Letteralmente "sepolta" dai fiori sulla scena, la danzattrice Lisa May è protagonista della Preparatio Mortis di Jan Fabre: una celebrazione coreografata a rappresentare la fine delle nostre esistenze, che paradossalmente lascia perplesso lo spettatore per l'assenza di... vitalità.
di Igor Vazzaz
"La morte sovrasta l'esserci. La morte non è affatto una semplice presenza non ancora attuatasi, non è un mancare ultimo ridotto ad minimum, ma è, prima di tutto, un'imminenza che sovrasta". Di certo Jan Fabre, nel concepire Preparatio mortis, non ha ignorate le riflessioni di Heidegger su quello che è il concetto limite, feticcio rimosso dall’orizzonte ideale della modernità. Si muore, in forma impersonale, ché sono sempre gli altri a defungere e nessuno assiste alla propria dipartita, vivendola (morendola) alla stregua di fatto. S&rsq
Il lungo e triste percorso che precede la perdita di una persona vicina. Nel caso di Roger è la vecchia governante Ah Tao, che si è occupata di lui quand'era piccolo e che ora tocca a lui accompagnare verso la fine. Una storia raccontata con passo lento e tocco delicato dalla regista della nouvelle vague hongkongese Ann Hui
di Gianpaolo Fissore
Dall’Oriente arriva un nuovo, poetico film sulla partenza, sull’addio o, per quelli che ci credono, sull’arriverci. Se nel sorprendente Departures (di Yojiro Takita, 2008) il tema era il commiato, con al centro la commovente dedizione del protagonista alla cura dei defunti affinchè “partecipassero” alla cerimonia dell’ultimo saluto e lasciassero intorno a sè il ricordo migliore, in A Simple Life, Ann Hui, regista della nouvelle vague di Hong Kong, ci invita a compiere un passo indietro, anzi due, anzi molti. I passi lenti nel lungo percorso che
La raccolta Poesie pubblicata da Fazi non segue avanguardie o mode, ma aspira a raccontare la semplicità della natura. Perchè tutti, uomini piante e animali, abbiamo un destino comune
di Giuseppe Grattacaso
Il film più applaudito all'ultima Mostra di Venezia, esordio in regia della grande attrice svedese Pernilla August, abbina i due leit motiv della stagione: morte e famiglie disastrate. Il risultato non è dei più felici, nemmeno dal punto di vista artistico
di Marinella Doriguzzi Bozzo
“Paradiso: pace e serenità; Gruppo: persone che stanno insieme; Spettatore: individuo che guarda”. E’ il piccolo, privato dizionario esplicativo-compensativo di una dodicenne, da cui già si arguisce che stiamo andando a parare male, anzi malissimo. L’incantevole tregua di Rango è durata poco. E non è che ce le andiamo a cercare. Salvo eccezioni, i temi più gettonati in questa stagione cinematografica 2010/2011 sono stati le famiglie/famigliacce e la morte. In questo caso - buon peso con sconto per comitive - tutte e due insieme. Ma bis
In The End la coraggiosa compagnia di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani affronta la rimozione più grande del nostro tempo. Con uno monologo che mescola litanie da chiesa e ritmi moderni
di Sergio Buttiglieri
Ogni volta che ho la possibilità di vedere un nuovo lavoro di Babilonia Teatri non ci sono chilometri che tengano. So che il pugno nello stomaco che beccherò sarà cosi forte e salutare che mi ripagherà delle ore di viaggio, dei semafori rossi, delle code impreviste. E così è stato anche per questo spettacolo. The End non parla di cose piacevoli, ma affronta la rimozione più grande del nostro tempo: quella della morte. In un tempo in cui nessuno può più invecchiare, in cui tutti al massimo passano a miglior vita, se
Natalie Portman è una ballerina perfezionista che vuole interpretare sia Odette che Odile. E per farlo si trasforma da giovane ingenua e remissiva ad autolesionista in preda alle allucinazioni. L'ultimo film di Aronofsky (che vanta 5 nomination agli Oscar) torna a raccontare il martirio di un corpo consacrato al successo. Con un po' sangue, tanto ciarpame e persino visceraglia di pollo
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Beh, ma allora, se deve essere sangue, che sangue sia! Perché alla fine del film viene innegabilmente la tentazione di addentare a crudo la giugulare dello spettatore limitrofo. Nel nostro caso,ci siamo fermati in tempo, perché lo abbiamo sentito pigolare ansimando "boiata pazzesca" e di fronte a un sodale, per di più accreditato critico cinematografico, abbiamo riacchiappato appena in tempo la pulsione omicida. Deglutiamo a vuoto e ricominciamo dall’inizio. Lo spunto della storia non è neanche uno spunto, ma uno spuntino: giovane ballerina re
In una clinica-castello isolato dal resto del mondo, il Dr. Kruger aiuta i suoi pazienti a morire. Incoronato al Festival di Roma e accolto dalla critica come geniale e dissacrante, il film del francese Olias Barco torna sull'ormai abusato tema del fine-vita, tentando di infrangere tabù che forse nemmeno esistono
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Uno splendido castello fra la neve e in primo piano alberi scheletrici a frastagliarne le geometrie severe. Come in quello cartoline “artistiche” che sempre più raramente si ricevono. Sul retro non ci sono i soliti saluti, ma degli estremi saluti. Perché di nuovo di morte si parla, dopo i recentissimi film di Woody Allen (Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni) e di Clint Estwood (Hereafter). Ma questa volta lo si fa con un budget bassissimo, un bianco e nero ossessivo, e, soprattutto, con una scommessa frigida, costruita a tavolino. Scommess
