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DISCHI

Suonare Bach con una sola mano

Difficile ma non impossibile se lo strumento in questione è la fisarmonica. Maestro d'improvvisazione, Richard Galliano sceglie di riavvicinarsi alla musica colta rileggendo gli spartiti del compositore sul suo "organo portatile". Tanta bravura e un po' di timidezza


di Marco Buttafuoco

 


galliano.jpg"Dopo tanti anni di musica improvvisata sentivo il bisogno di confrontarmi con la tradizione, di fare i conti con le mie origini, che sono poi quelle di musicista classico. Ho riascoltato Bach, e sono rimasto sorpreso di sentire come avesse immaginato alla perfezione la fisarmonica e le sue potenzialità, addirittura un secolo prima che quello strumento fosse inventato!". Così Richard Galliano si espresse un anno fa nel corso di una lunga intervista rilasciata a chi scrive.
 
Frutto di questa riscoperta è proprio questo disco, registrato per la Deutsche Grammophon nella chiesa parigina di Notre Dame du Liban. Galliano adora suonare in ambienti come questi che esaltano il suono della fisarmonica, strumento che lui stesso definisce come un organo portatile.
 
Se qualcuno si aspettasse un Bach riletto in chiave jazzistica rimarrebbe profondamente deluso. Il grande fisarmonicista francese si accosta al Maestro con un rispetto, una venerazione addirittura, che sfiorano la timidezza. Galliano suona solo quello che Bach ha lasciato scritto, riportando però le partiture sui suoi strumenti (fisarmonica, accordina e bandoneon) e facendosi accompagnare da un quartetto d’archi.
 
Niente di innovativo, quindi, nessun approccio swingante in stile Modern Jazz Quartet, Swingle Singers o simili. "D’altronde - dice ancora Galliano - la fisarmonica non è mai servita a tracciare nuove strade musicali. E in ogni modo in Bach trovo il senso dell’avventura, il brivido della scoperta. Nella sua arte sento tanta libertà e infinita creatività. Senza bisogno di rivoluzioni". 
 
Certo, altri fisarmonicisti, e con esiti memorabili si sono cimentati su materiali bachiani: per tutti Stefan Hussong che nel 1987 incise la Variazioni Goldberg, un capolavoro. Ma lo sforzo di Galliano è comunque apprezzabile. In primo luogo perché nasce da un’esigenza artistica reale, quella di una pausa in una carriera di improvvisatore che lo stesso autore di Spleen definisce eccessivamente intensa. "Faccio troppi concerti e troppe incisioni, rischio quindi di cadere nel ripetitivo". E non sono molti i musicisti di successo disposti a mettersi così decisamente in discussione.
 
In secondo luogo perché il disco, che nel complesso non pare indimenticabile (Galliano sembra spesso quasi schiacciato dalla grandezza del monumento d’arte con cui si confronta) offre comunque momenti di grande bellezza, soprattutto quando il musicista di Cannes suona in solitario. Il suo approccio ad un pezzo leggendario come il Preludio della Prima Suite per Violoncello, tutto giocato dalla sola mano sinistra, è davvero emozionante. Lo stesso si può dire per la trascrizione della Partita per Flauto Solo, per sola mano destra.



Tags: Deutsche Grammophon, Eisenach, fisarmonica, johann sebastian bach, Marco Buttafuoco, Notre Dame de Liban, recensione, Richard Galliano, Stefan hussong, Variazioni goldberg,
01 Ottobre 2010

Oggetto recensito:

Richard Galliano, Bach, Deutsche Grammophon 2010

 

giudizio:



7.679997
Media: 7.7 (3 voti)

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