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TEATRO

Homo ridens, riso amaro

Il Teatro Sotterraneo ritorna, e ancora una volta mira scardinare le nostre convenzioni sociali e comportamentali più radicate. Il seguito di Dies Irae è uno spettacolo cinico e irriverente, che spinge il pubblico a trovare del comico laddove saremmo portati a credere che non ci sia nulla da ridere


di Nicola Arrigoni

 


Si può ridere davanti ad una foto di corpi ammassati in una fossa comune, di fronte ad un bambino africano pelle e ossa con a fianco un avvoltoio che lo guarda in attesa di papparselo? Si può ridere di un malato terminale? Si può ridere di infiniti tentativi di suicidio? Queste alcune delle provocazioni lanciate in Homo ridens dall’irridente compagnia Teatro Sotterraneo, gruppo composto da Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri e Daniele Villa. I ragazzi di Sotterraneo si interrogano e ci interrogano sull’immoralità del riso, su un ridere umano, troppo umano, fino al punto da essere disumano nei suoi meccanismi istintivi, belluino e diabolico nel deformare il volto di chi ride.

E forse non è un caso che Gesù non rida mai e la Chiesa abbia condannato il riso e la comicità. Per questo uno dei ragazzi con la maglietta con su scritto I’m Jesus afferma candido: "Io sono Gesù" e parte il test per vedere se è più uomo o più Dio, se ride o meno, complice una bombola di gas esilarante. Ed è proprio ipotizzando di testare la predisposizione del pubblico alla risata che lo spettacolo dei Sotterraneo procede con giocose sferzate ai luoghi comuni e con coraggiose cavalcate sugli stereotipi di una comicità crudele, mai urtante, ma costruita a tavolino con fredda determinazione e frequentazione dei meccanismi del comico.
 
Homo ridens_alessandro sala_cesuralabperCentraleFies.jpgMa qual è l'obiettivo di Teatro Sotterraneo in Homo Ridens? Come in un altro loro spettacolo, Dies Irae, questi trentenni mirano a scardinare le nostre convenzioni e a mostrare con divertita oggettività e irriverenza come il confine fra i generi, e quello fra opinioni e certezze, siano liquidi, come forse ci sia poco da ridere, o semplicemente come il riso sospendendo il respiro abbia una lontana parentela con la morte.
 
Homo ridens
 è il tassello di un percorso e di un’estetica che al teatro si affidano come al luogo del contatto diretto, della pro-vocazione, della vocazione a trasformare le parole in azioni, a fare in modo che le une entrino in cortocircuito con le altre. E’ solo provocando questi questi giochi dell’assurdo che si può alzare il velo da ciò che crediamo di essere su quell’abisso che ci dice molto di noi e che non abbiamo in coraggio di interrogare. E allora il riso diviene difesa e offesa, l’Homo ridens è consolazione e disperazione al tempo stesso. E' gioco, ma un gioco terribilmente serio che diverte e mette alla prova e che ci fa dire: "una risata ci seppellirà".



Tags: Claudio Cirri, Daniele Villa, Dies Irae, Homo Ridens, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli, Nicola Arrigoni, recensione, Sara Bonaventura, Teatro Sotterraneo,
22 Maggio 2013

Oggetto recensito:

Homo ridens, creazione collettiva di Teatro Sotterraneo

Il resto della locandina: scrittura Daniele Villa; consulenza costumi Laura Dondoli, Sofia Tannini, locandina Rojna Bagheri; grafica Marco Smacchia
 
Produzione: Teatro Sotterraneo; coproduzione Armunia, Centrale Fies col sostegno di Comune di Firenze - Assessorato alla Cultura e alla Contemporaneità, Le Murate, Suc (Spazi Urbani Contemporanei) in collaborazione con Santarcangelo 41, Teatro Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory
 
Prossimamente all'estero: sabato 8 giugno, Bilbao, Act Festival;  martedì 2 luglio, Birmigham, Be Festival; martedì 6 agosto, Albenga, Terreni Creativi 

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