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FILM

A simple life, la dolce morte

Il lungo e triste percorso che precede la perdita di una persona vicina. Nel caso di Roger è la vecchia governante Ah Tao, che si è occupata di lui quand'era piccolo e che ora tocca a lui accompagnare verso la fine. Una storia raccontata con passo lento e tocco delicato dalla regista della nouvelle vague hongkongese Ann Hui 


di Gianpaolo Fissore

 


Dall’Oriente arriva un nuovo, poetico film sulla partenza, sull’addio o, per quelli che ci credono, sull’arriverci. Se nel sorprendente Departures (di Yojiro Takita, 2008) il tema era il commiato, con al centro la commovente dedizione del protagonista alla cura dei defunti affinchè “partecipassero” alla cerimonia dell’ultimo saluto e lasciassero intorno a sè il ricordo migliore, in A Simple Life, Ann Hui, regista della nouvelle vague di Hong Kong, ci invita a compiere un passo indietro, anzi due, anzi molti. I passi lenti nel lungo percorso che precede la partenza di una persona cara.
 
Ah Tao è l’anziana domestica di una famiglia benestante di Hong Kong della quale Roger è l’ultimo membro rimasto, dal momento che gli altri vivono agiatamente in America. Quando Ah Tao accusa i primi gravi malesseri, che ne indicano l’inarrestabile declino fisico, è il giovane, che lei ha allevato da bambino, a prendersene cura. Ad assicurarle che, alla fine del viaggio, non arriverà senza un’ affettuosa compagnia.
 
La“vita semplice” del titolo, è innanzitutto quella dell’anziana tata, che è sempre vissuta al servizio della famiglia di Roger e che fatto di quella famiglia anche la sua, vissuta dall’angolo più modesto, ma non affatto secondario. La premurosa prepazione del cibo, la cura dei bambini quando erano piccoli, la partecipata presenza quotidiana, sono un "investimento affettivo" che ritorna quando è lei ad avere bisogno della Ann-Hui.jpgcura e dell'assistenza che la sua nuova condizione le impone di accettare. Ma la vita semplice è anche, per paradosso, quella di Roger, professionalmente uomo di cinema, impegnato e sempre in giro per il mondo, finchè nel rapporto con l’anziana domestica ritrova la familiarità dei gesti, recupera la lentezza del tempo e esercita nei dialoghi la capacità di ascolto.

 
A Simple Life è un film misurato e delicato sull’accompagnamento al congedo finale, che si alimenta della restituzione degli affetti, vive con i tempi dell’attesa e della riconoscenza, cammina al ritmo lento delle passeggiate a braccetto di due persone distanti solo anagraficamente. Descrive il declino della vita e il destino a cui si è consegnati (e la casa per anziani in cui Ah Tao viene ricoverata non è certo un anticipo di paradiso). Racconta la solitudine, ma anche come si possa godere della consapevolezza di essere presenti, anche a distanza, nel cuore di qualcun altro.
 
Non è facile trasmettere le emozioni semplici di un lungo addio. Ann Hui ci riesce, senza avere necessità di mettere in campo antagonismi e colpi di scena, con un film che “vive” dall’inizio alla fine, riuscendo a essere straordinario come ogni vita ordinaria.


Tags: A simple life, Ann Hui, cinema orientale, Deapartures, Gianpaolo Fissore, lentezza, morte, recensione, vecchiaia,
13 Marzo 2012

Oggetto recensito:

A Simple Life, di Ann Hui, Hong Kong 2011, 105 m

 

giudizio:



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