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FILM

The Hunter, la guerra dentro

La caotica situazione politica e sociale iraniana sembra fare da sfondo alla vita di Ali Alavi. Ma nell'oscuro film diretto e interpretato da Rafi Pitts, ribellioni e agitazioni sulla pubblica piazza si riflettono nella grigia quotidianità del suo protagonista. Da venerdì nelle sale


di Andrea B. Previtera


L'inquadratura si muove da destra a sinistra, dall'alto verso il basso, su volti sgranati, forse sorridenti. Su una folla forse festosa, forse in sommossa. Scorrono i titoli di testa, in caratteri arabi. Poi ci sono delle ruote, dei raggi, dei tubi di scappamento, e infine ecco lo scatto rivelato: un fitto gruppo di motociclisti iraniani si prepara a passare su una bandiera americana dipinta a terra. Ma The Hunter non ha niente a che vedere con tutto questo.
 
Ali Alavi, protagonista, si muove per le strade di Teheran mentre l'autoradio gracchia di elezioni che forse riconfermeranno il presidente. Mangia silenzioso, nella luce tremolante di una tv che fa eco alle parole minacciose dell'Ayatollah. Si riposa qualche minuto sul posto di lavoro ascoltando una radiolina che racconta di proteste e scontri di piazza. Ma The Hunter non ha un granchè a vedere neanche con questo.
 
E forse, non c'è davvero nulla che abbia direttamente “a che vedere” con il film di Rafi Pitts. Con questa spirale discendente e asfissiante di campi lunghissimi e statici, dialoghi estremamente rarefatti e vagamente ingenui. Con l'esposizione quasi ansiosa dell'Iran che l'occidente non sospetta, l'Iran delle giostre e delle linee di produzione robotizzate.
 
Tra le righe di una trama tanto essenziale quanto in qualche modo confusa, Ali si muove in una processione orizzontale di grigiori. Cemento nudo su cemento nudo, volti inespressivi e lividi, cieli bianchicci e banchi di smog, banchi di nebbia, voci atone che pronunciano parole asciuttissime, luce di neon e notti insonni. E mille attese silenziose.
 
Restano un flashback poco chiaro, una notizia tragica ed un proiettile a fare da interruzioni di pagina tra quelli che parrebbero gli estratti da storie diverse tra loro. E allora ecco, forse è proprio questa consequenzialità nascosta, drammaticamente acquattata tra le pieghe di una vita, a disvelare “quel qualcosa” con cui The Hunter ha infine a che vedere.
La valanga rovinosa e inversa che dal macigno degli eventi politici diventa semplice pietra di una casualità, e poi microscopica scheggia impazzita, ancora in grado di passare un cuore da parte a parte, di distruggere un'esistenza.



Tags: Ali Alavi, Andrea B. Previtera, cinema iraniano, iran, medioriente, Rafi Pitts, recensione, The Hunter,
16 Giugno 2011

Oggetto recensito:

The Hunter di Rafi Pitts, Iran 2010, 90 m

giudizio:



8.01
Media: 8 (13 voti)

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