Indonesia, Londra, New York. Una giornalista, un bambino e un sensitivo che il destino pone in contatto con ciò che viene dopo la fine della vita. Hereafter affronta la sfida di un tema rischioso come l'aldilà e la vince, confermando all'anziano regista un posto nell'olimpo dei classici. Giù il cappello
di Marinella Doriguzzi Bozzo
“...ed egli sprofondò nel buco. Là, in fondo al buco, s’illuminò qualcosa. Cercò la sua solita paura della morte, ma non la trovò. Dov’era? Quale morte?...” Finisce così La morte di Ivan Il’ic, il più perfetto racconto di Lev Tolstoj. Perfetto come la moneta rotonda di un apologo. Inizia qui l’ultimo film di Clint Eastwood, geometria diversa, forse imperfetta, ma con la stessa grande semplicità classica nel descrivere quel che non si può dire. Perché proprio di quell’attimo si
Michela Lucenti e Maurizio Camilli portano in scena il testo di Steven Berkoff ispirato a Shakespeare, con danze di potentissima corporalità. Visto per voi in anteprima nazionale a Parma
di Sergio Buttiglieri
Quest’ultimo lavoro di Michela Lucenti e Maurizio Camilli ha un inizio folgorante: Amleto vestito da fabbro che scaraventa a terra con enorme frastuono, ai piedi di Ofelia, quattro lastre di pesante lamiera. Ofelia, prima immobile, vestita in lungo, coloratissima, percorrerà i sentieri che l’instancabile Amleto le suggerirà risistemando le lastre davanti a lei, quasi fossero una passatoia. Un degno red carpet per il plot più cliccato della letteratura shakespeariana. Lo sfondo è tutto occupato da un’enorme pelle di animale dal sap
Leo Muscato porta sul palcoscenico il capolavoro di Pedro Almodovar: è il gioco del teatro dentro il teatro, portato all'ennesima potenza. Ottime prove delle attrici, fra la disperazione di una donna che ha perso suo figlio e i tanti paradossi dell'amore
di Sergio Buttiglieri
Mettere in scena un film di successo è in generale una lotta impari. Se poi ci si deve rapportare a quel genio visionario di Pedro Almodovar la cosa si fa ancora più complicata. Occorre far dimenticare la fascinazione del linguaggio cinematografico lavorando su altri fronti, scavando sullo specifico teatrale degli attori in scena davanti ad un pubblico reale. Questo Tutto su mia madre di Leo Muscato reduce da un debutto con gran successo al Teatro Goldoni di Venezia e ora in replica al Teatro Eliseo di Roma, è un buon tentativo che forse av
Nella cornice del Museo del Bargello di Firenze, Sandro Lombardi e Roberto Latini hanno debuttato con L'uomo dal fiore in bocca
di Sergio Buttiglieri
Ormai è una piacevole tradizione: ogni anno Sandro Lombardi, uno dei più interessanti attori del nostro migliore teatro - lo stesso che in passato ci aveva stupito con Gabriele D’Annunzio, Giovanni Testori e Thomas Bernhard - ci regala un’altra sofisticata interpretazione, all'interno di un contenitore eccezionale: il museo del Bargello di Firenze, che, come forse non tutti sanno, contiene notevoli capolavori, fra cui alcune sculture di Michelangelo e del Giambologna. Lo spettacolo si svolge nell'antico cortile colmo di decorazioni, attorno al pozzo su cui
Il più quotato fra gli artisti viventi approda in Laguna per l'esposizione Death in Venice: sono presenti all'appello crocifissi, tele gotiche, teschi indiamantati e ogni possibile variazione sul tema del memento mori. Quel che manca, forse, è un po' di novità
di Chiara Di Stefano
Damien Hirst, l’artista vivente più caro del mondo, è esploso negli Anni Novanta al seguito degli Young British Artists e del gallerista Charles Saachi ed è celebre per la sua controversa interpretazione del sempiterno tema del memento mori. Hirst ci ha abituati allo scandalo con i suoi animali conservati in formaldeide e con l’utilizzo di scheletri (Where Are We Going? 2000-2004) e infine con teschi umani tempestati di diamanti: For the Love of God, 2007 è stata l’opera più costosa di sempre messa all’asta e andata deserta cos
In Che cosa vuol dire morire sei grandi pensatori affrontano un tema finora monopolizzato da politici e cardinali. Bodei, De Monticelli, Mancuso, Reale, Schiavone, Severino danno voce alla ragione. Era ora
di Andrea Ferrari
Ne Le signorine di Wilko del lettone Alvis Hermanis un uomo indeciso è corteggiato da una schiera di ragazze
di Sergio Buttiglieri
Le signorine di Wilko, del regista lettone Alvis Hermanis, visto in prima assoluta al Teatro Storchi di Modena, tratto dall'omonimo romanzo del polacco Jaroslaw Iwaszkiewicz, è una sorta di Zio Vanja all'incontrario: invece che tanti galli attorno a una gallina qui abbiamo tante galline attorno ad un gallo. Solo che in Cechov c'era la giusta ironia per rendere ridicola anche la voglia di uccidere, facendone miseramente fallire la sparatoria, qui invece ci ritroviamo come epilogo una delle ragazze che si impicca dentro l'armadio. E va bene che l'armadio contiene tutti i ricordi, tutti i
Valter Hugo Mãe racconta le miserie degli ultimi in un paesino portoghese, tra sogni di aldilà, misteriosi delitti, amori scomodi
di Giovanni Zagni