, ci sono citazioni di musica gitana ed un finale ellingtoniano del trombone di Ottolini. Duke, a dire il vero, veniva in qualche maniera citato già nella terza traccia, in stile “new jungle”. Il disco si chiude con un ultimo breve, tellurico, sabba.
 
L’incisione è molto movimentata, ricca di sedimentazioni e di radici musicali, ma anche capace di passare dalla drammaticità alla leggerezza più totale. Un disco, ripetiamo, impossibile da inquadrare in una qualsiasi corrente artistica. Questa orchestra surreale suona, per usare una formula elaborata da Giorgio Gaslini negli anni ’60, “musica totale”. E si avventura in esplorazioni sonore davvero nuove. Tanto nuove che alla fine si rimane con l’impressione che i Separatisti siano una specie di rimbombante, crepitante cantiere artistico. In altre parole che possano esprimere molto di più di quanto abbiano fatto in questa loro pur notevolissima prima uscita discografica. 
 
Non sarà facile per Ottolini e soci trovare spazio nel panorama cloroformizzato dei festival nazionali ma sarebbe un delitto se questo disco rimanesse un episodio isolato. Quest’orchestra deve suonare ancora insieme, e ancora sperimentare.



Tags: armonica, basso, flauto, I separatisti bassi, Marco Buttafuoco, mauro ottolini, Sax, sousaphono,
10 Maggio 2011

Oggetto recensito:

Mauro Ottolini, I separatisti bassi, Artesuono 2011

Contenuti extra: Il disco contiene anche un breve e poetico film sulle prove del concerto (San Vito al Tagliamento 20 marzo 2010) a cura di Alberto Fasulo e Flavio Massarutto, autore anche delle belle note di copertina. Una nota critica va al booklet, non sempre curato. Sarebbe stato utile, ad esempio, evidenziare i vari soli indicando lo strumento protagonista. La novità della proposta timbrica meritava questa attenzione.

giudizio:



7.790004
Media: 7.8 (9 voti)

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