Fa tappa al Guggenheim di Venezia la mostra sui Vorticisti, gruppo inglese parallelo a Futurismo e Cubismo, che riconosceva in Ezra Pound e Wyndham Lewis le proprie guide artistiche e spirituali. L'utopia artistica di un nuovo uomo e un nuovo mondo, spenta dalla prima guerra mondiale e dimenticata troppo in fretta
di Francesca Castellani
David Bomberg, The Mud Bath, 1914
Alzino la mano quanti, tra i non addetti ai lavori, l’hanno sentito nominare. Eppure il Vorticismo si iscrive a pieno titolo tra le avanguardie storiche del novecento, a fianco dei dei Cubisti, del Futurismo e del Costruttivismo russo, movimenti con i quali condivide moltissimo. Prima di tutto la spinta vitalistica (e romantica) verso l’apoteosi della macchina e quel vortice di energia primigenia che lega, in misteriose simbiosi, meccanica e soggettività, individuo e grandi movimenti di massa. Uno spiritualismo sotteso, uno spirito di rinnovato umanesimo – il legame profondo tra io e non io, tra l’uomo e l’universo a lui intorno – scorre nelle vene di questo impulso meccanicista, a suo modo antico e sovversivo….
Siamo nel 1913, a Brighton, e a infiammare la pigra, perbenista e autocratica cultura dell’Inghilterra edoardiana con lo spirito di un’irrequieta rottura col passato è, come in tutte le avanguardie, il solito fervente manipolo di giovanotti. La loro guida spirituale è un poeta espatriato, l’americano Ezra Pound; il capogruppo un suo coetaneo, lo scrittore e pittore Wyndham Lewis; con loro un altro espatriato, lo straordinario scultore primitivista Henri Gaudier-Brezka (morirà in guerra come Boccioni), e gli inglesi Frederick Etchells, William Roberts, Edwards Wadsworth. Infine due donne, Helen Saunders e Jessica Dismor.
Sollecitati dal passaggio, sulla scena londinese, dei postimpressionisti francesi e delle opere futuriste di Boccioni, Carrà e Severini grazie al sofisticato critico di Bloomsbury Roger Fry (un amico di Virginia Woolf, tanto per intenderci); animati però dall’ardente e giovanile ambizione di distinguersi, questi giovani vogliono spingersi oltre l’interpretazione intimista e in certo modo “borghese” del gruppo di Bloomsbury. La loro visione è più tagliente: dissonante e brutale nel colore, astratta nelle forme, intensamente corale nella poetica (sopra a sinistra, Wyndham Lewis, Composition, 1913).
Nella Public Art Gallery di Brighton, tra il dicembre 1913 e il gennaio 1914, siglano la loro prima collettiva con la “sala cubista” allestita da Lewis (che era stato a Parigi nell’11 e conosceva bene il cubismo); vengono subito accusati di infantilismo e – peggio ancora – esterofilia. Nel luglio del 1914 esce il primo numero di Blast, rivista all’avanguardia ispirata alla futurista Lacerba, sovversiva anche sul piano grafico e poetico: la parola vi recita un ruolo intensamente visivo nella giustapposizione dei caratteri, degli spazi, delle pause creando attriti e movimenti di senso. La Prima Mostra Vorticista in senso stretto è del 1915, in New Bond Street a Londra; nel 1917 il mecenate americano John Quinn, primo e pressoché unico collezionista del Vorticismo, apre una seconda mostra al Penguin Club di New York; sempre nel 1917 è l’americano Alvin Coburn, unitosi al gruppo, a esporre al Camera Club di Londra le prime “vortografie“, con prefazione di Ezra Pound - considerate oggi le prime fotografie astratte (sotto a destra, Alvin Langdon Coburn, Vortography, 1917).
La storia del gruppo si interrompe qui. L’utopia senz’altro ingenua di una nuova era, di una nuova umanità titanica e eroica la cui missione è costruire un mondo nuovo, si spegne, come per le altre avanguardie di prima generazione, nel cataclisma della prima guerra mondiale. Al di fuori del contesto inglese, del Vorticismo forse non si è fissato, nella memoria collettiva, che il culto di Ezra Pound; ed è un peccato, perché le taglienti, drammatiche e incisive tavole di Lewis, più potenti delle sue stesse tele (e così somiglianti all’immaginario di Lucas in Star Wars, da farmi sospettare una filiazione); le fulminee grafiche di Wadsworth, che nulla hanno a invidiare a Lissintsky; le fotografie di Coburn, la straordinaria intensità plastica di Blast sono un patrimonio di grande fervore culturale.
E’ per questo che la mostra alla Guggenheim di Venezia, curata da due specialisti come Mark Antliff e Vivien Greene (già passata in Usa, ultima tappa la Tate Britain in estate), è un’occasione irripetibile per colmare questa lacuna. Correte a vederla: chiude il 15 maggio!
Tags: avanguardie, Edwards Wadsworth, Etchells, ezra pound, Francesca Castellani, futurismo, Henri Gaudier-Brezka, museo guggenheim, vorticisti, William Roberts, Wyndham Lewis,
I Vorticisti: artisti ribelli a Londra e New York, 1914 - 1918, Museo Guggenheim, 704 Dorsoduro, Venezia
Fino al: 12 maggio
A cura di: Mark Antliff e Vivien Greene
Orari: tutti i giorni, dalle 10 alle 18. Chiuso il martedì
Ingresso: 12 euro; ridotto senior, 10 euro; ridotto under 26, 7 euro
Info: www.guggenheim-venice.it
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