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TEATRO

L'insalata greca di Mythos

Una collazione di testi dai maggiori tragediografi dell'antichità, Euripide, Eschilo e Sofocle, fa da copione per la nuova pièce di Elena Bucci e Marco Sgrosso. Da novelli rapsodi, i due autori riscrivono la mitologia arricchendola di un valore civico legato alla nostra comunità.


di Nicola Arrigoni

 


Ci sono spettacoli che non si esauriscono nell’ora abbondante di messinscena, ma che hanno premesse e idealità legate alla permanenza, legate non solo all’estetica, ma anche alla politica, alla consapevolezza che il teatro possa se non cambiare il mondo, perlomeno proporre un pensiero di cambiamento o di riflessione. E’ in questo scenario che piace inserire Mythos, copione frutto di una collazione di testi da Eschilo, Sofocle ed Euripide a cura di Elena Bucci e Marco Sgrosso.
 
Il Mythos - ovvero "parola segreta" – è svelata per conto del Ctb Teatro Stabile di Brescia da un gruppo coeso di giovani attori under 40 alcuni professionisti, altri per la prima volta in scena. La possibilità di una produzione con diciassette attori in scena è stata offerta dal progetto di Regione Lombardia, Next 2012. Se questi sono gli estremi produttivi di Mythos, l’estetica e la politica, ovvero il legame con la città, trovano compimento in uno spettacolo dalla lunga permanenza – circa un mese in cartellone al Sociale – e che ha avuto dalla sua l’intenso passaparola del pubblico, non solo scolastico, e la crescita del gruppo di attori verso un corpus unicum, da cui sono scaturiti gli ulteriori riaggiornamenti mitologici.
 
mythos.jpgIl racconto parte dal sacrificio di Ifigenia e arriva fino al peregrinare di Oreste passando per la guerra di Troia, per l’uccisione da parte di Clitemnestra di Agamennone e poi quest’ultima uccisa da Oreste. A scorrere è il sangue, flusso che si interrompe nell’areopago, davanti alla dea Athena e all’istituzione della giustizia, al di là delle pulsioni vendicative. Ed è questo il segreto insito nel racconto Mythos e nello spettacolo firmato con gusto da Bucci e Sgrosso. Il mito parla all’uomo contemporaneo, racconta di un oltrepassare i meccanismi di vendetta per dare spazio al senso di giustizia, condiviso dalla comunità nello spazio sacro dell’agorà e, verrebbe voglia di dire, nel rito del teatro. Mythos procede per immagini e racconti, è una cavalcata alle origini della cultura occidentale, o meglio a quella cultura di confine che vide medioriente e Grecia dialogare e scontrarsi, sfidarsi e contaminarsi in quella grande tragedia che fu la guerra di Troia.
 
Elena Bucci e Marco Sgrosso utilizzano le parole del mito, fanno di Agamennone, Clitemnestra, Oreste i segni funzionali di un processo di civiltà che scorre sotto il segno della vendetta, sotto i dettami oscuri e terribili degli dei e alla fine si compie nell’agorà, nella costruzione dell’areopago e nella costruzione della città/stato come comunità che condivide un profondo e laicissimo senso di giustizia. Che cosa chiedere di più al teatro, a questo antico rito, se non la capacità di guardare alle origini della cultura occidentale per riportare, nel qui ed ora della scena, un senso di responsabilità civica da condividere col pubblico plaudente. Onore al merito a Elena Bucci e Marco Sgrosso, ai ragazzi in scena e alla voglia di produrre con intelligenza che contraddistingue il Teatro Stabile di Brescia.



Tags: Elena Bucci, eschilo, euripide, Marco Sgrosso, Mythos, Nicola Arrigoni, recensione, Sofocle, tragedie greche,
26 Luglio 2013

Oggetto recensito:

Mythos, di Elena Bucci e Marco Sgrosso

 

giudizio:



8.01
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