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MOSTRE

La Venezia di Favretto, tutta un'altra mostra

Mentre sul Lido approdano artisti e star da ogni parte del mondo, al Museo Correr il tappeto rosso è tutto per il secolare concittadino. Nelle sue tele sono le lavandaie e i commercianti a fare passerella, senza però rinunciare a quel tocco di internazionalità che da sempre contraddisgue la laguna


di Chiara Di Stefano

Le lavandaie, 1884


Dopo quasi un secolo Giacomo Favretto (1849-1887) è omaggiato di una rassegna personale nella sua città natale. La mostra propone lavori che coprono tutta la produzione artistica del maestro veneziano: nel percorso museale (funestato dalla solita pessima illuminazione che non lascia apprezzare le opere e si riflette sugli olii lucidi delle tele) si riesce a percepire in pieno la maturazione dell’artista, sovente messo a confronto con colleghi veneziani celebri come Guglielmo Ciardi ed Ettore Tito. Il lavoro di Favretto si agita tra le molte anime dell’arte italiana di metà ottocento e si ravviva dell’aria internazionale favorita dalla città lagunare
 
favretto1.jpgPrincipalmente l’artista lavora con ritratti o scene di genere, che nel primo periodo si avvicinano al gusto francese di Ingres e Manet, come in Ritratto della sorella (senza data) dove si assomma la ricerca della forma composta del ritratto ad un uso ardito del nero che immediatamente ci rimanda al nero intenso di Manet.
I primi lavori di Favretto propongono appunto scene di genere, dove i protagonisti sono gli abitanti della laguna di ogni estrazione sociale: venditori di fiori, lavandaie, antiquari. Un mondo fatto di sguardi e di volti, che parlano di attimi quotidiani rimandando un poco al gusto dei cosiddetti "bamboccianti" romani ma con differenza evidente nel formato. Dove infatti gli artisti romani utilizzavano il piccolo formato principalmente allo scopo di vendere il più possibile, i lavori di Favretto colpiscono per il grande formato. La divertente scena de Il Sorcio (1878, sopra a sinistra), ad esempio propone un gusto quasi teatrale della scena d’interno, tipica di una certa arte olandese, di certo studiata sui banchi degli antiquari di Rialto, in un formato importante.
 
Nello snodarsi del percorso si trova un confronto parlante con “l’altra” arte veneziana, la più tipica, quella del vedutismo, con splendide tele di Ciardi nelle quali i cieli azzurrissimi attraversati dalle nubi, lasciano quasi sullo sfondo le belle vedute dal canale della Giudecca. 
 listone.jpg
La carriera di Favretto si interrompe bruscamente con la morte prematura dell’artista di cui ci rimane l’incompiuto Liston Odierno (1887, a destra). Un’opera che parla la lingua dell’impressionismo, simile a quella che Zandomeneghi, presente in mostra, aveva portato in Italia dopo l’avventura francese. Un taglio movimentato, una folla in primo piano colta in movimento. Una scena di vita moderna distante dalla tipizzazione di soggetti simili come nel vitale In piazzetta (1884) di pochi anni prima. In Liston Odierno il colore si scorpora, vibra nella luce del giorno e nello scuro degli abiti. L’incompiutezza della tela non cionsente una parola definitiva, ma è quasi certo che questo quadro e il suo autore avrebbero in futuro parlato francese con un vivace accento veneziano.



Tags: Chiara Di Stefano, Ettore Tito, Giacomo Favretto, Guglielmo Ciardi, impressionismo, mostra, recensione, vedutismo, venezia,
08 Settembre 2010

Oggetto recensito:

Giacomo Favretto: Venezia fascino e seduzione, Museo Correr, Piazza S. Marco, venezia 

Fino al: 21 novembre
Orario: dalle 10 alle 18 (biglietteria dalle 10 alle 17) fino al 31 ottobre;
dal 1 novembre dalle 10 alle 17 (biglietteria dalle 10 alle 16)
Ingresso 8 euro, 5 euro ridotto
Info:www.museiciviciveneziani.it

giudizio:



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